Erano gli anni Settanta, a Genova esplodeva il cabaret, anni di entusiasmo e di voglia di divertirsi. Pierluigi Delucchi, ex dipendente del Secolo XIX, aprì, dopo molti esperimenti, il vero Instabile, in via Trebisonda, dove ci si ritrovava, alla sera, fra decine di personaggi straordinariamente colorati, pazzi certamente, ma con addosso la voglia di affermarsi.
C’erano, ovviamente, anche Beppe Grillo. E c’era soprattutto uno scapigliato Orlando Portento. Ecco, di questo personaggio vogliamo parlarvi, perché, proprio in queste settimane, è uscito (in seconda edizione) il suo primo libro-memoria, ‘Due cuori e una Cavagna’.
Portento come ‘testa matta’ nasce in piazza Martinez, a San fruttuoso, proprio accanto a quel Grillo (che lui chiamava Giuse), esponenti entrambi di quella comicità della strada, ma ricca di una spregiudicata intelligenza.
Grillo se ne andò poi per la sua strada (finita oggi ‘malamente’ in politica), mentre Portento, che aveva in sé una creatività notevole, forse per la sua pigrizia, rimase nel ‘giardino’ di Piazza Martinez, anche se poi anche lui divenne protagonista di programmi televisivi locali e nazionali.
Ma ora eccoci a raccontare il suo libro che sta avendo un inaspettato successo.
È una storia, quella della sua vita (oggi Orlando ha 75 anni) divertente, ma anche malinconica. Vita che ha significato gioie e dolori, soddisfazioni e delusioni. Orlando racconta tutto ciò con una sincerità disarmante. Gli amici che hanno letto le sue pagine sono rimasti sbalorditi per quei ‘frammenti’ da lui raccontati con quella certa voglia di dire: guardate, la memoria è importante, guai a dimenticare il nostro passato, bello o brutto che sia, gli anni volano come le aquile.
La sua grande storia d’amore è il cuore della narrazione, l’amore grande per quella ragazza in “tutina bianca”, la “popona”. Un amore infinito, iniziato splendidamente, finito poi malamente. Ma la storia di lui e di lei è stata straordinaria. Lei, la soubrette che affascinava tutti, lui, il manager innamorato, che credeva in lei e la voleva regina dello spettacolo. Il tutto condito di anni di successi, ma anche di delusioni: lui a difenderla con conseguenze anche penali e civili.
Ma l’amore era totale. Senonché, come diceva Montanelli, anche i più bei sogni muoiono all’alba. E anche il suo svanì, tanto da fargli scrivere: “forse non hai mai amato una donna perché nessuna donna, forse, mi ha mai amato”.
Una narrazione che ha Orlando come protagonista, ma apre uno squarcio su quegli anni anni Settanta che furono gli anni di una Genova in rilancio, con teatri che si aprivano, con cabarettisti che esplodevano, con una città che ritrovava il gusto di vivere.
Erano gli anni nei quali Orlando si candidava alle elezioni comunali e voleva diventare sindaco di Genova.
Davvero anni di “cammellate” e di “triccheballacche”.
Vittorio Sirianni