Nuovi casi di peste suina, Piana (Lega) attacca tecnici Ispra, Cerep e Ministero della Salute
“Due nuovi casi di peste suina africana accertati oggi a Sassello e Rossiglione. I positivi, dal 27 dicembre 2021 a ieri, salgono così a 208: 135 in Piemonte e 73 in Liguria”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale della Lega Alessio Piana (presidente della III commissione Politiche agricole e Allevamento, Caccia e Pesca).
“Si tratta - prosegue Piana - del primo caso di positività alla PSA nel comune savonese e del quattordicesimo caso nel comune genovese da quando si è iniziata l’emergenza: aumentano quindi a 42 i comuni con almeno un caso di positività accertata. Tuttavia, a quasi un anno dalla comparsa del virus, in Liguria non è stato abbattuto un solo cinghiale all'interno della cosiddetta zona infetta (zona II) nell'ambito delle attività di depopolamento. Questo a causa delle assurde restrizioni imposte dai tecnici e dagli esperti di Ispra, Cerep e del ministero della Salute, i quali hanno incomprensibilmente disposto che gli animali abbattuti, anche se negativi, debbano essere distrutti, impedendo di fatto agli unici operatori volontari, ossia i cacciatori, disponibili e autorizzabili a compiere il depopolamento, di potere svolgere l'esercizio venatorio finalizzato all’autoconsumo delle carni. E così anche l'installazione delle barriere, sul quale peraltro sono sempre stato molto scettico, si è rivelato inefficace e non ha impedito di arginare l’epidemia, come dimostrano i rinvenimenti delle carcasse di oggi a ponente della recinzione già realizzata”. “L'arroccamento su posizioni preconcette - aggiunge il consigliere regionale - , il non volere prendere in considerazione che lo sviluppo della malattia virale si stia svolgendo in maniera diversa da quella ipotizzata un anno fa e la non volontà nel volere trovare una strategia che possa conciliare la ‘dottrina’ con la realtà e ponga le Regioni, alle quali non sono state fornite risorse economiche, strumentali e umane per affrontare questa emergenza nazionale, nella condizione di poter fare delle azioni concrete, risponde alla volontà di non contrastare la situazione in atto e anzi di aumentare il rischio di espansione dell’epidemia”.
“Non si può sempre dire no alle istanze dei territori e delle Regioni senza proporre soluzioni percorribili, non si può continuare a non tener conto che oltre alle esigenze sanitarie ci sono quelle legate alla pubblica incolumità, alla sicurezza stradale e ai danni alle produzioni agricole”, conclude Piana.