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Spettacoli

Domenica in musica al Carlo Felice

Super User 18 Gennaio 2020 1202 Visite

Una “Domenica in musica” particolare, la prossima, n. 10 del ciclo, domenica 19 gennaio alle ore 11 nel Primo Foyer del Teatro Carlo Felice.  Non si tratta, infatti, solo di un concerto, ma di “uno spettacolo per violino, violoncello e voce recitante” (come recita il sottotitolo) in cui la musica incontra una delle scoperte più importanti e sconvolgenti della storia della scienza: la fisica quantistica. Titolo: Il quinto elemento. Protagonisti: Francesca Giordanino, violino, e Marco De Masi, violoncello, ovvero il “Duo Max Planck”, dal nome del fisico tedesco che nel 1918 vinse il Premio Nobel per la Fisica per essere stato il primo a teorizzare la trasmissione dell’energia non in forma continua, ma per pacchetti di energia finiti e discreti, i cosiddetti “quanti”. Un’ipotesi che ha cambiato per sempre la nostra concezione di ciò accade nell’infinitamente piccolo, nel misterioso mondo subatomico.

La musica, linguaggio fluttuante e inafferrabile basato su frequenze e ampiezze d’onda, è forse la forma d’arte che più si presta a una lettura “quantistica” in cui i parametri del suono entrano in collegamento con gli elementi della natura. Così Francesca Giordanino, oltre che esibirsi al violino, è anche autrice di un testo letto dall’attore Massimiliano Lotti, che ha come protagonista il Quinto Elemento, un eroe trascendente che si incarna di volta in volta nei quattro elementi che compongono il nostro mondo: aria, acqua, terra e fuoco. La musica, accompagnata da immagini evocative fisse o in movimento, segue gli interventi della voce recitante. Ed è grande musica, scelta per simboleggiare con i suoni i quattro elementi: l’Aria sulla Quarta Corda di J. S. Bach (Aria), la Sonata per violino e violoncello di Maurice Ravel (Acqua), Escualo, Oblivion, Muerte del Angel  di Astor Piazzolla (Terra), arrangiato in esclusiva da Stefano Cabrera, e la Passacaglia in sol minore su un tema di Händel di Johan Halvorsen (Fuoco). Il tutto (con la regia della stessa Giordanino, aiutata da Riccardo Memore) pensato come «un magico incontro fuori dal tempo – spiegano gli autori –, dove l’arte si sposa con l’arte per raccontare una fiaba moderna che (grazie alla sua ispirata visione alchemica) rappresenta un piccolo squarcio di luce nelle tenebre del materialismo sistemico.»

Ingresso: € 8 (intero), € 6 (ridotto under 26). Orari di biglietteria: martedì-venerdì dalle 11:00 alle 18:00, sabato dalle 11:00 alle 16:00 e un’ora prima dello spettacolo. Apertura domenicale in occasione del ciclo “Domenica in musica”: ore 10:30-11:15.

Successo per il Barbiere di Siviglia

Super User 17 Gennaio 2020 1407 Visite

Ottimo successo e tutto esaurito in sala mercoledì 15 gennaio per la attesissima Prima de “Il Barbiere di Siviglia” al Carlo Felice. Quasi inevitabile, dato che probabilmente Il Barbiere è una delle opere più amate dagli italiani e forse nel mondo. Una trama scoppiettante di intuizioni, invenzioni, trovate e colpi di scena, sorrette dalle verve musicale di un Gioacchino Rossini già al pieno della sua verve creativa e artistica a dispetto della giovanissima età (24 anni). E il pubblico da sempre (a parte il giorno della prima assoluta, nel 1816) ha dimostrato di apprezzare moltissimo: come mercoledì sera al Carlo Felice. Applausi l’altra sera alla cavatina “Ecco, ridente il cielo”, subito all’inizio. E poi durante le arie più famose fino alla celeberrima “Una voce poco fa”, con Annalisa Stroppa nel ruolo di Rosina. Applausi a scena aperta naturalmente anche al momento di “Largo al factotum”. Il capolavoro rossiniano in scena al Carlo Felice viene valorizzato ulteriormente nel suo pathos favolistico dalle scene del maestro genovese Emanuele Luzzati e dalla regia di Filippo Crivelli; non meno importanti i costumi di Santuzza Calì, messi in evidenza dalle luci di Luciano Novelli. Ottimo tutto il cast, con il direttore d’orchestra Alvise Casellati: Alessandro Luongo, Daniele Terenzi e Sundet Baigozhin (Figaro); Annalisa Stroppa e Paola Gardina (Rosina); René Barbera e Francesco Marsiglia (Il Conte di Almaviva); Paolo Bordogna e Misha Kiria (Don Bartolo); Giorgio Giuseppini e Gabriele Sagona (Don Basilio); Simona Di Capua (Berta); Roberto Maietta (Fiorello). Repliche sino al 21 gennaio.

Paolo Fizzarotti

Katharina Blum alla Corte

Super User 15 Gennaio 2020 1041 Visite

Due anni dopo aver ricevuto il Nobel per la letteratura (1972) ed essere diventato una star internazionale, lo scrittore tedesco Heinrich Böll pubblica un romanzo che insieme a “Opinioni di un clown” e “Foto di gruppo con signora” rimane fra i vertici della sua produzione. L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM che con la regia di Franco Però va in scena al Teatro della Corte dal 22 gennaio, è un raffinato giallo e un profetico atto d’accusa contro l’uso doloso dei mezzi di comunicazione che, per dirla come il linguista Noam Chomsky, sono potenti “armi di distrazione di massa”.
L’irreprensibile segretaria Katharina Blum incontra a un ballo Ludwig Götten, piccolo criminale e sospetto terrorista. Dopo aver trascorso la notte con lui e averne facilitato la fuga la donna, non del tutto consapevole della situazione, viene interrogata dalla polizia con la quale in parte collabora. Nel frattempo però, la stampa scandalistica manipola le informazioni raccolte e attiva la macchina del fango per smontare e ricostruire la vita di Katharina: una serie di articoli diffamatori e accuse senza prove, trasformano la segretaria morigerata in una donna dal torbido passato, fredda e calcolatrice, complice di un delinquente. L’opinione pubblica si solleva contro Katharina che inizia a ricevere minacce mentre i suoi parenti vengono socialmente emarginati.
Sebbene siano trascorsi più di quarant’anni dall’uscita del romanzo, colpiscono le problematiche sviscerate da Böll che considerava la cattiva informazione come un sicario del potere: l’ipocrisia imperante, la condotta spietata e i giudizi sommari della stampa, le mistificazioni sono quanto di più tristemente attuale in epoca di like e di fake news.
Eppure, anche grazie all’adattamento curato da Letizia Russo, nello spettacolo, che come il romanzo procede a ritroso nel tempo, il tema drammatico è attraversato anche da toni più lievi e brillanti.
Il regista dello spettacolo Franco Però commenta: «Siamo ormai invasi da un continuo succedersi di notizie, da giornali, web media, social, per non dire delle fake news, che colpiscono chi non ha tempo o strumenti per approfondire. Anche davanti a un semplice fatto di cronaca si continua a condannare sempre, prima di ogni verifica: questo mi ha indotto a riflettere su chi ha saputo intuire tutto ciò, analizzarlo in modo organico, raccontare di come il solo trovarsi nel luogo sbagliato con la persona sbagliata, possa innescare la gioia di un comunicatore in malafede».

L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM resta in scena al Teatro della Corte fino a domenica 26 gennaio. Inizio spettacoli ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16. 

 Da mercoledì 22 a domenica 26 gennaio 2020 Teatro della Corte

L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM 

dal romanzo di Heinrich Böll

adattamento Letizia Russo

con Elena Radonicich, Peppino Mazzotta 

Paola Bonesi, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana,

Francesco Migliaccio, Jacopo Morra

Scene Domenico Franchi

Costumi Andrea Viotti

Luci Pasqule Mari 

Regia Franco Però

Il Barbiere di Siviglia al Carlo Felice

Super User 14 Gennaio 2020 1284 Visite

Mercoledì 15 gennaio alle ore 20 torna al Teatro Carlo Felice Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini. Un tesoro del patrimonio operistico nazionale, che tuttavia, alla prima assoluta al Teatro Argentina di Roma, il 20 febbraio 1816, cadde clamorosamente. Subito dopo il debutto disastroso, il compositore pesarese, allora appena ventiquattrenne, scrisse alla madre: «Le meraviglie della mia opera sono state disprezzate. Pensavo che il pubblico uscisse dal teatro felice e contento. Ma così non è stato». Già a partire dalla seconda recita, però, il Barbiere iniziò a trionfare, diventando, col tempo, il simbolo stesso del Rossini comico e, forse, dell’opera buffa italiana in generale, arrivando a conquistare persino artisti e filosofi dai gusti difficili come Beethoven, Stendhal e Hegel.

Al Barbiere hanno messo mano tutti, e spesso si è trattato di una mano “pesante”, che ha calcato gli aspetti comici del libretto di Cesare Sterbini tratto dall’omonima commedia di Beaumarchais. Alla tentazione della volgarità comica a tutti i costi non hanno ceduto Filippo Crivelli, Lele Luzzati e Santuzza Calì, rispettivamente regista, scenografo e costumista dell’allestimento del Teatro San Carlo di Napoli che, datato 1998, il Teatro Carlo Felice ripropone oggi non solo perché si tratta di uno spettacolo storico, di un Barbiere “all’italiana” ormai divenuto un classico, ma anche per rendere omaggio a un grande artista genovese, Lele Luzzati, scomparso nel 2007. «Noi presentiamo – dice Crivelli – un Rossini non grottesco, divertente ma non forsennatamente divertente, dove la commedia non è farsa, dove i recitativi sono trattati e interpretati come prosa, dove gli oggetti e i mobili creati da Luzzati possono provocare situazioni paradossali ma mai inutili». Un Rossini fantasioso e colorato, a metà tra la fiaba e il libro illustrato per ragazzi, davanti al quale vengono in mente le parole con cui Giorgio Strehler ha definito lo stile di Luzzati: «Di fronte alle sue scenografie si ha quasi sempre l’impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno».

A dirigere l’Orchestra e il Coro del Teatro Carlo Felice, preparato da Francesco Aliberti, Alvise Casellati, che per il Barbiere ha una particolare predilezione, testimoniata dai numerosi incontri avuti in questi ultimi anni con la partitura rossiniana. Protagonista, un affiatato cast di specialisti rossiniani: Alessando Luongo, Daniele Terenzi e Sundet Baigozhin (Figaro), Annalisa Stroppa e Paola Gardina (Rosina), René Barbera e Francesco Marsiglia (Il Conte di Almaviva), Paolo Bordogna e Misha Kiria (Don Bartolo), Giorgio Giuseppini e Gabriele Sagona (Don Basilio), Simona Di Capua (Berta), Roberto Maietta (Fiorello/Un Ufficiale).

Le luci sono di Luciano Novelli, il Maestro ai recitativi è Sirio Restani. Un contributo fondamentale alla ripresa dell’allestimento originale danno Marco Castagnoli (Assistente alla regia) e Paola Tosti (Assistente ai costumi). Repliche fino al 21 gennaio. 

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Opera buffa in due atti di Cesare Sterbini

Musica di Gioachino Rossini 

Direttore d’Orchestra: Alvise Casellati 

Regia: Filippo Crivelli 

Scene: Emanuele Luzzati 

Costumi: Santuzza Calì 

Luci: Luciano Novelli 

Assistente alla regia: Marco Castagnoli 

Assistente ai costumi: Paola Tosti 

Maestro ai recitativi: Sirio Restani 

Allestimento Teatro San Carlo di Napoli 

Personaggi e interpreti:

Figaro

Alessandro Luongo

Daniele Terenzi (16, 18)

Sundet Baigozhin (21)

Rosina

Annalisa Stroppa

Paola Gardina (16, 18, 21) 

Il Conte di Almaviva

René Barbera

Francesco Marsiglia (16, 18, 21) 

Don Bartolo

Paolo Bordogna

Misha Kiria (16, 18, 21) 

Don Basilio

Giorgio Giuseppini

Gabriele Sagona (16, 18, 21)

Berta

Simona Di Capua

Fiorello/Un Ufficiale

Roberto Maietta 

Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Francesco Aliberti

 

Date e turni

Gennaio 2020: mercoledì 15, ore 20:00 (A); giovedì 16, ore 20:00 (L); venerdì 17, ore 20:00 (B); sabato 18, ore 15:00 (F); domenica 19, ore 15:00 (C); martedì 21, ore 15:00 (G)

Agatha Christie a Camogli

Super User 14 Gennaio 2020 1175 Visite

Una miscela perfetta di suspense, thriller e comicità che vanta il record dello spettacolo più rappresentato nella storia del teatro. Chiusi in una locanda mentre fuori infuria la tempesta, sette bizzarri personaggi sanno che tra loro si nasconde un assassino, pronto a colpire ancora. Sullo sfondo, la ricostruzione fedele della Londra anni ’50. In primo piano - tra sguardi, gag e colpi di scena - il talento di una delle compagnie italiane più divertenti ed affiatate, di cui tutti ricordiamo Rumori fuori scena, da trent’anni in repertorio.
Dopo il clamoroso successo degli scorsi anni, la compagnia Attori & Tecnici ripropone tournée. “Quando ho letto il copione di Trappola per topi – racconta Stefano Messina - sono rimasto affascinato dalla capacità drammaturgica della scrittrice. E’ una miscela perfetta di suspense, thriller e comicità. Ho voluto ricreare il non detto e i giochi di sguardi, di cui è farcito il testo, per ricreare quell’atmosfera un po’ retrò e la tensione psicologica che cresce scena dopo scena. Mi sono imposto di non tradire la scrittrice e così ho scelto di non darne una lettura simbolica. Ho preferito il tradizionale al contemporaneo a tutti i costi. Credo, infatti, che per far funzionare questo perfetto congegno sia necessario lasciarsi trasportare dal clima, dal periodo in cui è stato scritto.” E così gli spettatori si ritrovano in una vecchia casa inglese, adattata a locanda, e sentono l’odore dei mobili, dei tappeti, del camino, lo scricchiolio delle scale di legno e il cigolio delle porte. Siamo negli anni ’50 in pieno clima londinese, quando nella locanda di Castel del Frate, i giovani albergatori Mollie e Giles Ralston affrontano una drammatica avventura assieme a cinque eccentrici clienti. Tutti sembrano avere qualcosa da nascondere, mentre un efferato omicidio compiuto a Londra sembra stranamente collegato con la locanda. Nel frattempo all’isolamento ambientale, dovuto a una bufera di neve, si aggiunge quello acustico. Le linee telefoniche s’interrompono e le strade sono bloccate. Grazie alla sua abilità di sciatore, il sergente Trotter della polizia di Scotland Yard riesce ad arrivare a Castel del Frate. Il poliziotto deve tutelare la loro incolumità e risolvere il mistero, ma il suo arrivo destabilizza tutti. Appare chiaro che tra di loro si cela l’assassino psicopatico che ha già ucciso una donna a Londra e che potrebbe colpire ancora. Ma sotto quale travestimento si maschera il colpevole? Perché l’assassino si trova proprio in quel piccolo albergo, lontano dal mondo? Toccherà al sergente Trotter individuare il misterioso omicida intenzionato a colpire ancora?

Sabato 18 gennaio ore 21
Attori & Tecnici presenta
TRAPPOLA PER TOPI di Agatha Christie. Traduzione di Edoardo Erba.

Regia di Stefano Messina

Con Claudia Crisafio, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Annalisa Di Nola, Roberto Della Casa, Elisa Di Eusanio, Sebastiano Colla, Massimiliano Franciosa. Scene Alessandro Chiti Costumi Isabella Rizza Musiche Pino Cangialosi

L’attimo fuggente di Mimmo Chianese

Super User 14 Gennaio 2020 2420 Visite

Ottimo successo per l’attore genovese Mimmo Chianese, impegnato da alcuni mesi nella tournèe teatrale di “L’Attimo Fuggente”. Chianese, che molti a Genova ricordano come fondatore e animatore del Piccolo Teatro di Campopisano, interpreta uno dei personaggi principali, e cioè l’odioso preside Paul Nolan. A interpretare il protagonista, e cioè il professor Jhon Keating di “Capitano, mio capitano”, è Ettore Bassi: uno dei volti più noti del piccolo schermo, con all’attivo fiction come “La porta rossa”. Il preside è il contraltare del professore che invece predica il libero arbitrio, la bellezza e la poesia: Nolan incarna l’ottusità del potere che impone le sue regole e il suo conformismo, senza preoccuparsi di distruggere la bellezza e la forza creativa dei giovani, e quindi la bellezza della vita stessa. Chianese mette in scena in modo stentoreo e convincente un preside Nolan stolido e arido al punto giusto, un grigio funzionario con mansioni direttive disposto a tutto pur di perpetuare lo status quo e quindi le fondamenta stesse del suo potere. Ma Nolan nella parabola del potere che sia autoalimenta, non è all’estremo, all’epilogo. Il preside è solo una tappa intermedia: all’estremo vero della linea che porta alla tragedia c’è infatti il signor Perry, padre di Neil, uno dei giovani allievi di Keating. Perry senior rappresenta la pubblica opinione, che con il suo conformismo e la sua acquiescenza permette al potere di estrinsecarsi in tutta la sua forza. Neppure davanti alla tragedia che lo colpisce nel profondo, il suicidio del figlio Neil su cui aveva proiettato tutte le sue aspirazioni, il signor Perry capisce l’assurdità del meccanismo che ha stritolato lui e i suoi affetti, e di cui è stato complice attivo. Perry senior si rifiuta di aprire gli occhi anche davanti a questo supremo sacrificio, e cerca ancora nel quadro rassicurante del potere un capro espiatorio in grado di spiegare l’accaduto e assumere su di sé la colpa del peccato originario: il peccato di superbia che consiste nella sfida all’ordine costituito. La classica “ùbris” del teatro antico, rivisitata dal drammaturgo Tom Schulman in chiave moderna.
“L’Attimo Fuggente – afferma il regista Marco Iacomelli -  è una storia d’Amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. Quell’Amore che ci fa aiutare il prossimo a eccellere, non secondo i dettami sociali strutturati e imposti ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza.
Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo.
L’Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo. Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia raccontata sul grande schermo e ancora non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso”.

L’Attimo Fuggente
regia di Marco Iacomelli

Cast

JOHN KEATING, Ettore Bassi

PAUL NOLAN, Mimmo Chianese

SIG. PERRY, Marco Massari

NEIL PERRY, Matteo Vignati

TODD ANDERSON, Alessio Ruzzante

CHARLIE DALTON, Matteo Napoletano

KNOX OVERSTREET, Matteo Sangalli

RICHARD CAMERON, Leonardo Larini

STEVEN MEEKS, Edoardo Tagliaferri

CHRIS, Sara Giacci

 

Paolo Fizzarotti

Restani al Carlo Felice

Super User 10 Gennaio 2020 808 Visite

Paolo Restani, nome illustre del pianismo internazionale, è il protagonista della prossima “Domenica in Musica”, domenica 12 gennaio nel Primo Foyer del Teatro Carlo Felice alle ore 11.  Talento precoce (ha esordito a 16 anni all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia), Restani ha suonato con le maggiori orchestre del mondo, collaborando con direttori come Riccardo Muti, Daniel Oren, Donato Renzetti, Lu Jia, Gustav Khun. Tra i palcoscenici prestigiosi su cui si è esibito, la Carnegie Hall di New York, il Teatro alla Scala, la Konzerthaus di Berlino, l’Auditorium della Rai di Torino, il Teatro Carlo Felice, il Teatro Colón di Buenos Aires (solo per citarne alcuni). In possesso di un repertorio vastissimo, che spazia da Bach ai contemporanei, Restani si è dedicato soprattutto al grande pianismo romantico e tardo-romantico, per cui ha una forte predilezione fin dagli esordi, immortalato in numerose incisioni discografiche per etichette come Deutsche Grammophon e Decca.

Proprio a questo tipo di repertorio, che tra l’800 e il ‘900 ha rivoluzionato il linguaggio compositivo per tastiera, sia dal punto di vista tecnico che espressivo, trasformando il pianoforte in un’orchestra ora potente, ora dolce e sommessa, dalle mille sfumature timbriche, è dedicato il programma che Restani propone al pubblico della “Domenica in Musica”: di Rachmaninov, i Preludi op. 32 n. 10, n. 12, n. 6 e il celeberrimo Preludio op. 3 n. 2; di Liszt, lo Studio trascendentale n. 9 “Ricordanza” e le trascrizioni-parafrasi (“Marcia solenne” dal Parsifal di Wagner e, da Verdi, la “Danza sacra e duetto finale” dall’Aida e la “Parafrasi da concerto” dal Rigoletto); di Chopin, i Notturni op. 9 n. 1, n. 2 (in mi bemolle maggiore, famosissimo), n. 3 e la Polacca op. 53 “Eroica” (un altro must chopiniano). Un programma impegnativo sia tecnicamente che musicalmente, degno di quella generazione di maestri (a cui appartenevano figure come Rubinstein e Horowitz) che ha fatto la storia del pianismo.

Ingresso: € 8 (intero), € 6 (ridotto under 26). Orari di biglietteria: martedì-venerdì dalle 11:00 alle 18:00, sabato dalle 11:00 alle 16:00 e un’ora prima dello spettacolo. Apertura domenicale in occasione del ciclo “Domenica in musica”: ore 10:30-11:15.

Miracoli al Duse

Super User 10 Gennaio 2020 2264 Visite

Una prova di recitazione superba da parte di una coppia di grandi attrici, Mascia Musy e Anna Mallamaci: danno vita a due donne che si trovano ai poli opposti della sofferenza e di un cammino di rinascita. Da una parte chi ce l’ha già fatta; dall’altra chi è solo all’inizio della salita. Una salita faticosa, piena di insidie, con il rischio costante di ricadere all’indietro. Anna dei Miracoli, in scena da giovedì 9 gennaio al Duse, è uno spettacolo asciutto, potente nel suo carico di tensione emotiva, ma essenziale. Dura un’ora e un quarto: e lo spettatore dotato di un minimo di sensibilità ed empatia non potrebbe sopportare più a lungo il peso.
La storia è conosciuta. Una coppia di genitori borghesi viene travolta da quella che se non è una catastrofe, è di certo una prova tremenda cui si viene sottoposti dal destino. Helen, la loro figlia primogenita, quando ha appena un anno viene colpita da una febbre encefalica e diventa sorda e cieca: e quindi impossibilitata a comunicare con il resto del mondo, con qualcosa che non sia il tatto. Un pensiero che toglie l’aria, che dà la claustrofobia. Musy è ferma, determinata, sorretta dalla sua fede nelle risorse umane. Mallamaci dal canto suo riesce a dare vita, anima e speranza a quello che all’inizio sembra solo un ammasso di cellule umane. Un corpo scosso da scatti convulsi e improvvisi, prigioniero apparentemente senza speranza di un universo dove le nostre leggi logiche e mentali non hanno significato.
Quando in casa arriva Anna, Helen ha una età indefinita: potrebbe essere una bambina, forse è già una ragazza. Ma comunque la sua mente è un abisso insondabile e senza tempo. Anna, nata quasi cieca, cresciuta orfana e in mezzo ad altri svantaggiati di ogni genere, ha già percorso il suo calvario. Anna ha imparato tante cose e ora mette in gioco la sua esperienza, per cercare di dare anche alla giovane Helen una possibilità. Il tutto mentre i genitori di Helen oscillano anche loro tra la speranza e la rassegnazione, tra l’iperprotezione disperata e il desiderio di permettere alla figlia di emanciparsi. E per fortuna c’è il lieto fine.

Al Duse fino a domenica 12 gennaio

Anna dei miracoli di William Gibson

adattamento e regia Emanuela Giordano con Mascia Musy e con Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci e Laura Nardi

scene Angelo Linzalata

costumi Emanuela Giordano

musiche Carmine Iuvone e Tommaso Di Giulio

produzione Teatro Franco Parenti / Associazione Lega del Filo d’Oro

Durata 1 h e 15 min.

Atto unico

Paolo Fizzarotti

 

Mariella Devia al Carlo Felice

Super User 06 Gennaio 2020 1589 Visite

I raffinati intrecci tra poesia e musica nel prossimo concerto della Stagione Sinfonica del Teatro Carlo Felice. Con una solista d’eccezione: Mariella Devia.
Benjamin Britten aveva ventisei anni quando, nel 1939, fu illuminato dalle Illuminations, le diciotto poesie rivelatrici e visionarie scritte da Arthur Rimbaud, il poeta-veggente, ad appena vent’anni. Britten ne selezionò nove e le musicò per voce acuta (soprano o tenore) e archi, scegliendo come fulcro della partitura il verso in cui il giovane poeta “maledetto” afferma di essere l’unico in grado di risolvere l’enigma delle sue visioni: «Io solo ho la chiave di questa parata selvaggia» (J’ai seul la clef de cette parada sauvage). Questa composizione affascinante, in cui la musica amplifica il mistero della parola poetica, chiude il programma del settimo concerto della Stagione Sinfonica 2019/20 del Teatro Carlo Felice, venerdì 10 gennaio alle ore 20.00. Il brano più atteso della serata per la presenza di una solista d’eccezione, il soprano Mariella Devia, che torna al Teatro Carlo Felice in un repertorio diverso da quello operistico in cui siamo abituati ad ascoltarla, ma che ugualmente richiede quelle caratteristiche che Elvio Giudici ha individuato nella voce e nello stile dell’artista ligure, considerata una delle più grandi belcantiste del nostro tempo: «la splendida linea vocale, il legato, il sostegno e il controllo del fiato, la morbidezza degli acuti, il gusto e la musicalità come pure la padronanza della coloratura.» Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro Carlo Felice, l’inglese Jonathan Webb, direttore che ha dedicato molta parte della sua attività ad approfondire e valorizzare la musica di Britten.

Il resto del programma non è meno raffinato delle Illuminations britteniane. Apre il concerto, infatti, la Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, pagina elegante e malinconica del 1910, seguita dalla suite dalle musiche di scena che Jean Sibelius compose nel 1905 per Pelléas et Mélisande di Maurice Maeterlinck (il dramma simbolista per eccellenza che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, ispirò anche Debussy, Fauré e Schönberg) e dal Divertimento in Re maggiore K.136, venti minuti di sublime leggerezza firmati da un Mozart non ancora sedicenne.

Teatro Carlo Felice
Venerdì 10 gennaio 2020 – ore 20.00
Stagione Sinfonica 2019/20
Concerto n. 7
Jonathan Webb
Direttore 

Mariella Devia
Soprano 

Programma:
Maurice Ravel
Pavane pour une infante défunte
Jean Sibelius

 

Pélleas et Mélisande op. 46

 

Wolfgang Amadeus Mozart

 

Divertimento in Re maggiore K. 136

 

Benjamin Britten

 

Les Illuminations op. 18

 

Orchestra del Teatro Carlo Felice

Anna dei miracoli, al Duse

Super User 06 Gennaio 2020 1048 Visite

Quello di due genitori che devono confrontarsi quotidianamente con un figlio con cui non possono comunicare è il viaggio al centro di un dolore inestinguibile. Helen non vede, non sente e non parla. Ha lo sguardo perso nel vuoto e una gestualità avulsa che contiene un silenzio rabbioso dovuto alla sofferenza. I genitori non sanno dove sbattere la testa, pervasi e sopraffatti da pietà e rabbia, da speranza e sconfitta: in una società dove solo il bello è vincente, in cui si insegue spasmodicamente la salute, Helen rappresenta l’anomalia, il difetto da celare. Il categorico rifiuto della madre di rinchiuderla in un istituto li porta ad assumere Anne, un’educatrice con una storia di semi cecità alle spalle ed una vita trascorsa in mezzo a creature “difettate”. Con un metodo di lavoro estremamente rigoroso, ostinato e talvolta duro, l’istruttrice riesce progressivamente a entrare in contatto con la giovane privilegiando il canale sensoriale del tatto. Dai timidi progressi iniziali, Helen migliora giorno dopo giorno, dissipando la fitta nebbia di isolamento da cui era avvolta e riuscendo a dialogare con il mondo che la circonda.

La storia raccontata in ANNA DEI MIRACOLI, in scena da giovedì 9 gennaio (ore 19.30) al Teatro Duse con Mascia Musy protagonista, ci mette di fronte, con sferzante attualità, a due temi universali: da un lato a quel che può accadere quando in una famiglia arriva il figlio “diverso”; dall’altro alla vitale importanza della comunicazione, che ci rende autonomi e dunque liberi.

La pièce che William Gibson trasse da una storia vera, racconta tanto di noi, dei nostri limiti, del coraggio necessario a superarli ed è una toccante riflessione sul potere dell’amore.

«È una storia vera – spiega la regista – e racconta l’epocale passaggio alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte della storia moderna, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla».

Lo statunitense Gibson, scrisse questo testo (Miracle Works) prendendo spunto da una storia realmente accaduta in Alabama nel 1880. L’opera, divenuta famosa in tutto il mondo, debuttò a Broadway nel 1959, rimanendo in cartellone per ben tre anni consecutivi. Il successo sul palcoscenico fu seguito da una trasposizione cinematografica The Miracle Worker con la regia di Arthur Penn, con Anne Bancroft protagonista e vincitrice del premio Oscar nel 1963. In Italia si ricorda la storica edizione teatrale con Anna Proclemer ed Ottavia Piccolo per la regia di Luigi Squarzina (1960).
 

ANNA DEI MIRACOLI debutta al Teatro Duse giovedì 9 gennaio alle 19.30 e resta in scena fino a domenica 12 

Da giovedì 9 a domenica 12 gennaio 2020 Teatro Duse

ANNA DEI MIRACOLI

 

di William Gibson

 

con Mascia Musy,

 

Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi

 

Adattamento e regia Emanuela Giordano

 

Produzione Teatro Franco Parenti per la Lega del Filo d’Oro

gennaio.

 

La tempesta, alla Corte

Super User 04 Gennaio 2020 1139 Visite

«Noi siamo della sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra stessa vita non è altro che un sogno».

Questa battuta, pronunciata dal personaggio di Prospero nel quarto atto, è una delle più celebri non solo della drammaturgia shakespeariana ma del teatro tout court e racchiude il sostrato de LA TEMPESTA.

Ritenuta da molti critici il testamento artistico del Bardo, anche perché probabilmente fu una delle ultime cose che scrisse, LA TEMPESTA arriva sul palcoscenico del Teatro della Corte, a partire da martedì 8 gennaio, nel nuovo allestimento prodotto dal Teatro Nazionale di Genova insieme al Teatro Stabile di Napoli, alla Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival.

La regia dello spettacolo che ha debuttato nel giugno scorso nella rassegna Theatrum Mundi a Pompei, è curata da Luca De Fusco che, con il suo stile ormai inconfondibile, realizza una messa in scena ricca di contaminazioni artistiche. Il regista campano rilegge il dramma shakespeariano seguendo la chiave del filosofo e critico letterario francese Renè Girard: nel suo saggio intitolato “Shakespeare: il teatro dell’invidia”, Girard sostiene che tutta la trama de LA TEMPESTA non sia che un frutto della mente del mago Prospero. Una tempesta interiore dunque, una burrasca onirica, un tumulto dell’anima che il regista sceglie di ambientare fra le pareti di una gigantesca biblioteca, luogo di per sé magico, “isola” di pace popolata da tanti personaggi misteriosi e affascinanti. Da questa fortezza di carta Prospero, che in scena vivrà con la voce possente e l’interpretazione di Eros Pagni, tesse con la fantasia creatrice del demiurgo le trame dell’intera vicenda mentre a Gaia Aprea è affidato il duplice ruolo di Ariel, lo spirito dell’aria e Calibano, lo schiavo deforme figlio di una strega.

«Eros Pagni sarà un mago chiuso nel suo luogo di studio e riflessione che si trasfigura con giochi di allucinazioni creando un’isola che non c’è - spiega De Fusco nelle note di regia -. Tutto è nella testa del mago, compresi Ariel e Calibano, che divengono in questa lettura una sorta di Jekyll e Hyde. Ecco perché́ i suoi avversari si presentano con abiti delle più̀ svariate epoche, essendo nient’altro che citazioni della cultura occidentale, l’unica esperienza che questo intellettuale agorafobico abbia avuto nella sua vita».

LA TEMPESTA resta in scena al Teatro della Corte fino a domenica 19 gennaio. Inizio spettacoli ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16.

Giovedì 16 gennaio alle ore 17 nel foyer del Teatro della Corte, incontro con Eros Pagni e la Compagnia, in collaborazione con gli Amici del Teatro Nazionale di Genova. Conduce Silvana Zanovello. Ingresso libero. 

Da martedì 8 a domenica 19 gennaio 2020 Teatro della Corte

L A T E M P E S T A
di William Shakespeare
regia Luca De Fusco
con Eros Pagni, Gaia Aprea, Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Gennaro Di Biase, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Alfonso Postiglione, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
Luci Gigi Saccomandi
Musiche Ran Bagno

 

Movimenti coreografici Emio Greco e Pieter C. Scholten

 

Produzione Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova,

 

Napoli Teatro Festival

Silvio Orlando al Modena

Super User 17 Dicembre 2019 910 Visite

L’incontro fra la scrittrice e regista Lucia Calamaro, fra le voci più apprezzate e premiate della nuova drammaturgia (già vincitrice di 3 premi Ubu e candidata anche per questo testo) e un fuoriclasse del palcoscenico e del cinema come Silvio Orlando non può che creare curiosità e grandi aspettative.
Al centro di SI NOTA ALL’IMBRUNIRE in scena al Teatro Modena dal 18 al 22 dicembre, c’è il tema della solitudine sociale, malessere sempre più diffuso e non solo tra gli anziani.

Rimasto vedovo già da qualche anno, il protagonista Silvio decide di isolarsi del mondo, famiglia compresa, e rifugiarsi in campagna, in un paesino spopolato: lì sembra ritrovare la tanto agognata pace, avvolgendosi in una solitudine immobile, perdendosi fra pensieri e ricordi, qualche vecchia canzone ed i versi di Caproni.

In occasione di una ricorrenza i figli e il fratello lo raggiungono per cercare di riportarlo nella realtà: sicché il suo rifugio viene preso d’assalto da questi “sconosciuti” con i loro tic, le loro fobie, i loro sogni frustrati.

Anche in mezzo a loro, Silvio come un novello Oblomov, prosegue la sua personale battaglia, la sua “anoressia emotiva”, cercando di isolarsi da tutto e di alzarsi il meno possibile.

Da questa convivenza forzata fra personalità e vissuti diversi, nascono divertenti battibecchi, riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla trasformazione dei rapporti familiari quando si invecchia o si diventa adulti. Il tutto oscilla sapientemente, grazie alla scrittura di Lucia Calamaro, uno scandaglio che indaga con garbo e ironia le pieghe più recondite dell’animo umano, fra un registro brillante e momenti decisamente più profondi e filosofici.

Silvio Orlando con la sua aria sorniona e malinconica, è attore capace di sfumature tra la tenerezza e la cattiveria, la levità e la disperazione, perfetto per portare in scena un Ivanov dei nostri giorni: un uomo imprigionato nell’apatia, nel rancore e nell’inconfessabile bisogno d’amore, sintomi sempre più insidiosi e diffusi nella attuale società.

«Questo testo ti costringe a ragionare su quell’impeto idealista che ti fa chiudere col mondo e rinunciare agli altri– ha dichiarato Silvio Orlando – Stando da soli eviti molte scocciature e tagli i rami secchi ma il rischio è che nel frattempo con i rami elimini anche i boccioli».

Giovedì 19 dicembre alle 17.30 nel foyer del Teatro Modena, per il ciclo “Dal testo alla rappresentazione” Silvio Orlando incontra il pubblico. L’incontro, curato dagli Amici del Teatro, è a ingresso libero.

Dal mercoledì 18 a domenica 22 dicembre 2019 Teatro Gustavo Modena

La Cenerentola sul ghiaccio al Carlo Felice

Super User 17 Dicembre 2019 1061 Visite

Dopo il successo nella scorsa Stagione con La bella addormentata di Čajkovskij, torna al Teatro Carlo Felice, dal 19 al 22 dicembre, il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo, la storica compagnia che dal 1967 trasforma il balletto classico sulle punte in una vertiginosa danza acrobatica sui pattini a lama. Nata dal sogno del coreografo Konstantin Bojarskij di unire la danza classica con il pattinaggio artistico, la compagnia è diretta dal 1981 da Konstantin Rassadin, Artista Emerito della Federazione Russa, già stella del Teatro dell’Opera e del Balletto di Kirov. Grazie a lui, il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo ha perfezionato a tal punto la tecnica di fusione tra le figure del balletto classico e la tenuta dell’equilibrio sulla lama, che la compagnia è oggi in grado di rappresentare – caso unico al mondo – tutti i grandi balletti del repertorio classico rimanendo fedele, nella coreografia come nel racconto drammaturgico-musicale, alla gloriosa tradizione del balletto accademico russo. Rassadin, infatti, ci tiene da sempre a precisare che la compagnia non si esibisce in un tipico “show on ice” da palazzetto dello sport, ma in un vero e proprio balletto in cui la componente funambolica (inevitabile, dato che danzare sulle lame comporta il rischio costante della caduta) è sempre in funzione dell’idea coreografica ed espressiva.

Il titolo che quest’anno il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo propone per Natale al pubblico del Teatro Carlo Felice è quello ideale per mettere in luce la versatilità che la compagnia riesce a conferire al pattinaggio su lama: Cenerentola di Sergej Prokof’ev, capolavoro del 1945 in cui il grande compositore russo passa continuamente dall’idillio sentimentale (nelle scene d’amore tra Cenerentola e il Principe) all’ironia (in tutte le scene con al centro la matrigna e le sorellastre). Ironia, in Prokof’ev, significa soprattutto ritmo vivace, fantasioso e imprevedibile: una sfida quando si danza Cenerentola sulle punte, una sfida doppia quando la si affronta sulle lame.

Carlo Felice, quattro appuntamenti per le feste

Super User 17 Dicembre 2019 949 Visite

Lo spettacolo, unico al mondo, del balletto classico danzato sul ghiaccio, in punta di lama. La limpidezza commovente delle voci bianche che cantano in coro. La vicenda di Mimì e dei suoi amici bohémiens, che fa piangere e sorridere insieme. La musica di Strauss “stravolta” da tre irresistibili fratelli (più il cognato) di Bratislava, per iniziare il nuovo anno non con i soliti valzer. Sono i quattro appuntamenti con cui il Teatro Carlo Felice invita il suo pubblico a festeggiare in musica il Natale 2019: la Cenerentola di Prokof’ev, con il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo, dal 19 al 22 dicembre; la Domenica in musica del 22 dicembre, alle ore 11 nel Primo Foyer, con il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice diretto da Gino Tanasini ed Enrico Grillotti al pianoforte; le ultime tre recite della Bohème di Puccini in versione coloratissima, con la direzione del giovane Leonardo Sini e l’arrivo nel cast di Celso Albelo (Rodolfo) e Alberto Gazale (Marcello), il 27 (ore 20:00), il 28 (ore 20:00) e il 29 dicembre (ore 15:00); il Concerto di Capodanno, il 1° gennaio alle ore 16:00, con lo Janoska Ensemble che, insieme all’Orchestra del Teatro Carlo Felice diretta da Jakob Brenner, “janoskizza” tutto, da Strauss a Liszt e Paganini. Uno dei natali più ricchi di suoni e colori delle ultime Stagioni del Teatro Carlo Felice.

Adagio alla Tosse

Super User 16 Dicembre 2019 953 Visite

Adagio di Emanuelle Delle Piane, regia di Emanuele Conte. Il testo, messo in scena alcune stagioni fa alla Tosse, nasce in questa edizione dalla nuova traduzione di Gianni Poli e Marco Cappelletti. Adagio è un cabaret mortifero, nello stile della commedia all’italiana anni’60. Sulle note di un pianista da bar (Fabio Wolf) un racconto ad episodi in cui sono i vivi a fare i conti con i morti. Protagonisti saremo noi tutti, il nostro cinismo, la nostra paura, i pregiudizi e le superstizioni. Saremo capaci di affrontare la vita con leggerezza? Sapremo ridere anche della morte considerandola come qualcosa di naturale che fa parte della vita.
Il testo, messo in scena alcune stagioni fa alla Tosse, nasce in questa edizione dalla nuova traduzione di Gianni Poli e Marco Cappelletti. Adagio è un cabaret mortifero, nello stile della commedia all’italiana anni ’60. Sulle note di un pianista da bar (Fabio Wolf) un racconto ad episodi in cui sono i vivi a fare i conti con i morti. 

Teatro della Tosse

Dal 18 al 22 dicembre, ore 20.30

ADAGIO

di Emanuelle Delle Piane

traduzione Gianni Poli e Marco Cappelletti

regia Emanuele Conte

con Alessandro Bergallo, Susanna Gozzetti, Sarah Pesca, Graziano Sirressi

canzoni al pianoforte Fabio Wolf

produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse

La bohème al Teatro Carlo Felice

Super User 10 Dicembre 2019 1108 Visite

La bohème di Giacomo Puccini, una delle opere liriche più popolari al mondo, va in scena al Teatro Carlo Felice a partire da venerdì 13 dicembre alle ore 20, con repliche fino al 29 dicembre.

Tenuta a battesimo il 1° febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, La bohème è il titolo che rivelò definitivamente la modernità musicale e teatrale di Puccini, allora trentottenne. L’opera è ambientata in una Parigi di metà Ottocento che, secondo Debussy, nessuno aveva mai saputo descrivere meglio in musica; la Parigi della folla di avventori del “Caffè Momus”, esempio straordinario di caos musicale organizzato, delle trombe da fiera, che anticipano di quasi vent’anni quelle di Petruška di Stravinskij, dell’atmosfera desolata della Barrière d’Enfer coperta dalla neve, resa con timbri rarefatti che nessuno aveva mai osato prima. Tra esplosioni vitali tanto travolgenti quanto effimere, parentesi liriche commoventi e strazianti (immancabili in Puccini) e invenzioni compositive senza precedenti, la partitura di Bohème è una di quelle che segnano un prima e un dopo nella storia del teatro d’opera. Con Puccini, i giovani  bohémiens, gli aspiranti artisti sempre in bolletta immortalati da Henri Murger nel romanzo Scènes de la vie de bohème, irrompono nell’opera e la scompaginano, contaminando la musica e il racconto teatrale con il loro modo di vivere scapestrato e “alla giornata”.

Proprio questo aspetto giocoso di Bohème, spesso trascurato, è al centro della regia di Augusto Fornari, nell’applaudito allestimento che il Teatro Carlo Felice ha prodotto alcuni anni fa e che ora ripropone al suo pubblico con la collaborazione dell’assistente alla regia Lorenzo Giossi. «È con stupore – spiega Fornari – che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare la morte.» Illuminate da Luciano Novelli, le scene del pittore e artista genovese Francesco Musante (che firma anche i costumi), fiabesche, fumettistiche, a tratti da libro illustrato per bambini, esaltano a tal punto la visione registica di Fornari da diventarne un elemento imprescindibile. 

A dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice, Andrea Battistoni, che, dopo il recente successo – sempre a Genova – del Trovatore si conferma come uno dei più significativi direttori d’orchestra italiani della nuova generazione. Battistoni, nelle ultime tre recite, lascerà il podio a un altro giovane direttore, Leonardo Sini, vincitore del Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale di direzione d’orchestra Maestro Solti. Di grande prestigio il cast, che vede Rebeka Lokar (recentemente applaudita come Leonora ne Il trovatore) e Serena Gamberoni alternarsi nel ruolo di Mimì, e Stefan Pop come primo Rodolfo, in alternanza con il giovane Gabriele Mangione e un altro tenore di grande fama, Celso Albelo. Marcello è interpretato da uno dei giovani baritoni attualmente più apprezzati, il genovese Michele Patti, e da un esperto del ruolo, Alberto Gazale. Musetta, a cui è affidato l’omonimo valzer, una della pagine più celebri dell’opera, è interpretata dalla giovane ma già affermata Lavinia Bini in alternanza con Francesca Benitez. Completano il cast Romano Dal Zovo (Colline), Giovanni Romeo e Italo Proferisce (Schaunard) e Matteo Peirone (Benoît e Alcindoro).  Maestro del Coro, Francesco Aliberti, Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini. 

Scienza Rap, alla Corte

Super User 06 Dicembre 2019 911 Visite

Domenica 8 dicembre (ore 10) nel foyer del Teatro della Corte ultimo appuntamento con “Domenica che Storia!” intitolato SCIENZA RAP. Teresa Porcella e Annalisa Bugini hanno ideato un metodo rivoluzionario per conoscere la scienza divertendosi: imparare formule e teoremi a tempo di rap grazie ad una serie di esperimenti facili da realizzare e coinvolgenti, divisi in diverse sezioni a seconda della location in cui ci troviamo. Ognuno è descritto e introdotto da uno scatenato rap, risultando così divertente seppur ineccepibile dal punto di vista scientifico. Fra canzoni, basi hip-hop ed esperimenti, scoprirete come fare le bolle di sapone senza sapone, come disegnare un cerchio con un righello anziché con un compasso e tante altre piccole imprese apparentemente impossibili.
L’appuntamento è per domenica 8 dicembre alle ore 10 nel foyer del Teatro della Corte. Al termine dell’incontro che dura circa 60 minuti, gli spettatori possono godersi una gustosa colazione in teatro, offerta da MOG e Latte Tigullio.

Biglietti (colazione inclusa) 4 euro per i ragazzi sino a 14 anni, 6 euro per gli adulti.

La biglietteria del Teatro della Corte apre alle ore 9.30.

DOMENICA CHE STORIA!
8 dicembre ore 10 foyer della Corte

SCIENZA RAP con Teresa Porcella e Annalisa Bugini

Alessandro Giglio presidente del Teatro Nazionale di Genova

Super User 05 Dicembre 2019 1234 Visite

L’assemblea dei soci del Teatro Nazionale di Genova, composta da rappresentanti del Comune di Genova, della Regione Liguria e della Camera di Commercio, si è riunita il giorno 4 dicembre ed ha eletto all’unanimità il nuovo Presidente del Teatro: Alessandro Giglio succede a Gian Enzo Duci che rimane nel Consiglio di Amministrazione e a cui va il ringraziamento di tutta l’Assemblea per l’impegno e l’attenzione profusa da Presidente.
Durante la presidenza Duci, iniziata il 1° marzo del 2016, è avvenuta l’unione fra il Teatro Stabile di Genova e il Teatro dell’Archivolto, che in seguito ha portato al riconoscimento di Teatro Nazionale (marzo 2018).
Il neo presidente Alessandro Giglio dichiara: «Sono emozionato di essere uscito 37 anni fa come allievo del Teatro Stabile di Genova e di essere rientrato 36 anni dopo come consigliere ed oggi come Presidente, ho vissuto il Teatro attraversando tutte le professioni legate ad esso fino a diventare produttore di spettacoli che mi hanno dato l’onore di lavorare al fianco dei più importati registi e attori del panorama internazionale. Nonostante la mia carriera mi abbia momentaneamente allontanato da questa professione, sono estremamente felice di rientrare nel meraviglioso mondo della prosa in uno dei Teatri più importanti al mondo. Devo ringraziare il Presidente Gian Enzo Duci ed il Direttore Angelo Pastore per il lavoro svolto in questi ultimi anni, che hanno reso il teatro ancora più grande ed importante. Spero di essere all’altezza di chi mi ha preceduto e di portare avanti il testimone, affiancato da Davide Livermore, verso ulteriori e sempre più importanti traguardi».

Una notte all’opera con Serena Gamberoni

Super User 05 Dicembre 2019 1668 Visite

Tra le tante iniziative che animeranno Genova e la Liguria nel periodo delle feste natalizie, anche un concerto speciale che il Teatro Carlo Felice offrirà alla città: Una notte all’Opera, lunedì 9 dicembre al Teatro Modena, alle ore 20:45. Protagonisti, tre nomi prestigiosi del panorama lirico internazionale legati alla nostra città: il soprano Serena Gamberoni, genovese ormai da quindici anni, e i genovesissimi Fabio Armiliato, tenore, e Michele Patti, baritono. Accompagnati al pianoforte da Sirio Restani, organista, pianista, clavicembalista e compositore, da oltre trent’anni Maestro Collaboratore di Sala del Teatro Carlo Felice, i tre cantanti spazieranno dal grande repertorio operistico (Otello e La traviata di Verdi, Tosca e La bohème di Puccini, Le nozze di Figaro di Mozart), alla canzone napoletana (Core ‘grato di Salvatore Cardillo e Non ti scordar di me di Ernesto De Curtis) e al tango (Por una cabeza di Carlos Gardel), per chiudere con il duetto “Tace il labbro” da La vedova allegra di Franz Lehár, senza dimenticare un classico della musica natalizia come White Christmas di Irving Berlin. Un programma, dunque, per tutti, non solo per gli appassionati d’opera. Il concerto sarà a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, su invito (valido per massimo due persone) da ritirare presso le Biglietterie del Teatro Carlo Felice e del Teatro Modena negli orari di apertura.
Al concerto assisteranno il Presidente della Regione Giovanni Toti e il Sindaco Marco Bucci, che si recheranno al Teatro Modena dopo aver presenziato all’accensione dell’albero donato a Sampierdarena dal Parco Regionale della Val D’Aveto. Molto soddisfatto il Sovrintendente Claudio Orazi, che ha voluto il concerto proprio per rispondere alla vocazione territoriale dell’attività musicale del Teatro Carlo Felice, così come auspicato da Regione e Comune, Soci Fondatori della Fondazione lirico-sinfonica genovese: «Il concerto denominato Una notte all’Opera nasce dalla sensibile richiesta e volontà della Regione Liguria in collaborazione con il Comune di Genova di estendere l’offerta musicale in ambito cittadino e territoriale. Il Teatro Carlo Felice desidera corrispondere a tale indirizzo impegnandosi anche per il futuro ad implementare in maniera molto significativa, per quantità e qualità, le produzioni musicali su tutto il territorio della Regione Liguria. Tali iniziative, fra l’altro, rientrano pienamente tra gli obiettivi statutari della Fondazione lirica che anche con serate come quella del 9 dicembre presso il Teatro Modena è capace di promuovere la grande tradizione operistica italiana. I famosi interpreti che parteciperanno al concerto – Serena Gamberoni, Fabio Armiliato e Michele Patti, accompagnati al pianoforte da Sirio Restani – saranno i migliori testimoni del belcanto offrendo la possibilità ad ogni cittadino di avvicinarsi a questo genere musicale. Il concerto è previsto ad ingresso libero, fino a esaurimento dei posti disponibili, per festeggiare il Natale in un importante Teatro della nostra città.»

I pirati dei carruggi

Super User 05 Dicembre 2019 1941 Visite

La parola "pirata" deriva dal greco "peiratès" che significa "colui che cerca la sua fortuna nelle avventure". Ed è proprio in una nuova avventura che i Pirati dei Caruggi, con insensato ottimismo natalizio, cercano le loro fortune. Sabato 28 dicembre si esibiranno infatti al Teatro della Corte in “Torta di riso night”. Questi originali discepoli liguri dei Fratelli Marx, in una ruggente notte all’opera, si conceranno per le feste e offriranno ai loro concittadini uno show in cui si alternano grandi classici visti in tv, canzoni e scenette inedite. Momenti esilaranti che, con difformi e cangianti espressioni, si nutrono tutti della stessa linfa abrasiva e paradossale che pervade l’umorismo di quelli che Aldo Grasso ha definito “i Monty Python di Vico Vegetti”.

Reduci da 4 stagioni di sistematici sold out alla Claque del Teatro della Tosse e da quello estivo dell’Arena del Mare, I Pirati dei Caruggi, dopo ventimila pieghe sotto i mari, dopo aver scoperto il Passaggio a Genova-Ovest e dopo essere andati a nuoto fino a Kyoto, con “Torta di riso night” si cimentano in una nuova missione impossibile: fare ridere mille genovesi che hanno pagato.

Tenetevi pronti ad un inarrestabile best of del loro teatro comico, spiazzante, aguzzo, volutamente irriverente e saltuariamente intelligente: dai tormentoni che spopolano sul web, ai video virali su Facebook, una vorticosa giostra di personaggi, gag, canzoni per tramortirsi dal ridere. I Pirati vi aspettano al Teatro della Corte ma mi raccomando la puntualità: il rischio per chi fa tardi è che la Torta di Riso sia finita!

I Pirati dei Caruggi sono: Enrique Balbontin, Alessandro Bianchi, Fabrizio Casalino, Andrea Ceccon.

Biglietti: 25 euro 1° settore, 20 euro 2° settore.

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