Secondo Genova3000.
GIOVANNI TOTI
La cannonata a salve sparata da Salvini contro il premier ha prodotto, per il momento, solo un gran rumore e, a causa del rinculo, stordimento tra i militanti della Lega, che sta correndo il rischio di uscire dal governo. Il contraccolpo è stato avvertito anche dal governatore Toti che pensava di essersi scrollato di dosso Berlusconi, rimesso invece in gioco dalla crisi. Per fortuna, la trofiata-trenette al pesto con Salvini lo ha rincuorato.
MARCO BUCCI
Durante la messa per la celebrazione delle vittime del Morandi si è trovato tra Salvini e Di Maio: una situazione scomoda, visti i recenti rapporti tra Lega e M5S. Ma il sindaco-commissario non si è scomposto e ha tenuto a distanza i due rivali, dei quali sa di godere piena stima. In segno di pace, ha stretto la mano a entrambi, mentre i due vicepremier non si sono nemmeno guardati, neppure quando sono rimasti senza il sindaco-cuscinetto, salito sul palco per lanciare il suo concreto e sentito messaggio.
EDOARDO RIXI
Anche se la scelta di andare subito a elezioni è per lui penalizzante, perché potrebbe non essere (per opportunità) ricandidato a causa della nota condanna di primo grado per le spese pazze in Regione, l’ex viceministro alle Infrastrutture (aveva rassegnato spontaneamente le dimissioni) segue e sostiene il suo Capitano ovunque e in tutti i modi. Sa che il suo destino politico è legato alla Lega, ma soprattutto al “salvatore” Salvini.
FRACESCO BRUZZONE
Il senatore si trova nelle stesse condizioni del deputato Rixi. Anche per lui le elezioni anticipate non sono la soluzione migliore: potrebbe perdere quattro anni di onorato lavoro a Palazzo Madama. E, dopo tanti anni passati in Regione, sarebbe duro non potersi sedere su uno scranno così autorevole. Per fortuna ci sono ancora due gradi di giudizio che potrebbero ribaltare la sentenza di primo grado. Pure per lui nefasta.
BEPPE GRILLO
In questa crisi di governo è apparso il più lucido e razionale. Sapendo che chi ha innescato la crisi di governo non ha (e non li aveva neppure dopo le elezioni dello scorso anno) i numeri in Parlamento per poterla sostenere, ha colto la palla al balzo per ridimensionare l’alleato che negli ultimi mesi si era fatto sempre più grande e minaccioso. “La frittata ormai è fatta”, ha detto uno dei suoi grillini riferendosi al ripensamento di Salvini. Così hanno cambiato menu. E ai fornelli ci vogliono andare con Renzi. Ma la frittata può ancora girare.
I DUE ROBERTO (BAGNASCO, CASSINELLI e tutti i forzisti)
Anche i due Roberto, Bagnasco e Cassinelli, e tutti i fortisti rischiano il posto alla Camera e Senato. Il costante ridimensionamento di Forza Italia e, soprattutto, il rischio che a Berlusconi l’imprevedibile Salvini preferirà nella coalizione Toti, potrebbe ridurre (e di parecchio) alle future elezioni gli scranni parlamentari a disposizione degli azzurri. I due berlusconiani doc voteranno però secondo le indicazioni del partito. Non terranno conto dei loro interessi personali.
LUCA PASTORINO
La sua elezione (in Liberi e Uguali) in extremis, arrivata solo dopo il calcolo dei resti, è stata già miracolosa lo scorso anno. Protagonista della scissione del PD alle regionali 2015, per l’ex sindaco di Bogliasco ripetersi sarà quasi impossibile. Anche se sul territorio è molto apprezzato. Soprattutto dalle donne.
RAFFAELLA PAITA (e tutti i renziani)
Per la moglie dell’ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova e per tutti i renziani doc la ricandidatura alle future politiche potrebbe essere a rischio. Anche se i pezzi da novanta non vanno mai esclusi. Da quando è segretario del PD, tocca a Zingaretti fare le nomine. Non è però da escludere un suo accordo con Renzi per dividersele. Il partito non è al 40%, ma sta risalendo (oggi è al 23%). Ci può essere spazio per tutti.
ROBERTO TRAVERSI (e tutti i grillini)
Eletto deputato nel collegio uninominale di Genova-Serra Riccò, come tutti i grillini, anche l’architetto-giornalista rischia lo scranno. Il Movimento 5 Stelle è lontano da quel 32% che lo scorso anno gli ha permesso di fare il pieno di parlamentari. Oggi i sondaggi lo danno al 17%, ma potrebbe salire o scendere in base all’esito della bagarre con la Lega. Ad oggi i posti sono però quasi dimezzati.