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Burlando non e' un gerundio

Claudio Burlando

Claudio Burlando ha capito che anche per lui è arrivata l'ora della pensione. Veramente sperava che Matteo Renzi

gli desse una carica importante a Roma. Credeva di averne diritto, sulla base del curriculum. Ma il premier l'ha considerato un renziano dell'ultima ora. Un furbetto che sale sul carro del vincitore. Sapeva che i suoi uomini di riferimento erano stati prima Massimo D'Alema e poi Pierluigi Bersani, gente che come lui si era formata nel vecchio Pci.

Finito il mandato di Governatore, si godrà le pensioni (è in quiescenza anche dall'Elsag, dove era entrato come ingegnere) se ne avrà voglia farà qualche gita nelle Cinque Terre, visto che è consigliere comunale a Vernazza. Porterà a cercare i funghi a Rondanina e dintorni il figlio Giacomo, che ha adottato in Vietnam e che non sembra aver interesse per la politica. Magari si farà vedere qualche volta a teatro con la moglie Diana Monachesi, psicologa alla Doria.

Burlando rappresenta la classe operaia che è andata in paradiso. Suo padre faceva il camallo, era un socio della Culmv. Lui racconta di essere nato a Quezzi, periferia popolare. Poi ha studiato, si è laureato, ha fatto carriera e appena ha potuto si è trasferito in Albaro nel quartiere dei Vip. Ma non si è fatto la barca come il suo amico D'Alema, E non va in vacanza ai Caraibi, tutt'al più ha fatto un salto in Sardegna (ospite di Sandro Biasotti, si diceva).

La fama di non portare fortuna gliela fece il compianto Enzi Biagi perché quando era ministro dei Trasporti c'era un disastro ferroviario tutte le settimane. Una domenica scandalizzò l'opinione pubblica perché invece di precipitarsi sul luogo dell'ennesimo incidente rimase tranquillamente a Marassi, a vedere il Genoa.

Fu sempre Biagi a dire che Burlando era un gerundio. Se ne appropriò poi Alberto Gagliardi che ne fece un suo cavallo di battaglia. Certo di errori ne ha commessi tanti, come quella volta che con l'auto del suo amico Franco Lazzarini si precipitò agli Erzelli a vedere quello che succedeva e nella concitazione gli capitò di prendere l'autostrada contromano e Marco Travaglio continua a ricordarglielo anche in tivu. Quando era sindaco finì a Marassi per lo scandalo del Sottopasso. Ma riuscì a dimostrare la sua innocenza e lo Stato lo risarcì per l'ingiusta detenzione.

Ora, prima di ritirarsi a vita privata vorrebbe che a sostituirlo al vertice della Regione fosse Raffaella Paita, della quale è il primo ammiratore. Ma sa anche che la nomenklatura del Pd boicotta la Paita proprio perché ha il copyright Burlando.

Michela Pedemonte

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