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Se Scialfa si dimettesse...

Nicolò Scialfa

Guido Colella e Andrea Vernazza sono due grandi avvocati. Sapevano benissimo che il Tribunale del Riesame

(giudici Cascini, Ivaldi, Di Sarno) avrebbero respinto la domanda di scarcerazione presentata a nome del loro illustre cliente, professor Nicolò Scialfa consigliere regionale prima dell'Italia dei Valori e adesso di Diritti e Libertà. C'era già stato il no della dottoressa Roberta Bossi, il giudice per le indagini preliminari.

Il loro compito era già difficile in partenza, in quanto i giudici da tempo sono giustamente severi nei confronti dei politici che sperperano, a loro uso e consumo, i soldi della collettività. Dopo l'interrogatorio di garanzia la sorte di Scialfa si era ancora aggravata. Non aveva recitato il mea culpa dimostrando un sincero pentimento. Macché, aveva fatto il furbo recitando la parte del tonto. Aveva cercato di mettere in difficoltà il giovane giudice-donna, ricorrendo all'arte della filosofia in cui è maestro. Ma la dottoressa Bossi non si era certo lasciata spaventare da quei paroloni. Si era però sentita presa in giro.

Col senno di poi si deve ammettere che aveva ragione l'avvocato Vernazza, che aveva suggerito invano una condotta diversa: il professor Scialfa avrebbe dovuto limitarsi a dire: mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Preferendo, come suol dirsi, menare il can per l'aia, aveva solo aggravato la situazione. Inevitabile quindi il no del Gip e il rigetto da parte del riesame.

I giudici del Riesame hanno però indicato a Scialfa la strada da prendere: le dimissioni da consigliere regionale. Lasciando il parlamentino di via Fieschi non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. I giudici hanno spiegato che non hanno la possibilità di imporglielo, trattandosi di una carica elettiva. Il presidente Claudio Burlando ha spiegato cosa è successo con Giorgio De Lucchi, il tesoriere del partito, coinvolto nello scandalo. De Lucchi era anche membro del collegio sindacale di Datasiel, la Spa a totale controllo della Regione. Il Governatore non poteva dimissionarlo d'ufficio trattandosi del membro di una Spa. Poteva solo mandargli una lettera chiedendogli, per motivi di opportunità, di non rimanere al suo posto. Ma De Lucchi non ha aspettato l'arrivo della lettera, si è dimesso per conto suo.

Sicuramente il Governatore vorrebbe che l'ex capogruppo dell'Idv uscisse dal Consiglio Regionale, ma non può imporglielo. Però dopo le motivazioni del Riesame, Nicolò Scialfa, deve capire che non gli conviene rimanere in paradiso a dispetto dei santi. Solo lasciando la Regione potrebbe riacquistare la libertà. Dimostri che veramente non è attaccato al cadreghino, come del resto aveva sempre sostenuto. Lasci la politica. Ma, per carità, non torni nemmeno a scuola. Si trovi un altro lavoro.

Elio Domeniconi

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