Sanità, Toti: “Il Covid non ha gli stessi effetti di due anni fa, il governo rimetta mano alle regole”
“Il Covid è tornato a circolare, ma non ha gli stessi effetti di due anni fa. Oggi ci sono molti meno pazienti nei nostri ospedali, in Liguria solo il 30% è davvero ricoverato per il virus, il 70% entra in ospedale per altri motivi e poi scopre di essere positivo ai tamponi di routine. È il momento di cambiare approccio al Covid: il Governo rimetta mano alle regole, che non corrispondono più alla realtà”. Così il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti, in merito alla situazione della pandemia in Liguria.
“Certamente il Covid è tornato a circolare, i contagi stanno aumentando - aggiunge Toti - tuttavia non è certamente la stessa malattia che abbiamo conosciuto nel passato: solo il 30% circa dei pazienti nei nostri ospedali è ricoverata per problemi legati al virus, mentre il 70% sono pazienti ricoverati per altre patologie, completamente diverse dal Covid, risultati positivi al tampone di controllo, ma del tutto asintomatiche. Da quel momento vengono classificati come pazienti Covid, pur essendo in ospedale per ragioni che nulla c’entrano con il Covid. Oggi osserviamo un fenomeno assai diffuso ma meno severo, per cui la maggior parte delle persone contagiate ha conseguenze riconducibili a qualche giorno di febbre, raffreddore e dolori muscolari e articolari. La campagna vaccinale, fino alla quarta dose per gli over80 e le persone più fragili, protegge in modo efficace non tanto dai contagi ma dal rischio di complicanze. Credo quindi che sia l’ora di iniziare a trattare diversamente il Covid, sia nell’organizzazione ospedaliera sia nella catalogazione quotidiana sia nel regime delle quarantene, uscendo anche da questa ‘ossessione’ dei tamponi. Questo è il momento per farlo, all’inizio di un’estate nel segno della voglia di vivere e della ripresa del turismo e dell’economia. Cerchiamo di gestire il Covid per quello che è: un virus che circola molto nel paese ma che, grazie ai vaccini e alla capacità diagnostica e di cura, non comporta nella stragrande maggioranza dei casi alcuna delle conseguenze terribili che abbiamo conosciuto in passato. Invece – prosegue Toti - oggi continuiamo a considerarla come una malattia più pericolosa di quanto sia in realtà, con ospedali organizzati in funzione del virus e quindi meno efficaci nel dare risposte alle altre malattie, limitazioni in molti spazi della sanità, un sistema di tamponi che sforna migliaia di contagiati asintomatici, costretti in casa per giorni. Lo dico non avendo mai minimizzato il problema e avendo adottato in passato anche misure drastiche di chiusura, quando necessarie. Di tutto questo dovrebbe occuparsi il governo: continuare a tenere l’elmetto in testa quando il nemico all’orizzonte è molto meno temibile – conclude - credo determini limitazioni di cui il Paese non ha bisogno”.
Il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi osserva: "Omicron ed in particolare le più recenti varianti hanno una contagiosità 3-4 volte superiore ai virus che hanno circolato nelle prime ondate pandemiche e hanno perso in gran parte la capacità di replicarsi a livello polmonare. Semplificando - spiega Ansaldi - si tratta di un virus che, adattandosi all’uomo, ha perso patogenicità, o “cattiveria” se si preferisce. Un virus diverso necessita di regole diverse e - conclude - sistemi di sorveglianza incentrati sui casi severi di Covid che necessitano il ricovero".