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L'uomo dal fiore in bocca

Lo spettacolo ‘L’uomo dal fiore in bocca’ di Luigi Pirandello debutta in prima nazionale venerdì 30 settembre

alle ore 20,30 al teatro Duse.
La regia dello spettacolo, coprodotto insieme al Teatro della Toscana, è di Gabriele Lavia che ne è anche protagonista insieme a Michele Demaria e Barbara Alesse.
La scena è di Alessandro Camera, i costumi sono del Laboratorio del Teatro della Pergola, le musiche sono di Giordano Corapi, le luci di Michelangelo Vitullo.
Riprendendo la propria novella “La morte addosso”, Pirandello ne ha tratto un atto unico fra i più noti e rappresentati, uno dei capolavori del teatro del ‘900.
In un caffè notturno nei pressi di una stazione, si incontrano due persone. Un avventore che la routine quotidiana ha reso una persona un po’ sbiadita, ha perduto il treno e deve attendere quello successivo. Al caffè c’è anche un individuo un po’ singolare, “l’uomo dal fiore in bocca”, spesso seguito dalla moglie che passa in lontananza come un’ombra: quest’ultimo comincia a raccontarsi all’avventore, fino a rivelargli il suo drammatico segreto.
La vicinanza della propria fine ha reso la mente de “l’uomo dal fiore in bocca” più lucida: ha affinato la capacità d’indagare il mistero della vita, penetrarne l’essenza e riscoprirne la bellezza che gli si mostra in tutte quelle cose, apparentemente insignificanti, che riempiono ogni momento dell’esistenza.
Il regista e protagonista Gabriele Lavia dice: “L’uomo dal fiore in bocca è l’atto unico più breve di Pirandello. Forse l’opera più folgorante. Un capolavoro. Nello spettacolo, il breve atto unico è stato interpolato con “pezzi” di novelle che affrontano il tema del rapporto tormentato tra marito e moglie che viene visto con il distacco di un’ironia che rende i personaggi vicinissimi a noi”.
Dopo “Tutto per bene” e “Sei personaggi in cerca d’autore”, Lavia ribadisce il proprio interesse per Pirandello che più di ogni altro ha segnato il teatro e, di conseguenza, la cultura del nostro tempo. Anche in questo caso il denominatore comune è l’uomo con il proprio genio, le proprie debolezze, l’incomunicabilità con gli altri esseri umani e la vita, fra l’essere e l’apparire.

Paolo Fizzarotti

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