Zingaretti alla Corte
È confermato per martedì 22 gennaio (ore 20,30) al Teatro della Corte il debutto di La torre d’avorio di Ronald Harwood,
diretto e interpretato da Luca Zingaretti, al cui fianco è Massimo De Francovich. Repliche fino a domenica 27 gennaio.
Prodotto dalla Zocotoco, La torre d’avorio (qui nella traduzione di Masolino d’Amico) è interpretato anche da Peppino Mazzotta, Gianluigi Fogacci ed Elena Arvigo. Le scene sono di Andrè Benaim, i costumi di Chiara Ferrantini, le luci di Pasquale Mari.
Luca Zingaretti, nella divisa del maggiore statunitense Arnold e Massimo De Francovich nel ruolo del direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler, sono i protagonisti di La torre d’avorio (in originale Taking Sides), un’opera nella quale il britannico Ronald Harwood (premio Oscar per la scneggiatura di Il pianista di Roman Polasky) porta sulla scena il rebus morale dell’autonomia dell’arte di fronte alla politica.
Berlino 1946. È il momento della caccia ai sostenitori del caduto regime hitleriano. Gli alleati hanno bisogno di casi esemplari che diano risonanza all’iniziativa. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, vale a dire Wilhelm Furtwängler, universalmente acclamato, con Arturo Toscanini, come il maggiore direttore d’orchestra della prima metà del secolo. Inizia così un interrogatorio che il commediografo Ronald Harwood – ebreo e appassionato di musica – ricostruisce in modo molto libero, andando però sempre al cuore del problema.
Da una parte, c’è il rozzo maggiore Arnold; e, dall’altra, uno dei più raffinati artisti del Novecento: protagonisti di uno scontro che è insieme processuale, etico e culturale. I due non si capiscono perché parlano linguaggi diversi. Furtwängler non era stato nazista. Anzi, sovente non aveva nascosto di detestare la politica del Terzo Reich e non aveva mai preso la tessera del partito. Ma la sua colpa nasce dal fatto che, a differenza di molti illustri intellettuali suoi connazionali, egli era rimasto in patria e aveva svolto la sua attività in condizioni privilegiate. A suo dire, aveva scelto, pur in quei tempi durissimi, di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della cultura, convinto che questa non avesse connotazione politica. Era stato comunque attento a non compromettersi e in una occasione famosa (e fotografata) aveva anche evitato di stringere la mano a Hitler, continuando a impugnare la bacchetta con la destra. Ma ora i vincitori vogliono, se possibile, far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica. Per questo, essi affidano l’indagine a un maggiore dell’esercito che detesta la musica classica, venditore di polizze assicurative nella vita civile e quindi molto sospettoso nei confronti del prossimo; un plebeo che disprezza l’arte borghese; un giustiziere indignato dalle atrocità che ha visto perpetrare dal nazismo; soprattutto, un americano convinto dell’eguaglianza di tutti gli uomini: sia nei diritti, sia nelle responsabilità.
Mercoledì 23 gennaio alle ore 17,30 nel foyer del Teatro della Corte per le Conversazioni con i protagonisti si terrà l’incontro con Luca Zingaretti. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione per il Teatro Stabile di Genova. Conduce Umberto Basevi. L’ingresso è libero.
Per La torre d’avorio – in scena alla Corte da martedì 22 a domenica 27 gennaio 2013 - sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.
Info: 010/5342300 www.teatrostabilegenova.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.genovateatro.it
orari: feriali ore 20,30 - domenica ore 16
prezzi: 25,00 euro (1° settore), 17,00 euro (2° settore)