Lo Stabile a Napoli
Ha debuttato sabato 7 giugno in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli
"Il sindaco del rione Sanità" di Eduardo De Filippo, coprodotto dal Teatro Stabile di Genova, dal Napoli Teatro Festival e dal Teatro Stabile di Napoli. Con Eros Pagni protagonista per la regia di Marco Sciaccaluga. Unica replica domenica 8.
Realizzato in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia e il Teatro Stabile di Napoli, lo spettacolo approderà in dicembre a Genova, sul palcoscenico della Corte. Accanto a Eros Pagni, che per la prima volta si cimenta con un testo di Eduardo, Il sindaco del rione Sanità è interpretato da una numerosa compagnia nella quale convivono attori provenienti dallo Stabile di Genova e da quello di Napoli: Gennaro Apicella, Maria Basile Scarpetta, Massimo Cagnina, Angela Ciaburri, Orlando Cinque, Gino De Luca, Dely De Majo, Francesca De Nicolais, Rosario Giglio, Luca Iervolino, Marco Montecatino, Gennaro Piccirillo, Pietro Tammaro e Federico Vanni. Scene di Guido Fiorato, costumi di Zaira De Vincentiis, luci di Sandro Sussi, musiche di Andrea Nicolini.
Scritta dal Eduardo De Filippo nel 1960, Il sindaco del rione Sanità è una commedia che s’ispira a un personaggio reale, tale Campoluongo che al Rione Sanità teneva allora sotto controllo il territorio facendo da “paciere” tra gli abitanti. Ed è questo appunto il ruolo – a metà tra il capocamorra e il sostituto di una giustizia troppo sovente assente – che nella vicenda svolge Antonio Barracano (Eros Pagni), affiancato alla bisogna dalla propria famiglia e dalla complice amicizia del dottor Fabio Della Ragione (Federico Vanni).
«Il sindaco del rione Sanità – dice Marco Sciaccaluga – è una commedia complessa che mescola comico e tragico, realismo e simbolismo (anche cristologico). Un testo abitato da un protagonista, Antonio Barracano, fondamentalmente ambiguo, essendo egli insieme un capo camorra e un idealista, una sorta di Robin Hood degli ignoranti; un personaggio la cui grandezza sta proprio nella capacità di mescolare il male e il bene, il positivo e il negativo, l’alto e il basso. È in questo senso che mi accingo a metterlo in scena come uno dei testi più shakespeariani di Eduardo. A me non sembra che sia tanto una commedia radicata in una ideologia, quanto una tragedia le cui autentiche radici affondano nell’esistenza umana».
Paolo Fizzarotti