Un governo poco rosa
Balza subito all’occhio. Nel nuovo governo di Paolo Gentiloni, un cattolico, ex Margherita, e quindi nel Pd,
le quote rosa non sono affatto rispettate. O meglio, se sono rispettate alle comunali e alle regionali, e persino al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati (in maniera sbagliata perché vengono messi all’angolo uomini che di politica ne sanno, eccome), in questo caso balza la differenza di genere: oltre al presidente Gentiloni, ecco Alfano agli Esteri, Minniti del Pd, new entry agli Interni, il blindatissimo tecnico Padoan all’Economia, quindi il confermatissimo Franceschini alla Cultura, Delrio ai Trasporti, Lotti allo Sport, Martina all’Agricoltura, Costa agli Affari Regionali, lo sconosciuto Galletti all’Ambiente, quindi Calenda allo Sviluppo, De Vincenti alla Coesione Territoriale, infine lo spezzino Orlando alla Giustizia e Fedeli all’Istruzione.
Decimata la pattuglia del gentil sesso che conta solo sulla Madia alla Semplificazione della Pubblica Amministrazione, la Lorenzin del Nuovo Centrodestra confermata per la terza volta alla Salute, la Boschi alla sottosegretaria della Presidenza, la Finocchiaro ai Rapporti col Parlamento e la genovese Pinotti alla Difesa, incarico di prestigio per la donna di Sampierdarena.