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Borsino della politica

Claudio Burlando

Chi sale e chi scende tra i politici di casa nostra.

 

 

 



 

 

 

 

1-CLAUDIO BURLANDO
L'ex presidente della Regione diserta quasi sempre le sedute del Consiglio Comunale di Vernazza perché ha tanti impegni a Torriglia. Però ha voluto essere presente nella seduta che ha bocciato il piano casa del suo successore Giovanni Toti. Ha votato stop al cemento nelle Cinque Terre. Quel paradiso terrestre deve rimanere incontaminato. Qui l'ex Governatore difende l'ambiente.

2-CARLO BAGNASCO
Il Corriere della sera ha fatto fare una brutta figura a Carlo Bagnasco. Il giornale, che un tempo era il più autorevole d'Italia, ha scritto che Rapallo si è dimenticato di Anna Maria Ortese. Proprio nel giorno in sui il sindaco aveva apposto una targa in suo ricordo in uno spazio del Comune. Dato che il condominio aveva impedito di mettere la targa dove la grande scrittrice aveva abitato.

3-ROBERTO LEVAGGI
Di bene in meglio. A Chiavari la prima regata tutta femminile. A Chiavari arriverà anche il Giro dell'Appennino (Genova se l'è fatto scippare per quattro soldi). L'Entella sta ottenendo risultati strepitosi. La Marina sta risolvendo tutti i suoi problemi. E in ogni operazione l'apporto del primo cittadino è evidente. Il sindaco ha ormai conquistato tutti i concittadini.

4-ANTONIO GIBELLI
Ha modificato notevolmente (su incarico del sindaco Marco Doria) quello che aveva chiesto Stefano Balleari. Tolto ogni riferimento al convegno di Alleanza Nazionale, Che a Genova aveva lanciato l'idea di far inserire l'inno nella Costituzione. Così invece il sindaco si impegna solo alla sua valorizzazione. Una cosa ben diversa da quanto aveva suggerito il vicepresidente del Consiglio.

5-SONIA VIALE
L'assessora alla sanità voleva che Genova prendesse esempio da Milano. Dopo lo scandalo che ha travolto i maggiori collaboratori del suo amico Maroni si è spostata su Torino. E ha propiziato una collaborazione tra il Gaslini e il Regina Margherita del capoluogo genovese. Merita un plauso perché ha capito che non poteva più portare ad esempio la Lombardia. Anche se è governata dai suoi amici leghisti.

1-MARCO DORIA
Il comportamento del sindaco nei confronti della Fiera (a cominciare dai dipendenti) rende credibili i sospetti che aveva avuto l'ex presidente Sara Armella. Cioè che il Comune abbia propiziato il fallimento di quello che era il fiore all'occhiello della città. Per poter vendere i terreni. Che fanno gola a molti. E in effetti tante cose sembravano strane. Anzi stranissime.

2-GIOVANNI TOTI
Paolo Crecchi ha rivelato sul "Secolo XIX" che Giovanni Toti pensa di fare l'emblema regionale dello scazzone. A noi sembra strano perché si tratta di un pesce di fiume, sconosciuto ai più. E poi perché ha un nome che si presterebbe a facile ironia. Ci auguriamo che si tratti di una bufala raccolta nei corridoi della Regione dal pur bravo inviato speciale. Perché se fosse vero...

3-MATTEO ROSSO
Il "Secolo XIX" ha pubblicato una lettera (firmata Anna Maria Sdraffa) in cui si avanza il sospetto che il leader dei Fratelli d'Italia si sia opposto al prolungamento della consulenza (a titolo gratuito) del prof. Michele Angelo Carella perché in occasione delle Regionali il luminare, che tutto il mondo ci invidia, si era schierato a favore di Raffaella Paita. Speriamo che non sia così.

4-STEFANO MAI
Assessore regionale alla pesca è andato a Roma per essere ricevuto dal sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola. Perché con l'accordo bilaterale Italia-Francia l'Italia corre il rischio di lasciare alla Francia tutti i pregiati gamberoni. Credendo di essere spiritoso Mai ha donato ad Amendola un gamberone di pelouche. Ma quella dei gamberoni è una cosa seria.

5-FRANCESCO BELSITO
L'ex tesoriere della Lega, ora vicepresidente del nuovo Msi querelato da Roberto Maroni, querelato dal Governatore lombardo perché aveva dichiarato al giornalista di "Panorama" Giacomo Amadori che aveva preso una tangente da 54 milioni di euro (in due valigette) per aver favorito un appalto in Libia si è difeso dicendo che erano voci che circolavano. Ma le accuse non possono basarsi sulle voci. Altrimenti si rischia la querela.

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