Berlusconi, un'uscita da gregario
Silvio Berlusconi: "Meno tasse, meno Stato, meno Europa". L'orologio non s'è fermato al 1994.
S'è fermato l'ex Cavaliere che, come un disco rotto, ripete i punti, gli stessi, del suo eterno programma. Tutte cose che non gli è mai riuscito di fare. Colpa di alleati sbagliati, Casini e Fini, colpa dei magistrati. Tutto vero. Ma soprattutto colpa sua. E il fallimento è già scritto sui libri di storia. Ed è patetico rivederlo oggi riparlare delle stesse cose, promettendo alla folla un sicuro successo. E non perché l'impresa potrebbe non essere impossibile, anche se bisogna essere dotati di una discreta immaginazione per crederci. È proprio lui a non essere più credibile. Lui, l'uomo che gettò la sfida alla politica, che fondò un partito e vinse l'elezioni con una maggioranza schiacciante. Lui nato leader, ora urla da un palco non suo. Perché sarebbe troppo rischioso riempire una piazza con solo il suo nome. Perché, in realtà, non ha nulla di nuovo da annunciare.
A Bologna è nata una nuova destra, è lo slogan di questa domenica di novembre. Non è vero nulla. Di vero c'è solo Salvini che ha fatto una prova di forza. E, sulla carta, sembra essergli riuscita. Ha costretto Berlusconi a fargli da gregario. E il vecchio e stanco ex presidente del Consiglio s'è accodato al nuovo capo dell'ex centro destra. Nella liturgia di una manifestazione politica ha accettato il ruolo di comprimario, testimoniando così la propria debolezza. Non sono più i tempi in cui l'Umberto Bossi tutti i lunedì andava a cena ad Arcore. E la Lega era un alleato - spesso scomodo - ma che portava quei voti del Nord che Forza Italia non era mai riuscita a prendere. Perché votata a recitare il ruolo di partito moderato, attento a non far storcere il naso ai liberali, a non turbare il sonno dei moderati.
Salvini parla duro alla pancia del Paese. Batte il territorio quotidianamente con la velocità di un alfiere sulla scacchiera. Non gliene frega nulla d'esagerare, dalla Le Pen a Casa Pound, nemmeno i rigurgiti del fascismo e del nazismo lo imbarazzano. Per farsi capire gli basta una ruspa. Arriva prima su ogni argomento, più attento dell'Ansa. È ogni giorno il primo a sedersi su un argomento e non abbandonarlo fino a sera, passando da un canale televisivo all'altro, strappando consensi a tutti quelli che non ne possono più, che mica sono convinti che l'immigrazione sia un'opportunità, che non si sentono difesi dallo Stato, che non capiscono perché se uno spara a un ladro lo deve risarcire e rischia perfino la galera.
In tutto questo Berlusconi non c'è più da tempo. Il suo pensiero è come alcune temperature: non pervenuto. Ha ragione ad avercela con Renzi che nessuno ha eletto, ma la cosa che più agita le notti dell'ex Cavaliere è che questo premier abusivo sta facendo tutto quanto lui avrebbe voluto fare. E la cosa gli brucia come una sigaretta spenta male.
Ora, non può fare altro che pedalare in mezzo al gruppo. Come un bravo gregario che deve proteggere il suo capitano e portarlo alla vittoria. E la cosa, ovviamente, colpisce. Perché mai Berlusconi ha accettato che qualcuno potesse mettersi al suo piano. E fa pensare il nuovo ruolo di Forza Italia all'interno di una compagine che deve dividere con Fratelli d'Italia. Praticamente con nessuno. Nonostante la grinta della Meloni e il successo personale che lei riesce a raccogliere. Per quanto Silvio Berlusconi riuscirà a pazientare?
Nicola Forcignanò
(ex vicedirettore Il Giornale di Berlusconi)