Il silenzio di Cassinelli
In questo periodo in Forza Italia si è parlato di tutti, fuorché di Roberto Cassinelli. Eppure ancora giovane.
Ed era un parlamentare, a fianco di Sandro Biasotti. E avrebbe potuto entrare a Montecitorio nella legislatura precedente se l'allora onnipotente Claudio Scajola, forse per giochini fatti a livello nazionale, avesse optato per il seggio di Bari invece che per quello di Genova.
Cassinelli, potente avvocato civilista (nel suo studio lavorano 14 legali), persona sicuramente per bene, figlio d'arte (suo padre Giorgio aveva convinto a entrare nel PLI il giovane promettente Alfredo Biondi), sarebbe tornato sicuramente in Parlamento se Berlusconi non avesse imposto come capolista il "romano de Roma" Augusto Minzolini, che gli era stato amico quando dirigeva il telegiornale del TG1.
Minzolini all'epoca aveva dichiarato pubblicamente: sarò un senatore di Genova, prenderò casa a Genova. Poi invece non si è più visto.
Non solo: Minzolini è stato condannato in appello per aver usato la carta aziendale della Rai per cene personali (ostriche e champagne) e per la Legge Severino, se la pena verrà confermata in Cassazione, sarà dichiarato decaduto (come era accaduto allo stesso Berlusconi).
A febbraio Minzolini, in una lunga intervista-sfogo al Fatto Quotidiano, aveva dichiarato che non avrebbe aspettato la sentenza della Cassazione, si sarebbe dimesso da senatore, sarebbe tornato in Rai.
Ebbene, siamo quasi a ottobre e non è successo nulla. Minzolini è ancora a Palazzo Madama. La Cassazione non si è ancora pronunciata.
A questo punto Cassinelli cosa dovrebbe fare? Essendo una persona educata, se ne sta zitto. Quando era entrato in politica, nel vecchio partito liberale di suo padre Giorgio (e di Alfredo Biondi), non immaginava certo una politica di questo genere.
Questa politica non fa per lui.
Elio Domeniconi