Il Partito Democratico cerca un leader
Per la segreteria regionale arriverà un commissario da fuori, perché in Liguria non sono stati capaci
di trovare un personaggio che mettesse tutti d'accordo. Ormai il partito si è sbriciolato in tante correnti. Non c'è più un leader.
Marta Vincenzi, magari, non piaceva a tutti. Però aveva il carisma del leader. Era riuscita persino ad arrivare al Parlamento Europeo, cioè a prendere voti in altre regioni. Prima donna a reggere Palazzo Tursi.
Anche Claudio Burlando era criticato, si è parlato addirittura di "burlandismo", Enzo Biagi l'aveva definito "un gerundio". Però il suo curriculum è eccezionale: sindaco, deputato, ministro, governatore (per due mandati). Era un Capo.
Burlando ha preferito farsi da parte, perché era sicuro di lasciare il posto a Lella Paita. La Super-Marta è stata rottamata, travolta dall'alluvione, come se fosse tutta colpa sua.
Ora abbiamo due ministri, e dicasteri importanti. Roberta Pinotti è entrata nel governo, perché all'ultimo momento è salita sul carro del vincitore, Matteo Renzi. Ma alle Primarie era arrivata solo terza, dopo Marco Doria e Marta Vincenzi, in Liguria non era certo considerata una leader.
Lo spezzino Andrea Orlando è diventato Ministro di Grazia e Giustizia pur avendo solo la maturità scientifica, quindi senza alcuna competenza giuridica. Se la cavicchia, perché ha tanta buona volontà, ma non è certo un Guardasigilli di peso.
Il vero dramma, però, è a Genova. Tra i parlamentari non c'è un capo carismatico. Mario Tullo si distingueva ma solo per la grande passione. E oggi deve pensare soprattutto alla salute. Continua a dettare legge la grande sconfitta delle Regionali, Raffaella Paita, si è fatta nominare capogruppo in Regione e questo ci sembra assurdo perché in genere chi perde fa un passo indietro. In tanti nel PD vorrebbero liberarsi della moglie di Luigi Merlo, ma con chi sostituirla? Il più potete sembra Sergio Rossetti, figuriamoci. Il presidente del Consiglio Comunale Giorgio Guerello non è stato nemmeno presentato alle Regionali.
Sergio Cofferati e Luca Pastorino,, contrari alla Paita, hanno preferito andare a combatterla in un altro partito, invece di restare a criticarla nel Pd. Ma un PD che si affida ancora alla Paita (che non ha saputo vincere e non ha saputo nemmeno perdere) non può essere un partito vincente.
Strano che i "compagni" non l'abbiano ancora capito.
Elio Domeniconi