Giovanni Toti rischia grosso
A poco a poco Giovanni Toti se ne sta convincendo. Così rischia di sbriciolare ancora di più Forza Italia.
Non ha mantenuto le promesse che aveva fatto in campagna elettorale. Ha scontentato troppe persone (per accontentarne una...). Ha provocato all'interno di Forza Italia un'atmosfera di sfiducia che potrebbe portare alla rivolta.
I capi di questa ribellione sono tra i più importanti del partito. Sono due dei tre eletti. Marco Scajola ha avuto il contentino dell'assessorato e se ne sta in stand-bay. Ma Angelo Vaccarezza e Claudio Muzio non nascondono il loro malcontento e l'hanno già detto al Governatore.
Vaccarezza e Muzio non sono due personaggi qualunque. Sono i due trionfatori delle Regionali. L'ex presidente della Provincia di Savona è stato il più votato in Liguria di Forza Italia, ha il record delle preferenze. Il sindaco di Casarza, partito come illustre sconosciuto, ha sbaragliato il campo nella provincia di Genova, ha strabattuto le due grandi favorite, Lilli Lauro, che aveva l'appoggio del coordinatore regionale Sandro Biasotti e Raffaella Della Bianca, consigliera uscente, che aveva sperato addirittura in una candidatura alla presidenza (aveva creato una propria lista).
Toti, se è intelligente (e sicuramente lo è) non può catalogare come maldipancia la ribellione di Muzio e Vaccarezza. La sua maggioranza è appesa a un filo. Per questo Toti avrebbe dovuto tenere unito il partito, invece di disgregarlo ancora di più. Con queste divergenze interne (provocate dal suo comportamento, sia chiaro) corre il rischio di finire in minoranza alla prima occasione. E il Governatore non creda di avere l'appoggio incondizionato della Lega anche se ha fatto di tutto per accontentare Matteo Salvini, è una giunta verde, non è certo una giunta azzurra. Perché Salvini non si preoccupa di tenere in piedi questa maggioranza. Le Regionali hanno confermato la leadershipin Liguria. Se si andasse a nuove elezioni, vincerebbe la Lega. E Edoardo Rixi farebbe il presidente.
Ci pensi Giovanni Toti, ci pensi.
Elio Domeniconi