Ecco cosa puo' succedere nel centrodestra
Non ci voleva certamente un genio per capire che le liste di candidati del centrodestra alle elezioni uscite
nei giorni scorsi sui giornali non sarebbero state quelle definitive.
Erano infatti, quelle liste, quelle uscite dal vertice con Giovanni Toti e Sandro Biasotti, non quelle del tavolo nazionale, l'unico che decide in ultima istanza, una sorta di Cassazione delle liste, dove i rappresentanti liguri non sono rappresentati in alcun modo.
E il più intelligente di tutti, come spesso gli capita, è stato l'assessore Giacomo Raul Giampedrone che si è chiamato fuori da solo, mentre altri ed altre (non tutti, a dire il vero) andavano in giro col petto in fuori sentendosi già onorevoli.
La storia è semplice e raccontabile in tre punti.
Primo: i sondaggi danno il centrodestra col vento in poppa e in Liguria più in poppa che altrove, con la possibilità di fare cappotto. Ergo: i seggi liguri sono ambitissimi.
Secondo: Giovanni Toti può legittimamente battere i pugni sul tavolo perchè ha vinto tutto da quando è qui, compresi posti dove il centrodestra non aveva mai vinto.
Terzo: le carte però torna a darle Silvio Berlusconi e, in questo momento, i rapporti fra il Cav e il governatore ligure non sono certo al massimo storico, per usare un eufemismo.
Alcune scelte, come la partecipazione al raduno di Pontida e i rapporti troppo calorosi con Matteo Salvini non sono mai state perdonate fino in fondo dal Cavaliere al suo ex delfino.
Da un lato, Berlusconi sa che non può rischiare di perdere i seggi liguri, mettendosi contro Toti. Dall'altro, non vuole assolutamente una pattuglia troppo corposa di "totiani doc" in Parlamento che rispondano più al governatore che a lui.
Quarto: se quando Forza Italia e il centrodestra erano al minimo storico ligure, comunque Arcore e il "tavolo nazionale" hanno imposto due paracadutati come Augusto Minzolini e Giorgio Lainati, lasciando tutto il centrodestra, Lega compresa con il solo Sandro Biasotti come rappresentante, figuriamoci cosa può succedere oggi che sono al massimo e quindi la Liguria viene vista legittimamente come "portatrice d'acqua", come è sempre avvenuto per il Pci e i suoi eredi per Emilia-Romagna e Toscana.
E' certamente ingiusto, ma con leggi elettorali come queste, senza preferenze e fatte solo per imporre i preferiti dai capi, è altrettanto certamente così.
Quinto: occorre tener conto degli alleati, visto che i seggi non vanno tutti a Forza Italia.
E il riparto nazionale delle candidature prevede quote ben precise, non rispettate dai foglietti usciti dal vertice in Regione.
Quindi, la lista uscita da piazza De Ferrari, con ogni probabilità, è carta straccia. Almeno in parte.
Certo, un'idea come quella di candidare il leader Udc e socio fondatore di "Noi con l'Italia" Lorenzo Cesa nel collegio di Imperia è surreale.
Da un lato perché in quel collegio il nome di Marco Scajola è il migliore di quella lista, sia per capacità, sia per radicamento territoriale, sia per tradizione familiare, sia per educazione e capacità di rapportarsi con il prossimo.
Dall'altro perché l'imposizione di Cesa parrebbe assurda per un partito, importantissimo per la coalizione, che sul territorio può vantare addirittura due candidati potenzialmente molto forti come il consigliere regionale spezzino Andrea Costa nel collegio 6 della Camera ed Armando Ezio Capurro nel collegio 3 del Senato, radicatissimi nei rispettivi territori.
Insomma, lo sfregio sarebbe innanzitutto a "Noi con l'Italia" ligure e non è pensabile che Raffaele Fitto, che al tavolo nazionale è seduto saldamente, lo permetta.
E se la Lega, con Edoardo Rixi fortissimo a livello nazionale, si autogestisce e non ha problemi, anche per Fratelli d'Italia si aprirà un caso.
Il coordinatore regionale Matteo Rosso, con un atto nobilissimo, ha scelto fin dall'inizio di chiamarsi fuori dalla corsa per Roma, anche se sarebbe stato il candidato naturale.
L'assessore Gianni Berrino resterà probabilmente in Regione, anche per non far perdere un seggio al suo partito.
E allora potrebbero saltar fuori i nomi di Pier Paolo Pizzimbone, ex parlamentare azzurro oggi coordinatore savonese dei meloniani; del vicesindaco Stefano Balleari, che molti vorrebbero a Roma e dell'avvocato Antonio Oppicelli, che oggi guida il consiglio di amministrazione delle scuole comunali Fulgis ed è combattuto fra l'ipotesi romana e la gioia di vedere giornalmente la sua collega di Cda Barbara Grosso, che praticamente trasforma ogni seduta del Fulgis in una galleria d'arte.
Un punto di ricaduta potrebbe essere quello di candidare in Liguria il commissario dell'agenzia regionale per il turismo In Liguria Carlo Fidanza, che è lombardo e sarà candidato, nella nostra regione anziché in Lombardia.
E allo stesso modo, dalle liste di Berlusconi potrebbero uscire nomi al momento non previsti: da quello di Giancarlo Vinacci, che come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, sarebbe praticamente certo e dipende solo dall'accettazione dello stesso Vinacci, a quello di Elisa Serafini, che si è chiamata fuori, ma che potrebbe essere scelta comunque perché è perfetta per l'identikit "giovane-telegenica-tecnologica-smart" cercato dal Cavaliere; da quello del sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco, che al momento sarebbe ineleggibile, ma che potrebbe rientrare in una sanatoria prevista al ministero degli Interni che sta portando moltissimi sindaci a candidarsi "comunque", fino ad Anna Pettene, che è rimasta molto defilata e non sta sgomitando, che ha avuto l'unica uscita pubblica recente a fianco di suo marito Edoardo Garrone domenica allo stadio in un trionfo di colori, ma che potrebbe essere un nome a sorpresa con molte caratteristiche che vanno a genio alla nuova generazione che sogna il Cav.
O altri nomi ancora, finora rimasti coperti: azzurri storici ma ancora giovani messi in naftalina negli ultimi tempi o persone "d'area" provenienti dalle professioni e dalla società civile mai prese in considerazione.
Oppure, paracadutati veri.
Ecco, il vero rischio a intestardirsi sul primo foglietto di nomi e a tirare troppo la corda è proprio questo.
E, da sempre, il meglio (ammesso e non concesso che sia il meglio) è nemico del bene.
La Puntina di Massimiliano Lussana