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Il terrorismo tra noi

Dino Frambati

E' terribile affermarlo ma è la verità: in questa fase storica stiamo convivendo con una sorta di guerra globale

che ci ha dichiarato il terrorismo e che è dentro casa nostra.
Lo indicano Stoccolma, Londra, Nizza, Parigi ed altri luoghi che ci sono cari e dei quali stiamo osservando immagini dove appaiono sconvolti. Dalla via pedonale della capitale svedese alla Promenade des Anglais, sono posti che ricordiamo bene; ci abbiamo trascorso ore e giorni di vacanze e girato come facciamo con via XX Settembre o la Galleria di Milano o via del Corso a Roma.
E' agghiacciante ammettere che il fanatismo folle e sconsiderato, che è germogliato decenni fa, nel nome di una giusta richiesta di dare terra ai palestinesi, è degenerato in un qualunquismo assassino che colpisce nel mucchio ed è incontrollabile ormai dagli stessi che lo hanno radicato.
In nome della religione si è sparso odio: una bestemmia.
Ma purtroppo ormai su tanti disperati, fanatici, incolti ed emarginati ha aperto nella mente delle falle che difficilmente si riusciranno, almeno a breve, a colmare. Decenni di cultura fanatica non si educheranno certo in pochi anni e fino ad allora dovremo sottoporci a controlli asfissianti per salire a bordo di un aereo, per entrare in luoghi pubblici, per partecipare a manifestazioni e quando non saremo sottoposti a tali controlli avremo terrore a guardare il nostro vicino o ad ogni rumore di camion, temendo possa avvenire una strage.
Atroce, ma questa è la realtà. Possiamo organizzarci militarmente, fare investigazione preventiva, porre divieti e limitazioni ma, dall'11 settembre in poi, abbiamo capito che il terrorismo trova comunque un varco, ha fantasia illimitata, odia il mondo e tutti noi e non gli importa neppure se sparge sangue del suo simile.
Per il mondo del terrore la vita vale zero e cerca solo di uccidere più persone possibile perché vede negli altri esclusivamente nemici.
Le Brigate Rosse avevano una logica, assassina ed errata, ma avevano una logica; questo terrorismo non ne ha ma è spaventoso, ben più sanguinario e combatterlo è assai difficile se non impossibile; lo si può solo cercare di limitare.
Per vincerlo occorreranno anni, forse generazioni perché ormai è fatto di schegge impazzite e solitarie che non hanno fronti contro cui combattere. Gli assassini sono in mezzo a noi, con noi, sono quelli della porta accanto, accecati all'improvviso da un fanatismo del nulla.
Certo che avere vertici di Paesi importanti come il coreano folle o satrapi che governano di qui all'eternità e non vengono abbattuti, come in Siria, perché la primavera araba, che in effetti è inverno ed inferno, ha creato situazioni persino peggiori delle dittature, è spaventoso.
Da un senso di impotenza e paura angoscioso.
Trump ha provato a colpire duro; dare una lezione a Assad. I missili, le bombe, le armi sono sempre cose orrende ma tuttavia chi, nel terzo millennio, usa metodi che usò Hitler appare difficilmente battibile con le armi della politica e della diplomazia.
Cercherò, lunedì prossimo, nel mio solito editoriale del lunedì a Telegenova, di inquadrare la situazione dopo questi eventi degli ultimi giorni.
Proverò a farlo cercando di evitare i tanti luoghi comuni e discorsi da Soloni che ho ascoltato su tali eventi e chi li ha fatti o li sta facendo, dovrebbe anche capire come nessuno di noi è escluso da potenziali eventi terroristici; né loro, né noi.
Dobbiamo essere consapevoli che stiamo attraversando un momento storico di estrema difficoltà e complessità e dal quale non è facile uscire.

Dino Frambati

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