Piu' lavoro, meno soldi
Si lavora di più, ci si impegna, aumenta la fatica, diminuiscono vertiginosamente i guadagni.
Il lavoro copre appena le spese mentre, nella maggior parte dei casi, l'attività è addirittura in perdita e mina i guadagni di una vita. Triste ma realistico quadro dell'economia italiana, che viene mestamente ma anche preoccupantemente confermata dai dati di queste ore. Aumentano i licenziamenti che nel 2016 hanno sfiorato quota 900 mila, una volta e mezza gli abitanti di Genova, e sono aumentati di quali sei punti percentuali sull'anno prima, a dispetto dei dati positivi che fornisce la classe politica dirigente. E il dato appare inoppugnabile visto che proviene dal Sistema delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro. Per contro si lavora di più. Anche 12 ore al giorno. Lo fanno gli autonomi, e questo è un po' tradizionale in quanto lavorando in proprio non esistono orari, feste e persino ammalarsi è un lusso che non ci si può concedere, ma anche i dipendenti che operano soprattutto nel settore dei servizi. Reperibilità, timore che rifiutare di andare oltre l'orario di lavoro con medesima paga possa far perdere il posto visto che c'è la fila di persone disposte a lavorare a qualunque condizione pur di avere un seppur misero stipendio, le cause. E trionfa il part time all'insegna del meglio poco che niente. Questa è l'Italia del terzo millennio, quella erede delle conquiste sociali, del salario “variabile indipendente”, dei diritti dei lavoratori e del conseguente Statuto tra i più evoluti del mondo. Nel frattempo vola il terzo mondo; i paesi dove si pagano un dollaro al giorno i lavoratori e le tutele sono quasi nulle, se non addirittura nulle. Una nuova forma di schiavismo che però sembriamo privilegiare acquistando merce senza chiederci come fa ad essere tanto low cost e comprando ciò che costa quattro soldi soltanto per la sua economicità, senza voler pensare a cosa c'è sotto. L'ingiustizia sociale si è globalizzata e qui si fa demagogia spicciola da parte di molti che non sanno cosa vuol dire lavorare perché non lo hanno mai fatto ma sull'argomento pontificano, chiedendo tutele massime che, alla fine, partoriscono aziende chiuse, posti persi, decentramento, esuberi. Ma attenzione i dai di cui sopra indicano che la gente è disposta a lavorare pur di avere reddito. Ed in tempi di fame come questi buon senso indica, pure con...obtorto collo, che è meglio qualche tutela in meno ma qualche quattrino in più per sopravvivere che essere anche a lungo senza lavoro. Altrimenti, nel giro di pochi anni, saremo una nazione di morti di fame. Di questo argomento ed altro, terrorismo e sindaco di Genova prossimo venturo, parlerò nel mio solito editoriale a Telegenova, lunedì 3 aprile, alle 19 in diretta e varie repliche a seguire.
Dino Frambati
www.dinoframbati.com
L'intervento di Dino Frambati