La sanita’ pubblica e’ la vera garanzia
Ho letto alcune delle lodevoli intenzioni della Regione Liguria per migliorare la sanità, fra le quali il progetto
di trasferire ai “privati” alcuni Servizi pubblici in Liguria.
L’auspicio, da quanto ho compreso, è che, quanto prima, la nostra Regione possa imitare il “modello Lombardia”, indice di perfezione nel rispetto dei diritti del malato, che può curarsi dove meglio crede: ovvero anche in strutture convenzionate private. Magnifico, ma …
Chi non ricorda la tragedia consumata ai danni di ignari pazienti nella clinica milanese Santa Rita? Gli orrori di quelle registrazioni, nelle quali i medici destinavano protesi sbagliate o usate e toglievano polmoni sani, solo per ottenere più rimborsi dalla Regione, non riesco proprio a dimenticarli.
Ritengo che la giusta apertura a soggetti privati nell’ambito della sanità, non possa essere vista come una panacea e non possa nemmeno calpestare in nessun modo la verità dei fatti!
I fatti sono questi: l’80% del bilancio regionale ligure viene “ingoiato” dalla sanità e nonostante questa enorme spesa, la sanità non funziona come dovrebbe! Lasciamo da parte, per il momento, l’inesistente investimento in prevenzione, vera fonte di risparmio per gli anni futuri, e riflettiamo su uno dei motivi per i quali la sanità in Liguria non funziona. Le liste di attesa sono chilometriche non certo solo per il fatto che alcune cliniche private non siano convenzionate, anzi, il rapporto sanità pubblica/privata è in alcuni casi parte della “colpa” del malfunzionamento del pubblico. Infatti, mi permetto di fare una sola domanda: sono gli stessi medici ad operare nelle strutture pubbliche e private? La risposta è sì!
E allora, come si fa ad auspicare che gli stessi professionisti, che appena possono corrono nello studio o nelle cliniche private, dedichino sempre meno tempo alla struttura pubblica, se si vogliono diminuire le liste di attesa?
Questo vale, ovviamente, sia per gli interventi chirurgici che per gli esami diagnostici (mammografie,risonanze ,TAC), fruibili in un battibaleno nelle strutture private e suscettibili di liste di attesa infernali nel pubblico.
Ma allora quale è il vero modo per tutelare i cittadini liguri (ed italiani) e fare funzionare meglio la sanità? E’ necessario guardare in faccia la realtà e procedere speditamente ad insistere per una norma che divida le carriere pubbliche e private, ovvero i medici che lavorano nel pubblico devono fare funzionare, e bene, quelle strutture. I professionisti che decidono di lavorare nel privato dovranno smettere di lavorare nel pubblico.
Susy De Martini