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La voglia del bene contro la crisi

Dino Frambati

Il terremoto martirizza il cuore geografico italiano e la neve seppellisce gente e paesi da chiederti perché 

questo accanimento della natura verso brava gente valligiana, agricoltori, persone lontane da smog e male delle metropoli e che svolge arti e mestieri di cui l'Italia ha più bisogno che di burocrati e tecnici. Anzi, di questi ultimi ne ha fin troppi e in diversi stanno dando il peggio di loro stessi, pontificando da caldi, asciutti e lussuosi salotti televisivi (miei colleghi compresi) come si doveva fare, intervenire e pulire strade e piazze dalla neve. Ma da quello che dicono si evince senza ombra di dubbio che sulla neve non saprebbero fare un metro neppure alla guida di una 4x4 munita di gomme invernali. Parlano senza sapere e non si rendono conto di dire stupidaggini. Piuttosto esaltiamo la nostra Protezione Civile, che forse è l'istituzione che funziona meglio in assoluto nell'Italia della politica triste ed incompetente e dei tecnici tutti teoria e nessuna pratica.
Non fai a tempo a riprenderti da queste notizie di maltempo, morte e devastazione che giunge quella del bus che si schianta sulla A4 a Verona Est, diventando bara per tanti giovani ungheresi. Strada percorsa mille volte, che conosco bene e ti domandi anche qui che hanno fatto di male quei ragazzi, reduci da una sciata in Francia per chiudere la loro vita così presto, quando magari potevano fare anche molto per gli altri se fosse stato concesso loro di esistere come indica la media ormai lunga dell'aspettativa di vita.
Poi c'è Trump e i black bloc che devastano vetrine e banche a Washington prima ancora di attendere che il neo eletto, con metodo e rito democratico, piaccia o no e quindi assolutamente legittimato alla Casa Bianca, abbia commesso cose terribili. Non so se sarà un presidente buono, ottimo oppure pessimo, ma so che la devastazione è pari al terrorismo: colpisce e fa male a prescindere e si accanisce contro chi non c'entra per nulla ai nodi del contendere.
E stamattina abbiamo partecipato al funerale di Franca Brignola. Ho incontrato tanti vecchi amici ed ho ripassato tanti ricordi, rinfocolati da quegli amici che, anche loro, non li hanno dimenticati. In quel libro di firme posto alla fine della chiesa, dietro a tante altre, ho scritto il mio nome ed ho aggiunto “Pierino la peste”, come mi chiamava in trasmissione ed ho anche scritto “è stato e sarà indimenticabile”. Per me, come per tanti altri.
Insomma, come sabato freddo e ventoso di gennaio c'è abbastanza da essere mesti, quasi da farsi venire le lacrime agli occhi. Ma siccome il giornalista non deve soltanto riferire, commentare, piangere, ma deve anche provare a dare speranza, ho iniziato a farlo da mercoledì scorso con una rubrica in ambito del tiggì di Telegenova rilanciata da Sergio Barello, che ci sta lavorando con il cuore . Si intitola “La buona notizia” e proporrà, ogni mercoledì, solo buone notizie, perché il bene prevale sul male e se ci si mette buona volontà e ciascuno di noi migliora se stesso, cerca di vedere e mostrare a tutti cose buone, da imitare, come fanno i nostri uomini e donne della Protezione Civile, probabilmente creeremo un volano per far fare un giro di boa alla nostra società, stanca ed avvilita da una crisi economica, sociale e morale molto forte e dove essere rassegnati è il regalo maggiore che si può fare al malessere ed al precipizio.
In fondo questa era la filosofia di “Genova allo specchio”, di Franca, che per anni supportavo come opinionista su questa linea: denunciare il male, proporre il bene.

Dino Frambati
(Vicepresidente Ordine Giornalisti Liguria)
www.dinoframbati.com 

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