Conferenza Meloni: gioia per la liberazione di Sala, avanti sulle grandi riforme e tanto Musk
Il video di Dino Frambati
Grande emozione per l’esito positivo del caso di Cecilia Sala e soprattutto per la telefonata alla madre per dirle che era libera e in volo verso l’Italia: “la più grande provata in questi anni di governo”, quest’ultima per Giorgia Meloni.
Esordisce con la brutta story della connazionale incarcerata a Teheran la tradizionale conferenza stampa annuale del primo ministro, che si è tenuta presso l’Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Quasi tre ore per 40 domande sorteggiate su 95 richieste tra giornalisti italiani e stranieri sul tema dominante (persino troppo) di Elon Musk ed i suoi rapporti con la premier e l’Italia. Che del caso Sala narra come “non c’è stato un momento di svolta ma complessa triangolazione diplomatica”, invocando la riservatezza cui è tenuto il governo in casi delicati come questi e dove, afferma Meloni, “il lavoro non è terminato ieri, i dettagli sono da discutere nelle sedi competenti”.
A dare il via alla conferenza stampa in quella sorta di anfiteatro pieno tra giornalisti e figure istituzionali, organizzata dall’Ordine dei giornalisti e Associazione Stampa parlamentare è lo stesso presidente dei giornalisti Carlo Bartoli, che coglie l’occasione per esprimere grande preoccupazione per norme che paiono restrizioni della libertà di informazione. Si deve rispettare la persona e parimenti il diritto all’informazione. “Non difendo una corporazione – insiste il massimo esponente dei giornalisti italiani - ma il diritto del cittadino a sapere. Disastrosa poi la norma sulla presunzione di innocenza. Ci confortano le dichiarazioni del presidente Mattarella e del Papa. Non c’è democrazia se non c’è giornalismo”.
Meloni, che è giornalista e lo ricorda quando saluta i “colleghi” presenti, difende le decisioni del governo: “la presunzione di innocenza è l’attuazione di direttiva europea del 2016. Il giornalista può dare notizia ma non fare copia incolla delle ordinanze ma sintesi. Sulla diffamazione raccogliamo l’auspicio della Corte Costituzionale, che prevede non più carcere ma multa che scatta se si diffonda una notizia falsa con intento di diffamare. E’ caso limite, non credo che qualche giornalista abbia questa intenzione”.
Su Musk e la tecnologia di difesa del Paese dice: “non ho mai parlato personalmente con lui di queste cose. Al governo è stata mostrata tecnologia per la sicurezza. Sono interlocuzioni che abbiamo con decine di aziende che si propongono. Fa paura Musk o le sue idee politiche? Fa più ingerenza George Soros”.
Assicura che andrà avanti con determinazione e velocità sulle riforme di premierato, autonomia differenziata, giustizia. Conferma pieno appoggio all’Ucraina e non esclude la sua presenza all’insediamento di Trump alla presidenza Usa.
Quando viene sollecitata sul tema della cittadinanza italiana ai bambini, indica il Paese come quello che “concede il maggior numero di cittadinanza ai minori che dietro loro hanno famiglia. Questa potrebbe però tornare al Paese di origine con conseguenza che il minore diventerebbe straniero”. Da rivedere secondo il capo del governo, sono piuttosto i tempi per dare la cittadinanza quando è stato acquisito il diritto.
Non conferma una sua ricandidatura; “il lavoro è faticosissimo. Non sono abbarbicata alla poltrona. Deciderò secondo i risultati e se sarò stata utile”.
Non esita sull’argomento sicurezza a difendere le forze dell’ordine “che fanno il loro dovere” e per lavoro, ceti medi in affanno, disagio sociale, taglio delle tasse, afferma che sono temi predominanti sui quale lavora il governo.
Dino Frambati
Dino Frambati