Il campo largo invade Campetto, Orlando: “Aiutateci a togliere una macchia dalla bandiera della Liguria”
Sono tanti, troppi, i sostenitori del campo largo per la stretta e breve via Scurreria. E poi ci sono i mezzi che vogliono il passo: biciclette, scooter, auto e pure un furgoncino di un supermercato. “Lasciate passare Esselunga”, ironizza qualcuno alludendo ai recenti fatti che hanno riguardato l’ex governatore Giovanni Toti.
La grande folla coglie impreparati anche gli organizzatori, ma poi arriva la decisione: “spostiamoci in Campetto”. E la piazza basta a malapena. Così la presentazione del point elettorale del candidato governatore Andrea Orlando avviene a pochi passi di distanza dalla sua sede, da quei locali di via Scurreria 24 r che erano di un centro ottico.
Accanto all’ex ministro ci sono ovviamente i segretari PD Davide Natale (regionale) e Simone D’Angelo (cittadino). Poi la deputata Valentina Ghio, i consiglieri comunali Alberto Pandolfo, Claudio Villa, Fabio Ceraudo e Cristina Lodi, i consiglieri regionali Ferruccio Sansa, Giovanni Pastorino e Fabio Tosi. Presenti anche volti storici: Claudio Burlando, Sergio Cofferati, Graziano Mazzarello, Alessandro Repetto, Giorgio Guerello. C’è pure il fondatore della Gigi Ghirotti, il prof. Franco Henriquet.
Orlando parte dalla vicenda giudiziaria di quest’estate: “Aiutateci a cancellare una macchia dalla bandiera della Regione Liguria. Si dice sì, in fondo la montagna ha partorito un topolino. Spieghiamolo ai liguri: se tu prendi tre anni o due anni con il patteggiamento, vuol dire che la pena poteva essere in triplo. Chi è che direbbe che si tratta di un topolino?”.
Poi si rivolge ai giovani: “Aiutateci a farvi restare e a costruire le condizioni per restare. Noi vogliamo che le imprese siano scelte sulla base della loro competitività, che le persone siano selezionate sulla base del loro merito, che le persone siano guardate come ha detto Ilaria (Gibelli di Liguria Pride, ndr), negli occhi e non nel conto corrente. Vedete, vogliamo una società dove sia premiata l'intelligenza, non la furbizia”.
L’ex ministro prosegue tirando in ballo il viceministro al Mit: “Ieri Rixi, uno che si è sottratto alla competizione, ha spiegato attorno al tema della Gronda che i soldi dello Stato non possono andare a Autostrade, perché ci sono le leggi della sinistra. Lo impediscono i trattati europei. Secondo Rixi, la sinistra ha scritto da sola anche i trattati europei? Non si può prendere così in giro i cittadini”.
Sulla cultura: “Io credo che dovremmo lavorare per fare in modo tale che la parola cultura non sia un'appendice della parola turismo. La cultura è l'elemento che deve caratterizzare l'identità di una terra, costruire i legami con il resto del mondo. Per questo è un impegno facile da prendere: se sarò eletto, nominerò un assessore alla cultura”.
Per Orlando occorre puntare sull’industria: “Senza industria, tecnologia, sapere, valore aggiunto tecnologico non ci sarà lavoro di qualità. E se non ci sarà lavoro di qualità, la possibilità di tenere qui i nostri giovani, le nostre ragazze e i nostri ragazzi non ci sarà. Ecco perché dobbiamo fare questa battaglia e difendere i presidi industriali che ancora ci sono e che costituiscono ancora delle eccellenze importanti nel nostro Paese”.
Poi arriva la stoccata al concorrente: “Ieri il sindaco Bucci, rispondendo a una domanda sul fatto che la Liguria cresce meno da molti anni rispetto al resto del Nord-Ovest, ma che in questi tre mesi è andata indietro rispetto ai numeri dell'occupazione, ha detto che forse i 14.000 posti in meno si sono persi tutti a Savona (città governata dalla sinistra, ndr). Una città di 60.000 abitanti avrebbe perso 14.000 posti di lavoro? Siamo seri nell'interesse della Liguria”.
E in fine l’appello ai sostenitori: “Vi prego, non risparmiatevi. Da oggi incomincia una partita breve e difficile, ma che davvero può cambiare la storia della nostra regione. Tutte e tutti insieme ce la possiamo fare. Anzi, vi dico: ce la faremo”.
Il discorso del candidato governatore Andrea Orlando
Quasi la metà non sono andati a votare alle ultime elezioni regionali. Sono giovani, sono persone che sono rimaste indietro, sono persone che non si aspettano più niente dalla politica, perché sono rimaste deluse. Ora io voglio dire una cosa semplice: dateci un'apertura di credito incondizionata, perché spesso la politica non li ha saputi ascoltare. Gli diciamo una cosa specifica, mirata, precisa: aiutateci a cancellare una macchia dalla bandiera della Regione Liguria. Ai giovani vogliamo dire: aiutateci a farvi restare e a costruire le condizioni per restare. Sbagliando si è detto che si trattava di giustizialismo o di moralismo. No, noi vogliamo battere un'idea di società nella quale per andare avanti deve avere amici dentro le istituzioni o finanziare le campagne elettorali di qualcuno. Noi vogliamo che le imprese siano scelte sulla base della loro competitività, che le persone siano selezionate sulla base del loro merito, che le persone siano guardate come ha detto Ilaria (Gibelli di Liguria Pride, ndr), negli occhi e non nel conto corrente. Vedete, vogliamo una società dove sia premiata l'intelligenza, non la furbizia. E vogliamo una società nella quale ci sia rispetto per la dignità di tutte e di tutti. Non è moralismo, non è giustizialismo, è la condizione per avere una società che sia prospera e libera.
Vedete, le regole della correttezza non sono state pensate in astrato, sono funzionali a far sì che una la città possa vivere ed avere un futuro. E noi in questi giorni misuriamo il rischio di una sottovalutazione di quello che è successo in Liguria. Si dice sì, in fondo la montagna ha partorito un topolino. Spieghiamolo ai liguri: se tu prendi tre anni o due anni con il patteggiamento, vuol dire che la pena poteva essere in triplo. Chi è che direbbe che si tratta di un topolino? È grande il danno reputazionale, ci vorrà fatica e lavoro per superarlo, ma io credo che dobbiamo essere tutti preoccupati soprattutto per il danno amministrativo che rischia di determinarsi. C'è un rischio di stallo che noi non vogliamo. E guardate, se non bastasse la vicenda giudiziaria, che chi abbia frequentato la pubblica amministrazione sa che, presto o tardi, avrà degli effetti sul funzionamento della macchina. Se non bastasse questo, Noi contemporaneamente in questo momento abbiamo un comune in campagna elettorale con metà della sua Giunta e due autorità portuali decapitate. Nel momento in cui dovrebbe essere massimo lo sforzo per realizzare le condizioni di utilizzare tutte le risorse del PNRR.
Io non so se sanno fare, direi di no, sicuramente non hanno alcun senso delle istituzioni. E noi lo dobbiamo avere anche per loro. Ma vedete, in una situazione così difficile, perché la situazione è difficile, quello che non si può fare è prendere alla leggera i problemi della Liguria. E allora la prima cosa che voglio dire a tutti, i competitori, a tutti gli sfidanti, a tutti quelli che correranno, a tutti: non riduciamo al ridicolo la campagna elettorale. E parliamo seriamente dei problemi della Liguria. Guardate, io voglio fare questo che non assomiglia a quello che è successo sin dalle prime battute. Ieri il viceministro Rixi, uno che si è sottratto alla competizione, ha spiegato attorno al tema della Gronda che i soldi dello Stato non possono andare a Autostrade perché ci sono le leggi della sinistra. Lo impediscono i trattati europei. Secondo Rixi, la sinistra ha scritto da sola anche i trattati europei. Non si può prendere così in giro i cittadini. Dobbiamo rispettare le cose e i fatti e spiegare esattamente quali sono i termini delle questioni. Ieri il sindaco Bucci, rispondendo a una domanda sul fatto che la Liguria, che cresce meno da molti anni rispetto al resto del Nord-Ovest, ma che in questi tre mesi è andata indietro rispetto ai numeri dell'occupazione, ha detto che forse i 14.000 posti in meno si sono persi tutti a Savona. Una città di 60.000 abitanti avrebbe perso 14.000 posti di lavoro. Siamo seri nell'interesse della Liguria. Siamo seri. Essere seri, bisogna almeno partire da alcuni elementi di carattere condiviso. Il primo, io vorrei un confronto. Per mettersi d'accordo, a me non interessano le colpe, le colpe ognuno darà le sue, ma per dire alcune cose. Come si può negare che la Liguria ha in questo momento una crisi demografia? Come si può negare che negli ultimi anni la qualità del lavoro per i giovani è peggiorata e molti giovani se ne sono andati? E come si può negare di fronte ai 500 giorni di attesa in una lista per una visita cardiologica che la sanità non funziona? Allora, come si può negare, guardando agli ultimi 10 anni, che non è accaduto assolutamente niente per migliorare le condizioni della mobilità della Liguria rispetto alle altre realtà? Abbiate pazienza. Forse se c'è qualche aereo e qualche treno in meno rispetto ai 10 anni, ma non c'è nessuna infrastruttura in più. Nessuna. E questi dati di fatto sono l'oggetto del confronto che dovremmo avere per provare a competere sulle soluzioni e sulle proposte. Noi lo faremo, presenteremo un programma nelle quattro province, chiederemo ai cittadini, alle imprese, alle associazioni di darle il loro contributo prima di presentarli in via definitiva.
Spero che lo facciano anche gli altri. Mi auguro che lo facciano anche gli altri, perché vedete è importante la Liguria che vince, è importante la Liguria che ha orgoglio, ma poi è anche importante guardare la Liguria che non ha vinto, che non ce l'ha fatta, che è rimasta indietro, perché le regole del gioco spesso erano truccate, perché nella vita non tutti sono vincitori, perché si può vincere, si può fare pareggiare. E tutti hanno diritto di accedere alla sanità e tutti hanno diritto di accedere allo Stato Sociale e tutti hanno diritto ad un salario dignitoso e a condizioni di lavoro umane. Io credo che dovremmo lavorare insieme per fare in modo tale che si superi un dato di cui nessuno parla: il 10% di evasione scolastica dei bambini delle nostre scuole. E lo dovremmo fare in un momento in cui in Italia si ricomincia a parlare di classi differenziate. Chi alla mia età si ricorda che cos'erano le scuole speciali, chi ha la mia età si ricorda che cosa volevano dire i ghetti dove si mettevano le persone che avevano avuto dei problemi nella propria infanzia. Noi non vogliamo tornare lì, questa destra ci vuole riportare lì. E noi vorremmo, per esempio, che sulla metropolitana di Genova ci fosse un avviso acustico che indica le fermate, che oggi non c'è, perché i non vedenti hanno diritto, come noi, di sapere qual è la fermata alla quale è arrivata la metropolitana.
E vogliamo fare una proposta che parli a tutta la Liguria, a tutta la Liguria che lo vorrei ricordare a tutti e a tutti. Va da Ventimiglia a Luni, da Ventimiglia a Luni. Non faremo soltanto la critica a ciò che c'è, faremo una proposta e metteremo al centro della nostra proposta un'idea diversa della crescita del turismo che vogliamo, un'idea diversa della logistica che vogliamo, ma soprattutto un'idea di reindustrializzazione della nostra regione. Perché senza industria, tecnologia, sapere, valore aggiunto tecnologico non ci sarà lavoro di qualità e se non ci sarà lavoro di qualità la possibilità di tenere qui i nostri giovani, le nostre ragazze e i nostri ragazzi non ci sarà. Ecco perché dobbiamo fare questa battaglia e difendere i presidi industriali che ancora ci sono e che costituiscono ancora delle eccellenze importanti nel nostro Paese. Tanti sono, tanti, quelli a cui la Regione in questi anni non ha mai saputo né voluto guardare. Io credo che dovremmo lavorare per fare in modo tale che la parola cultura non sia un'appendice della parola turismo. La cultura è l'elemento che deve caratterizzare l'identità di una terra, costruire i legami con il resto del mondo. Per questo è un impegno facile da prendere: se sarò eletto, nominerò un assessore alla cultura. Io penso che parlare a tutta la Liguria, certo a quella delle grandi città, ma anche a quella delle aree interne alla quale non si è guardato. Alle quali voglio dire una cosa semplice se volete sapere cosa pensa il mio avversario delle aree interne, andate a vedere l'esperienza dell'area metropolitana di Genova. E quale è stato il rapporto tra i comuni dell'area metropolitana di Genova e la città. Ma noi delle aree interne non abbiamo bisogno perché ci sono tanti voti, non ci sono tanti voti, ma perché da lì c'è la possibilità di ricostruire un turismo e un'idea di turismo diversa che decongestioni la linea di costa che consenta a crescere ad altre comunità e che soprattutto consenta di mantenere ciò che la Liguria è una pluralità di realtà che è fatta certo da posti bellissimi, da posti frequentatissimi e anche da posti bellissimi ma meno frequentati, che sono la risorsa del futuro, ma che staranno in piedi se saremo in grado di tenere aperta una farmacia, tenere aperta una scuola, tenere aperta una caserma dei carabinieri, tenere aperto un bar. Non facciamo un favore alle aree interne, siamo noi che abbiamo bisogno per poter respirare del loro apporto. Ecco, io vi ringrazio di avermi ascoltato delle cose che ho ascoltato da voi in questi giorni dei suggerimenti anche delle critiche che ci sono state. Ho detto all'inizio se vogliamo se vogliamo vincere, dobbiamo rivolgerci prima di tutto alle persone che non sono andate a votare. Ma per farlo bisogna che la nostra coalizione oltre le fatiche di queste settimane, dia un segnale di forte di unità. L'unità è la condizione per poter vincere. L'unità è la condizione per poterli battere.
Vedete, io non sono abituato a urlare. Non sono una persona che aggredisce, ma la gentilezza, la misura e il senso delle istituzioni non devono essere scambiati per arrendevolezza. Noi non accetteremo delle provocazioni e non accetteremo in nessun modo una campagna elettorale che sia buttata in rissa, ma chiederemo conto a chi ha governato del perché ha fatto determinate cose. La risposta non può essere un'alzata di spalle, perché ciascuno di noi che ha svolto una funzione nelle istituzioni alla fine del suo mandato, o quando interrompe prima della fine del suo mandato, è tenuto a dar conto delle cose che ha fatto e che non ha fatto. Non è una gentile cortesia perché si può fare, ma si può fare anche molto male e in alcuni casi è stato fatto molto male. Io credo che non mi perdonerei di non aver messo da qui ai prossimi giorni tutte le mie energie, tutto il mio impegno, tutto il mio tempo, tutta la poca o tanta intelligenza che ho al servizio di questa battaglia e per realizzare questa vittoria. Però so che non ce la posso fare da solo: ce la posso fare se ci siete voi. Ce la posso fare se ci siete voi, se c'è un popolo che è in grado di contrastare chi ha molti soldi, ha molti mezzi e utilizza le istituzioni per la campagna elettorale. Per questo vi chiedo ancora oggi di aiutarci in questa campagna elettorale, di inviarmi una mail, la mail la trovate sul mio sito, per rendervi disponibili e dare qualche ora a disposizione della campagna elettorale. Questo può fare la differenza.
Vedete, io penso che davvero non ci potremmo perdonare di non aver fatto tutto quello che si può per determinare una svolta nel futuro della regione. Perché ancora non ci dobbiamo perdonare gli errori che abbiamo fatto e che hanno consentito alla destra di vincere. Non ci dobbiamo dare pace finché non li avremo cancellati con questa vittoria, che non è una vittoria fatta e ottenuta per noi è una vittoria che riguarda le nuove generazioni, il loro futuro, la possibilità di avere una democrazia e non un'oligarchia. Questo è il tema, questa è la questione e io voglio dirlo nel modo più semplice. La nostra coalizione si rivolge a tutte le forze che vogliono concorrere a determinare questa svolta. Anche alle persone che non l'hanno pensata come noi fino a ieri, ma che avvertono l'esigenza di uno scatto e di un cambiamento. Avrà il suo nome la coalizione, ma lo decideremo poi insieme.
Ma in fondo il motto che più la deve identificare è scritto nella nostra Costituzione, è un modo ed è con disciplina ed onore, con disciplina ed onore, con disciplina ed onore. Io penso che ce la possiamo fare e ce la faremo. Ma vi prego, non risparmiatevi. Da oggi incomincia una partita breve e difficile, ma che davvero può cambiare la storia della nostra regione. Tutte insieme, tutte e tutti insieme ce la possiamo fare. Anzi, vi dico: ce la faremo.