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Legacoop Liguria, l’innovazione gentile delle cooperative sociali

L'intervento del presidente Mattia Rossi

L’innovazione può essere gentile. E le cooperative di Legacoop Liguria hanno saputo applicarla per dare un futuro al lavoro sociale.

La conferma è arrivata oggi ai Giardini Luzzati, in una giornata di studio e confronto con istituzioni ed esperti provenienti da tutta Italia, che ha permesso di consolidare e riprogettare un modello imprenditoriale che in Liguria - per le sole cooperative sociali aderenti a Legacoop - si concretizza con la presenza di 56 società con un valore della produzione che sfiora i 100 milioni di euro grazie al lavoro quotidiano di 4300 addetti di cui 3000 soci.

Una realtà che mette insieme intuizioni di decenni fa che hanno permesso di trasformare i bisogni in servizi in diversi settori: da quelli socio sanitari a quelli socio educativi e culturali, dal sostegno alla disabilità ad una diversa attenzione alla terza età.  Coinvolgendo, ad esempio, le tifoserie di Genoa e Sampdoria o i degenti degli ex ospedali psichiatrici; realizzando le prime Comunità Alloggio; creando occupazione e inserendo persone fragili in tanti settori diversi dall’edilizia all’agricoltura. 

E che oggi continua a riproporre esempi di inserimento lavorativo in chiave moderna. Dalla ristorazione alle attività portuali, dalla gestione di parchi pubblici alle pulizie di edifici storici: le cooperative sociali liguri mettono in campo professionalità spesso introvabili.

“Nel cast di quello splendido film che risponde al titolo di “welfare sociale”, sia nella traduzione nazionale che in quella della Liguria, troviamo un attore protagonista: la Cooperazione Sociale. È un attore affidabile, prezioso, competente, un protagonista gentile. Un protagonista che anche durante la terribile esperienza del Covid ha mostrato a tutti la sua capacità rara di resilienza – spiega Fabio Musso, coordinatore ligure di Legacoopsociali -. Molti dei servizi che sostengono il welfare di questa regione sono nati da uomini e donne che, attraverso il modello cooperativo, sono stati capaci di leggere   profondamente la comunità dove vivevano, avviando una stagione di progettazione di servizi che per anni sono stati una risposta concreta e adeguata alle necessità della comunità. E i numeri sono lì a confermarlo. In Liguria lavorano oggi nelle cooperative di inserimento lavorativo, che fanno riferimento a Legacoop, più di 800 persone fragili. La maggior parte di queste persone non riuscirebbero a rimanere nel mondo del lavoro senza l’opera quotidiana di supporto e di sostegno che contraddistingue il modello della cooperazione sociale di tipo B”.

Una realtà che oggi deve affrontare sfide nuove.  Dalla sostenibilità economica, al rapporto con l’ente pubblico, riprogettando la relazione con le nuove generazioni di lavoratori e lavoratrici.

“Quest’anno c’è stato il rinnovo del contratto nazionale delle cooperative sociali, atteso da molti, troppi, anni, considerato che il precedente contratto era scaduto con la fine del 2019 – prosegue Fabio Musso -.  Dal 1° febbraio le cooperative sociali hanno avuto un incremento del costo del lavoro del 5%, che a regime supererà il 13%. Per le cooperative sociali liguri questo si traduce in un incremento del costo del lavoro pari a circa 12 milioni di euro per il 2024, che, a regime, salirà a 25 milioni di euro a fine 2025. Non abbiamo mai nascosto in ogni tavolo a cui ci siamo seduti che la cooperazione sociale non può reggere ancora a lungo senza vedersi riconosciuti gli aumenti contrattuali richiesti. Ci auguriamo che le ultime risposte ricevute dalla regione sulle tariffe del sociosanitario e dal Comune di Genova per i servizi socio educativi possano fungere da volano virtuoso per le altre amministrazioni liguri le cui risposte possono regalare alle nostre imprese la necessaria serenità legata alla sostenibilità economica. Il sistema sociale della nostra regione non può permettersi una cooperazione sociale a rischio di default. Siamo tutti chiamati a svolgere, ognuno per il suo ruolo, il proprio compito per fare in modo che questo rischio sia allontanato prima possibile”.

La cooperazione sociale di inserimento lavorativo si sente sempre più sola. Molti servizi comunali nei territori della Liguria che una volta venivano destinati alla cooperazione sociale sono stati negli ultimi anni banditi in gare d’appalto aperte all’impresa generica.

“Vogliamo rinnovare un patto con il pubblico che torni a riconoscere la funzione essenziale della cooperazione sociale, basato sulla centralità delle sue professioni, grazie alla quale questo Paese ha potuto sostenerne lo sviluppo e il consolidamento del welfare – spiega Mattia Rossi, presidente di Legacoop Liguria -. Da parte nostra abbiamo il dovere di continuare nella ricerca quotidiana della qualità e nuovi modelli, esplorando tutti i settori di mercato, coniugando tecnologia e innovazione ai nostri lavori e del benessere delle persone che inseriamo nelle nostre linee di servizio e produzione. I nostri committenti storici, dai comuni alle regioni, non hanno più le risorse di cui disponevano un tempo. Ma noi siamo consci della nostra capacità di muoverci in anticipo, come abbiamo sempre fatto, per dare servizi che siano sempre rispondenti ai bisogni e coerenti al contesto economico attuale”. 

Un rilancio che passa anche dall’adozione di un linguaggio comune. Organizzato a tal punto da dare vita ad un Glossario nazionale messo a punto da Legacoopsociali.

Mutualismo, presa in carico, minore, badante, diversità, disabile, disagio, svantaggio: tante parole fragili da maneggiare con cura. Come la cooperazione sociale ligure ha dimostrato sempre di saper fare. 

“Progettare servizi del futuro e ripensare insieme il ruolo generativo delle cooperative sociali: ce lo impongono il contesto socio economico in forte evoluzione e le sfide e le transizioni in atto – conferma Eleonora Vanni, presidente nazionale Legacoopsociali -.  Occorre aggiornare linguaggi, modelli di partnership per centrare le progettualità in risposta a bisogni nuovi e complessi delle persone e delle comunità con un’attenzione particolare alla sostenibilità e al ruolo delle tecnologie”. 

“I processi di trasformazione che investono il nostro Paese sul piano economico, sociale, demografico - sottolinea Simone Gamberini, presidente nazionale Legacoop - rendono sicuramente opportuno l’avvio di un percorso di rigenerazione e riprogettazione del lavoro sociale, per rinnovarne la capacità di rispondere in modo efficace alla costante evoluzione e specializzazione della domanda di welfare. Si tratta di qualificare ulteriormente un impegno non certo nuovo per la cooperazione sociale, che da tempo si è accreditata come interlocutore affidabile del soggetto pubblico, in grado di costruire, a partire dai bisogni, servizi di qualità nel rispetto dei diritti degli utenti e del lavoro dei propri operatori, giustamente valorizzato nel recente rinnovo del contratto nazionale che le cooperative hanno sottoscritto pur consapevoli della sua onerosità. Un atto di responsabilità che da solo non basta. Serve un nuovo patto pubblico-privato per il lavoro di qualità, per affermare una stagione di co-programmazione e di co-progettazione che consenta di garantire servizi di qualità senza comprimere i diritti dei lavoratori. Questo significa, nell’immediato, un cambio di rotta della Pubblica Amministrazione nella prassi fin qui seguita nelle gare di affidamento, prevedendo tariffe adeguate a riconoscere l’aumento dei costi legati ai rinnovi contrattuali ed introducendo una norma per la revisione dei prezzi dei contratti di appalto in essere. È la condizione indispensabile affinché la cooperazione sociale possa continuare ad affinare la qualità del proprio lavoro a vantaggio della comunità”.

“Ringrazio Legacoop Liguria per aver promosso questa importante occasione di confronto – commenta l’assessore allo Sviluppo economico e Lavoro Mario Mascia – fin dall’inizio di questa consigliatura, è stato avviato, su input del sindaco Bucci, il tavolo comunale per il lavoro come sede proprio deputata al confronto con tutte le parti sociali per trovare soluzioni tempestive ed efficaci alle sfide che oggi siamo tutti chiamati ad affrontare, ognuno per propria competenza, sul piano occupazionale. L’ambito sociale e quello dell’erogazione dei servizi in particolare alle famiglie, alle fasce più deboli e fragili sono sicuramente i terreni su cui siamo chiamati a un impegno che trovi punti di riferimento nell’innovazione e nella capacità di interpretare i sempre nuovi bisogni dei cittadini, fornendo un’offerta che sappia integrare sostenibilità sociale e di impresa, garantendo occupazione e qualità nei servizi”.

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