La morte di Francesco Grillone, giornalista capace e persona onesta e schietta
Questi sono i pezzi che non si vorrebbero scrivere mai e quando si è costretti a farli per dovere di cronaca, la sofferenza prende forte ad ogni parola. Anche se, d’altra parte, il cuore dice che è giusto e persino bello onorare un bravo collega e pure l’amico sincero che era Francesco Grillone e che ci ha lasciati.
Eh sì, perché Francesco aveva cuore grande, passione per il mestiere ma anche capacità di senso critico, aperto al dialogo con tutti, anche verso chi non la pensava come lui.
Tra non molto, il 7 giugno prossimo, avrebbe compiuto 70 anni.
Invece se n’è andato la notte scorsa dopo una brutta malattia che lo aveva fatto soffrire per troppo tempo.
Lo avevo sentito soltanto due o tre settimane fa, ci sentivamo spesso; descriveva il suo stare male con il coraggio e la forza d’animo che lo contraddistingueva, senza falsi pudori perché la malattia non è una colpa ma una sventura.
Tra l’ironico ed il coraggioso non aveva timore di esporre le sue idee come lo fanno in pochi. Sagace e capace, di grande onestà intellettuale, dava giudizi su fatti e personaggi che quasi sempre erano azzeccati.
Questo era Francesco, che lascia un vuoto non da poco nel mondo dell'informazione genovese.
Nella vita, oltre a giornalista, era bancario. Bravissimo narratore della pallanuoto, aveva fondato Waterpoloitaly, era stato presidente della Waterpolo Columbus Ability paralimpica ed era stato collaboratore di testate prestigiose come Il Giornale e Il Secolo XIX, icona mediatica all’ombra della Lanterna.
Il suo stile era essenziale, talvolta polemico, sempre però preciso ed obiettivo.
E che la pallanuoto la abbia “amata e protetta, promossa e raccontata, scrivendone e parlandone, enfatizzando i successi e talvolta polemizzando”, lo ricorda una nota di cordoglio della Federazione Italiana Nuoto.
Mentre la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico sottolinea come avesse seguito “per anni la nostra disciplina, dando sempre spazio e voce ai nostri eventi”. E lo indica quale “giornalista innamorato del nostro sport, che ha seguito con passione e competenza sino alla fine”, lo Sporting club Quinto.
Era tifoso sampdoriano, amava trenini, fotografia e sapeva coltivare amicizie vere anche nel tempo. Tanto che - mi sia permessa una nota personale - siccome la vita è strana, quello che era collega ed amico scoprii che era stato compagno di classe del mio adorato fratello Giorgio, anche lui andato via dal mondo.
So che si sentivano di frequente insieme ad un gruppo di altri ex studenti della stessa classe, avendo anche formato una chat, dove si scambiavano idee ed opinioni.
Lascia la moglie, l’adorata figlia Camilla e la sorella Gabriella, alle quali va un grande abbraccio e sentito cordoglio di questa testata.
Dino Frambati