Il ruolo del medico di bordo sulle caravelle di Cristoforo Colombo
Tutti conosciamo il nome e le gesta del grande ammiraglio genovese ma pochi conoscono i numeri e la composizione dei suoi equipaggi, senza i quali egli non avrebbe potuto compiere le sue imprese.
Sono imbarcata in questi giorni su una nave mercantile in qualità di medico di bordo e ne abbiamo parlato oggi con il mio comandante Fabio Foglia ed il primo ufficiale Luca Garbarino, entrambi genovesi ed appassionati dell’argomento. Insieme abbiamo rievocato la vita a bordo di quei tempi ed è stata per me una esperienza molto interessante e che desidero condividere con voi.
Sulle tre caravelle nel primo viaggio di Colombo viaggiarono solo 90 marinai in totale, 24 sulla Nina e sulla Pinta e il resto sulla Santa Maria che era un po’ più grande. Gli spazi erano molto ridotti e l’equipaggio dormiva in un dormitorio comune, quando non si addormentava, esausto, su di una vela appena avvolta. Nessun soldato era presente a bordo ma lo era invece un medico per ogni imbarcazione. Il medico veniva chiamato all’epoca “Chirurgo di bordo” perché doveva essere esperto anche di pratiche cruente e non certo agevoli in quel contesto, tipo amputazioni di arti infetti o estrazioni dentali, oltre che avere ovviamente conoscenza di tutte le malattie ed i loro rimedi. All’arrivo del secondo viaggio, composto da una flottiglia ben più numerosa poiché composta da 17 navi e circa 1200 uomini il medico salvò addirittura la vita di Cristoforo Colombo, che si era gravemente ammalato di malaria, come molti altri membri dell’equipaggio. In quel secondo viaggio l’incarico di capo dei medici di tutta la flotta fu affidato al notissimo Diego Alvarez Chanca, medico di corte ed espressamente inviato da Sua Maestà poiché erano presenti in quella spedizione molti giovani nobili e personaggi di rilievo. Il dottor Chanca era anche un esperto conoscitore delle spezie in campo farmaceutico e si narra che abbia introdotto lui il peperoncino rosso nella cucina spagnola.
Il medico a bordo non era certo una novità, essendo già presente in epoca romana in base ad un editto di Augusto che aveva decretato la presenza nella quantità di: “uno per ogni triremi”. Il medico godeva, sempre per lo stesso editto, di paga e razioni di cibo doppie rispetto al resto dell’equipaggio. Medici navali erano presenti nella flotta bizantina nel VII secolo dopo Cristo e più avanti nel XIV secolo se ne hanno molte testimonianze nella storia delle Repubbliche Marinare.
La presenza di queste figure professionali contribuì in modo notevole allo sviluppo della conoscenza medica attinente all’igiene, ad esempio alla conservazione dei cibi, alla provvista idrica e alle malattie esotiche e tropicali.
Molto è cambiato da quei tempi, ma l’apporto di tutto l’equipaggio e la sua salute sono fondamentali per il successo di ogni impresa per mare, a prescindere che il nome sia Cristoforo Colombo o quello di ogni altro comandante, oggi alla guida di navi sempre più grandi e tecnologicamente avanzate.
Sicuramente una figura professionale non è più presente a bordo in tempi moderni: quella del cosiddetto “Mozzo da botte”. Si trattava di un marinaio che veniva messo, a turno, e a seguito di un sorteggio, in una botte a prua della nave. La botte era provvista di un buco dove l’equipaggio…
Lascio a voi il compito di documentarvi se la cosa vi ha incuriosito!
Susy De Martini
Medico di bordo ed ex europarlamentare