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Posata la prima pietra della nuova diga foranea: opera innovativa e unica al mondo

Da sinistra: Pietro Salini, Paolo Emilio Signorini, Matteo Salvini, Edoardo Rixi, Marco Bucci e Giovanni Toti

Si è tenuta oggi la posa della prima pietra della nuova diga foranea, opera unica al mondo per complessità ingegneristica, dimensioni e ricadute positive sulla città e sul sistema Paese. È una delle grandi opere di valenza strategica che si realizzano in Italia con i fondi del PNRR, ed è stata resa possibile grazie al lavoro sinergico dell’Autorità di Sistema Portuale, delle Istituzioni territoriali e del governo nazionale. Con l’aggiudicazione nell’ottobre scorso al consorzio PERGENOVA BREAKWATER e l’avvio della progettazione esecutiva, si è arrivati oggi alla posa della prima pietra, milestone che conferma il rispetto delle tempistiche del PNRR e il completamento della prima fase della nuova diga foranea di Genova nel 2026.

Si tratta del più grande intervento mai realizzato per il potenziamento della portualità italiana, parte del sistema integrato di interventi che stanno ridisegnando l’accessibilità marittima, stradale e ferroviaria del Porto di Genova e della Liguria. La nuova diga, che impiegherà 1.000 persone tra personale diretto e indiretto, sarà realizzata dal consorzio PERGENOVA BREAKWATER, guidato da Webuild in collaborazione con Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra ed è stata commissionata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.

La giornata è stata aperta da un incontro istituzionale, ospitato nella Sala delle Compere di Palazzo San Giorgio, con un collegamento in diretta per le operazioni di rilascio in mare aperto della prima gettata di ghiaia di consolidamento del fondale marino su cui sorgerà la nuova diga. Presenti all’evento il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il suo vice Edoardo Rixi, l’ammiraglio Sergio Liardo Direttore Marittimo della Liguria, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale e Commissario Straordinario per l’opera Paolo Emilio Signorini, e l’amministratore delegato Webuild Pietro Salini.

La nuova diga foranea di Genova consoliderà il ruolo del sistema portuale all’interno del corridoio europeo Reno-Alpi della rete di trasporto TEN-T, di cui è parte integrante anche il Terzo Valico dei Giovi, opera che sta realizzando Webuild.

L’innovativo progetto di costruzione prevede la realizzazione di un’infrastruttura marittima studiata per proteggere i bacini e le strutture portuali dai cambiamenti climatici, un vero e proprio argine al mare. Il materiale proveniente dalla demolizione della vecchia diga sarà quasi tutto riutilizzato, in un’ottica di economia circolare, riducendo gli impatti ambientali della costruzione.

La nuova diga foranea, opera unica nel suo genere dal punto di vista ingegneristico, nella sua configurazione finale sarà lunga 6.200m. Per realizzare il basamento, che poggerà su fondali fino a una profondità di 50m, saranno impiegati 7 milioni tons di materiale roccioso, su cui verranno posizionati un centinaio di cassoni prefabbricati in cemento armato, larghi 35m, lunghi 67m e alti fino a 33m (come un palazzo di 10 piani).

La costruzione della nuova diga consentirà l’accesso al porto in sicurezza anche alle moderne navi definite Ultra large, che oggi subiscono limitazioni per il ridotto spazio di manovra nel bacino storico realizzato a fine anni ‘30. Una volta ultimata, il porto avrà un bacino di evoluzione di 800m e sarà possibile differenziare il traffico merci da quello passeggeri e crocieristico. Questo consentirà al Porto di Genova di essere competitivo con i maggiori hub europei e attestarsi sempre più in alto fra quelli del Mediterraneo. Si stima che la nuova diga assicurerà una crescita progressiva annua dei traffici commerciali tra il 22% e il 30% dal 2027 al 2030, anno in cui sarà ultimata anche la fase 2. L’Autorità di Sistema portuale calcola il beneficio economico in €4,2 miliardi, in termini di maggiori introiti da traffico container, di diritti e tasse portuali.

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