Un ‘San Vincenzo’ davvero speciale
Avevo scritto questo articolo sul fraterno amico Vincenzo nel 2004.
Davvero azzeccato l’editoriale di ieri di Massimiliano Lussana con il confronto fra il flop delle dame organizzatrici del mesto 2004 Genova Capitale della Cultura ed il successo ottenuto dal “San Vincenzo” nostrano: l’organizzatore di grandi eventi, Vincenzo Spera.
Davvero eclatante, infatti, è stata la differenza di emozioni e partecipazione che i concerti di Elisa e di Ivano Fossati hanno portato a Genova, rispetto ai precedenti ruggiti del topo, organizzati dal Comitato 2004.
Ebbene, i nostri lettori, e tutti i cittadini genovesi di buon senso, già più che irritati dalle aspettative, per ora negate, di questo “anno della Cultura” forse leggendo quanto sto scrivendo si arrabbieranno ancora di più e di questo mi scuso ma la verità a volte può essere scomoda. Proprio Vincenzo Spera, infatti, avrebbe dovuto occuparsi della realizzazione e del successivo tour nei vari Istituti Italiani di Cultura nel mondo, dello spettacolo ideato da Arnaldo Bagnasco, con scenografie di Renzo Piano, che prevedeva Gino Paoli come protagonista ed Ambasciatore di Genova all’estero.
Di questa meravigliosa operazione di marketing, già cofinanziata dal Ministero degli Esteri (vedi nota datata 29 novembre 2000) ho già scritto in passato augurandomi, peraltro, che qualche amministratore, di destra o di sinistra (l’arte, si chiederebbe lo scomparso Gaber, è di destra o di sinistra?) si attivasse per recuperare i denari non spesi e già attribuiti a Genova.
Oggi su stimolo dell’articolo di Lussana che giustamente rende omaggio a Vincenzo Spera ed alle sue capacità organizzative lancio un ulteriore appello: per favore dame ma anche cavalieri che in passato avete ingiustamente affossato lo spettacolo di Bagnasco, Piano e Paoli adducendo fra l’altro anche il fatto che Spera non poteva essere all’altezza del compito in quanto ex-dipendente dell’Università di Genova (sic!), mettetevi una mano sulla coscienza, scusatevi e rimboccatevi le maniche per far sì che veramente Genova possa diffondere nel mondo le sue bellezze, le sue tradizioni, il suo fascino nascosto ed attirare nel 2005 ma anche nel 2006 e negli anni a seguire turisti di ogni dove ed interessati a scoprire e ad approfondire qui gli assaggi della nostra cultura che avremo esportato per il Mondo con l’aiuto di Vincenzo. Per sentire Beethoven o Carreras, o ammirare quadri già solitamente esposti nei vari musei all’estero non è necessario venire a Genova. E non mi risulta nemmeno che Beethoven si chiamasse Giobatta!
Susy De Martini