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Tre anni fa il primo caso di Covid in Liguria, Toti: “Il pensiero va alle vittime e al personale sanitario”

Giovanni Toti

“Il 25 febbraio 2020, ad Alassio, veniva scoperto il primo caso di Covid in Liguria e iniziava la lunga battaglia contro il virus. Tre anni dopo, il nostro pensiero va prima di tutto alle vittime, alle famiglie spezzate, a chi ha dovuto lottare contro la malattia lontano dai propri cari. E poi alle donne e agli uomini della nostra sanità, che con spirito di sacrificio e abnegazione hanno combattuto in prima linea per salvare vite e sono stati il motore della nostra campagna vaccinale. Se oggi il Covid non ci fa più paura lo dobbiamo al vaccino e all’impegno incessante di tanti professionisti che ci hanno restituito la libertà e la speranza nel futuro. Senza mai dimenticare le perdite e il dolore che la Liguria e il Paese hanno dovuto affrontare”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a tre anni dal primo caso confermato di Coronavirus in Liguria, ad Alassio. Si trattava di una donna di 72 anni, residente in Lombardia e in vacanza nella cittadina della riviera ligure. Quella sera venne confermato anche un secondo caso, alla Spezia, di un uomo di 54 anni positivo al Covid-19 che era stato a Codogno per motivi di lavoro.

“In quel periodo – ricorda l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – si pensava che fosse un problema nato in Cina e che là si sarebbe esaurito. Poi rapidamente il nostro Paese è stato ‘invaso’ e anche in Liguria, dopo i primi casi ad Alassio di persone che provenivano dalle zone lombarde maggiormente colpite, il virus si diffuse a macchia d’olio. I casi dei pazienti che venivano ricoverati in terapia intensiva al Policlinico San Martino crescevano esponenzialmente: quelli della prima ondata sono stati momenti difficili, seguiti dalla seconda ondata autunnale che è stata per dimensioni certamente maggiore e ha messo a dura prova il nostro sistema sanitario. Nonostante questo, la Liguria ha superato quei mesi molto meglio di altre zone del Paese. Quell’esperienza così dura ci ha permesso di capire – conclude - che la coesione tra professionisti e la tenuta del sistema sanitario pubblico sono valori aggiunti irrinunciabili e che grazie alla scienza le malattie possono essere sconfitte”.

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