Il ricordo di Adriano Bet
Pochi giorni fa, esattamente il 26 novembre scorso, aveva compiuto 101 anni, ma la lucidità, l'ironia e la prodigiosa memoria non lo hanno abbandonato fino all'ultimo istante di vita: Adriano Bet è mancato nella mattinata di martedì 6 dicembre all'Ospedale Galliera.
Giornalista professionista, per sei anni ricoprì la carica elettiva di vice presidente dell'Associazione Ligure dei Giornalisti, del Gruppo Ligure dei Giornalisti Sportivi, nonché per quattro mandati fu dirigente dell'Unione Stampa Sportiva Italiana. Nel 1994 al Quirinale gli venne consegnata l'onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti giornalistici.
Nato a Genova nel 1921, negli anni Trenta frequenta il Liceo Doria, dove oltre alle materie umanistiche, ha modo di rafforzare i suoi princìpi cattolici - come ebbe a scrivere in una recente memoria - «grazie agli insegnamenti di Giuseppe Siri, mio professore al Liceo Doria e futuro Cardinale, che mi ha onorato della sua amicizia e della sua fiducia, scegliendomi – durante e dopo la guerra – come suo collaboratore, a titolo sempre gratuito, dato che l'unico compenso che volli chiedergli fu quello di celebrare il mio matrimonio e di battezzare i miei quattro figli».
La guerra lo sorprende mentre è sotto le armi: dopo l'8 settembre 1943 lascia l'esercito e va a combattere con i partigiani dell'area del Partito d'Azione. Nell'immediato dopoguerra, laureatosi in giurisprudenza, assume la direzione del settimanale “Giustizia e Libertà”, svolgendo contemporaneamente un periodo di praticantato nel quotidiano “L'Azione” e in seguito nel “Nuovo Cittadino”.
Viene quindi assunto dalla Società Italia di Navigazione, nel settore Stampa, Pubblicità e Relazioni Pubbliche, di cui diventerà ben presto direttore. È l'epoca dei grandi transatlantici “Michelangelo” e “Raffaello”, di cui Bet segue il lancio propagandistico in Italia e all'estero, collaborando alla realizzazione di documentari, cinegiornali, spot pubblicitari e servizi televisivi trasmessi da reti nazionali ed estere. Dirige e organizza anche il quotidiano di bordo “Corriere del mare”, distribuito ai passeggeri e agli equipaggi dei due prestigiosi liners italiani. Di quel periodo ricordava i suoi incontri con personaggi celebri: da Albert Sabin, scopritore del vaccino antipolio, a Raffaella Carrà, da Monica Vitti e Alberto Sordi - questi due ultimi protagonisti nel 1969 del film “Amore mio aiutami!”, di cui alcune scene furono ambientate, per sua iniziativa, a bordo della Raffaello - a molti altri.
Per ragioni di servizio e per impegni giornalistici ha compiuto viaggi in tutto il mondo, senza dimenticarsi però del “suo” Genoa, di cui era tifosissimo e di cui, sotto la presidenza Spinelli, era stato responsabile dell'ufficio stampa, dirigendo anche la rivista ufficiale della Società e occupandosi nel 1991 della compilazione di un catalogo di risultati e notizie ("Tuttogenoa - Partita per partita”).
A suo merito, infine, va accreditata - durante la sua vicepresidenza dell'USSI - la gestione della Tribuna e della Sala Stampa del Ferraris che trasformò in un vero e proprio salotto.
Aldo Padovano