Basta poco per far traboccare il vaso dello stress
“Non v’è arte più difficile del vivere!”. Diceva Seneca, aggiungendo: “per le altre arti si possono trovare ovunque numerosi maestri, mentre a vivere si deve imparare attraverso l’intera vita”.
La vita negli ultimi anni ci ha sottoposto ad una dose di stress davvero notevole: pandemia Covid, crisi economica e guerra si sono succedute senza tregua. Abbiamo reagito fin troppo bene, tutti. Ma credo che il vaso sia ormai colmo e che dobbiamo attingere a strumenti psicologici di riserva senza avere il timore di chiedere aiuto agli specialisti quando necessario.
L’aumento dell’aggressività in generale, compresi i sempre più numerosi crimini e femminicidi, deve essere prevenuto seriamente e con tutti gli strumenti che la società e la sanità hanno a disposizione.
Chi ha responsabilità amministrative politiche o sindacali dovrebbe considerare il carico psicologico già presente per tutti i cittadini, prima di aggiungerne altro. Mi riferisco allo sciopero dei mezzi di trasporto di venerdì 2 dicembre e agli altri già preannunciati.
Se in passato molte volte sotto casa non abbiamo trovato l’autobus ed i treni hanno subito ritardi anche forti, eravamo sì rassegnati ma non stremati dagli eventi degli ultimi due anni e che si sono sommati fra di loro.
A pensarci bene, nessuno mi aveva avvisato del fatto che l’autista dietro di me mi avrebbe tamponato quando successe, né che avrei avuto un tumore al seno. Esempi di eventi quotidiani che generano ansie ma noi, generazioni post Seconda Guerra Mondiale, a parte le tragedie e i lutti personali non avevamo mai vissuto nulla di simile ad una pandemia o ad una guerra ai confini di casa, che ha sconvolto le nostre coscienze e la nostra economia. Il vaso dello stress che possiamo sopportare senza danni è ormai colmo.
Eppure è opinione assai comune che noi cittadini del ventunesimo secolo siamo gente perfettamente equilibrata: possiamo essere certi di non ingannarci? E che c’entra Seneca?
Uno sciopero, così come ogni alto elemento di stressante, può far traboccare quel vaso.
C’entra Seneca quindi, perché le regole e le situazioni da affrontare nella vita sono cambiate: oggi siamo chiamati tutti, cittadini ed amministratori ad utilizzare un nuovo criterio. Non basta più essere intelligenti, preparati ed esperti ma è fondamentale prendere in considerazione il nostro modo di rapportarci con noi stessi e di trattare con gli altri ed essere capaci di chiedere aiuto agli specialisti della materia quando necessario. Possediamo strumenti psicologici che consentono di prevedere in anticipo chi ha maggiori possibilità di eccellere, ad esempio nella capacità di mediare e di raggiungere accordi creando meno tensioni possibili, e chi è più soggetto a perdersi lungo il cammino, creando tensioni e aggravando i conflitti. Ciò che sta succedendo in Ucraina ne è una tristissima riprova. Per essere leader illuminati, scontato il possesso di capacità intellettuali e di conoscenze tecniche, è indispensabile sviluppare qualità personali quali la capacità di adattarsi e di saper mediare. Questa qualità viene definita ‘intelligenza emotiva’. In altre parole ciò che conta è che da un lato noi cittadini possiamo essere aiutati, e quindi in grado di tollerare lo stress così chiamato culturale perché dovuto al particolare contesto socioeconomico, geofisico e geopolitico, e dall’altro che gli amministratori non aggravino questo stress con misure che lo rendano ancora più intollerabile invece che lenirlo, come dovrebbero saper fare.
Se è possibile infatti che avvengano, purtroppo, imprevisti atmosferici, anche gravi, almeno gli scioperi o altri provvedimenti punitivi per il cittadino sarebbe opportuno, almeno temporaneamente, evitarli. Solo così tutti noi ma soprattutto gli amministratori da noi eletti, dimostreranno di avere, oltre alle competenze tecniche, quelle capacità umane necessarie per eccellere nella leadership.
Susy De Martini