Sanità, intesa sul riparto del Fondo nazionale: alla Liguria 3,2 miliardi per il 2022 e 45 milioni dal 2021
Dal 2023 il peso dell’anzianità della popolazione diventerà un criterio strutturale per il riparto del Fondo Sanitario Nazionale: è questo il principale e più importante risultato ottenuto dalla Liguria nel dibattito sul riparto del Fondo, che oggi si è concluso con una fumata bianca in Conferenza delle Regioni. L’accordo raggiunto prevede per quest’anno la destinazione alla Liguria di 3 miliardi e 219 milioni di euro, rispetto ai 3 miliardi e 174 milioni del 2021 da riparto del fondo indistinto, con 45 milioni in più alla nostra regione. A queste risorse, vanno aggiunti i primi 42 milioni di euro riconosciuti alla Liguria anche ai fini di un parziale ristoro delle problematiche energetiche e l’emergenza covid.
“Siamo soddisfatti – affermano il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola – per il risultato ottenuto di portata storica per la regione più anziana d’Italia, con un indice di vecchiaia elevatissimo: la media italiana conta 1,8 over 65enne ogni giovane under14, in Liguria contiamo 2,66 over65enni ogni giovane under14. Il riconoscimento di questo criterio in modo strutturale è stata una battaglia di civiltà perché è evidente che una regione ‘anziana’ deve sostenere costi molto più elevati sulla sanità pubblica rispetto ad una regione più ‘giovane’. Tra l’altro quest’anno abbiamo ottenuto un incremento del fondo indistinto, un ulteriore risultato positivo per la Liguria in un quadro nazionale che rimane complesso”.
Per quanto riguarda il criterio del peso dell’anzianità della popolazione, reso strutturale dal 2023, alla Liguria dal prossimo anno verrà riconosciuto ogni anno in maniera stabile il 17% del ‘fondino’, ovvero della quota premiale nazionale che varrà lo 0,5% del fondo indistinto: per la Liguria nel 2023 si tratterà di 109 milioni di euro.
“Rimane nel mondo sanitario un problema importante – concludono Toti e Gratarola - che vale per tutto il Paese legato alla carenza di medici soprattutto nell’ambito dell’emergenza-urgenza. Su questo auspichiamo che il Governo apra un tavolo di confronto con le Regioni”.