Bagarre nel centrodestra, quando Toti scriveva: “Cara Raffaella, mai dalla tua parte”
“Raffaella Paita mi chiede di scegliere da che parte stare! Cara Raffaella: mai dalla tua parte. Se il Pd non avesse perso oltre dieci anni in inutili chiacchiere e meschini interessi forse questa regione avrebbe qualche infrastruttura in più. Quanti sindaci di sinistra sono serviti a Genova per avere un timido sì alla Gronda?”. Così, nel lontano settembre 2018 (leggi), il governatore Giovanni Toti rispondeva su Facebook alla deputata renziana.
La politica muta velocemente, lo sappiamo. Ma queste parole stridono, e anche parecchio, con ciò che sta accadendo da alcune settimane a questa parte: ci riferiamo, ovviamente, all’abbraccio di Toti a Renzi per formare insieme il grande centro. Un accordo che addirittura potrebbe portare all’inserimento di renziani nelle liste comunali di Cambiamo alle prossime amministrative in Liguria.
Ma visto che ad ogni azione corrisponde una reazione, in questo caso non uguale ma certamente contraria, ecco il duro attacco degli alleati, Rixi (Lega), Rosso (FdI), Bagnasco (FI) e Costa (LP), sferrato con lo scopo di isolare il governatore. La battaglia fratricida però rischia non solo di far perdere credibilità a tutto il centrodestra ma anche di consegnare comuni importanti alla concorrenza.
Se a Genova non ci sono dubbi sul forte Bucci, nelle altre città liguri dove si andrà al voto, ad esempio La Spezia e Chiavari, il centrodestra potrebbe presentarsi diviso, perché non c’è ad oggi una condivisione sul candidato sindaco. A dirlo è lo stesso Toti, che forte del 22,6% raggiunto dalla sua lista alle scorse regionali - gli altri hanno raccolto: Lega 17,1%, Fratelli d'Italia 10,9%, Forza Italia-Liguria Popolare 5,3% - non intende indietreggiare di un passo.
Dicendo che è disposto ad andare a elezioni anticipate pur di difendere il suo progetto del nuovo centro, il governatore aveva già annunciato le sue intenzioni ‘belliche’ durante una segretissima riunione riservata ai totiani che siedono in Regione Liguria.
Affermazione che aveva fatto subito tremare le gambe ai presenti, ai quali sono venuti in mente i denari spesi e le forze impegnate per farsi eleggere. Ma presto lo spavento si è diffuso tra tutti gli assessori e consiglieri regionali, che insieme formano il partito che qualcuno ha chiamato degli “11mila euro al mese”.
Precisiamo: possono essere anche di più, ma sempre lordi (come riporta la tabella sotto)