Toti: “In politica servono nuove regole, coalizioni cambino”
“Caro direttore, dopo aver letto i giornali in questi giorni, provo con spirito costruttivo a dare il mio piccolo contributo al dibattito sulla crisi politica che stiamo vivendo in questi giorni. Una considerazione che spero non sfugga a nessuno: la degenerazione degli equilibri che hanno retto la Seconda Repubblica non comincia con la difficile settimana dell'elezione del Presidente della Repubblica, che, al contrario, evidenzia e accelera problemi già esistenti”. Così in una lettera al direttore del Secolo XIX, il presidente della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, Giovanni Toti.
“Problemi che- ha sottolineato - si trascinano ormai da prima delle ultime elezioni politiche e che queste avevano già abbondantemente evidenziato. I troppi tatticismi dei partiti hanno finora impedito di dare nuove regole e nuove forme al sistema politico. Gli stessi tatticismi che oggi impediscono un sereno dibattito, che invece servirebbe per costruire un nuovo equilibrio di sistema. Se una cosa è certa infatti è che la crisi riguarda tutti i partiti e tutte le coalizioni, nessuno escluso”.
Per il Presidente Toti, inoltre “la fine del sistema bipolare aggregato su personalità o idee carismatiche è infatti in corso da anni, ma nessuno dei principali partiti ha voluto affrontarlo, preferendo utilizzare le momentanee difficoltà altrui per conquistare piccoli vantaggi tattici, senza alcuna attenzione all'architettura di sistema all'interno della quale si svolge la contesa democratica. Affrontare il tema decretando la fine delle coalizioni - ha continuato Toti- è ancora una volta un errore, così come la divisone manichea tra chi preferisce il proporzionale come sistema elettorale e chi il maggioritario. Le coalizioni come elemento di sintesi della politica sono sempre esistite, e sempre esisteranno. Cambia la loro forma e il meccanismo di aggregazione: era una coalizione il pentapartito che governava la Prima Repubblica. Una coalizione - si legge nella lettera- che si formava in Parlamento tramite l'accordo di più partiti, ma sempre di coalizione si trattava. Così come sono una coalizione formata da gruppi umani con idee sensibilmente diverse anche i grandi partiti anglosassoni, formalmente unitari. È evidente dunque che le coalizioni di forze politiche non sono destinate a finire, ma solo a cambiare, dal momento che nessun partito da solo avrebbe i numeri per governare il Paese. Cambia semmai il meccanismo di aggregazione delle coalizioni, che può avvenire prima o dopo il voto o addirittura attraverso meccanismi pre-elettorali di partito. È quello che avviene nei Paesi bi-partitici, come gli Stati Uniti d'America, ed è la ragione per cui ad esempio la Federazione proposta oggi dal leader della Lega Salvini non è antitetica né al proporzionale né all'attuale equilibrio multipolare del sistema politico italiano. Non fa infatti soverchia differenza se - ha scritto il Governatore- le aggregazioni si creano con i congressi di partito, con gli accordi pre-elettorali o dopo il voto in Parlamento. Il tema sono le regole del confronto. Chi volesse infatti dare ordine al nostro sistema politico attraverso la costruzione di grandi partiti "contenitori" dovrebbe spostare all'interno di questi molte delle regole codificate necessarie a garantire il dibattito democratico. Basti osservare il modello americano, e oggi anche francese, con le primarie organizzate nelle Prefetture della Repubblica. Non sfugge a nessuno infatti che più sono gradii partiti, si pensi a Repubblicani e Democratici in Usa, più i meccanismi di confronto democratico tra le varie anime della politica si spostano all'interno di questi e precedono il momento dell'apertura delle urne. Quando gli elettori americani votano il Presidente, ma anche un senatore, un governatore o un sindaco, gran parte del processo di selezione della classe dirigente e delle idee è già avvenuto attraverso i Caucus, le primarie, gli accordi tra componenti e territori all'interno di ogni partito-contenitore. All'opposto, più sono piccoli e identitari i partiti che si confrontano, più si sposta dopo il voto in Parlamento il momento degli accordi e della sintesi politica. Ora di questo dovrebbe discutere il sistema politico italiano: di regole più che di personalità, di strumenti per raggiungere gli obiettivi, di futuro e non di passato. Abbiamo già mancato molte occasioni. Non perdiamo anche questa.
Il cofondatore di Coraggio Italia ha poi concluso sottolineando come “la contesa politica segue e non si sovrappone al momento di definizione delle regole, che i partiti hanno rimandato fin troppo, per comodità. Usiamo questo anno che ci separa dalle elezioni per ragionare di regole per i nostri partiti, con le quali gli italiani possano scegliere i propri parlamentari e la propria lasse dirigente”.