La sanità nel Piano nazionale di ripresa e resilienza
A seguito della discussione parlamentare sul PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e il suo invio formale in Europa credo si possa adesso esprimere un primo giudizio sulla “Versione Draghi" del Piano.
In particolare le riforme diventano la cornice fondamentale in cui si collocano le sei missioni previste. Questo fa del PNRR non più solo uno strumento di sostegno agli investimenti, ma un mezzo per affrontare in modo strutturale i nodi critici dell’intero Paese.
La novità del Piano Draghi è il fondo complementare. Dalla prima versione del Piano ad oggi abbiamo perso 18 miliardi di risorse Next Generation per un riconteggio più puntuale effettuato dal MEF. La scelta di Draghi è stata quella di integrare i 191 miliardi del Next Generation (non più 209 dunque) con fondi nazionali per 30 miliardi già oggetto dello scostamento votato dalle Camere, quindi già autorizzati, con il duplice risultato di aumentare le risorse e di poterle quindi spendere. Adesso le risorse sarebbero queste: 191 miliardi di Next Generation (tra prestiti e sovvenzioni), 14 miliardi di fondi REACT EU e 30 miliardi di fondo complementare. In tutto 235 miliardi. Con i fondi ordinari dello Stato ed europei si arriverebbe a quasi 400 miliardi.
Nell'ultima missione, quella sulla Sanità, non cambiano né il saldo della missione (18 miliardi compreso il fondo complementare) né i saldi delle due componenti (potenziamento assistenza territoriale e innovazione/ricerca/digitalizzazione). Cambiano invece i pesi delle singole misure: scendono le risorse per le case di comunità (da 4 miliardi a 2) e per gli ospedali di comunità (da 2 miliardi a 1) mentre salgono gli investimenti nell'assistenza domiciliare con l'ausilio della telemedicina (da 1 miliardo a 4).
A mio giudizio, Il PNRR sembra promettente ma, al di là dei vincoli imposti dalla CE sull’utilizzo delle risorse, il successo degli investimenti e delle iniziative collegati alle riforme non è forse del tutto garantito.
Gli investimenti e le iniziative previste nel PNRR relativamente al settore della Sanità dovrebbero servire all’ammodernamento e al miglioramento di alcuni aspetti prioritari ma in parte ancora deficitari del Sistema Sanitario Nazionale come le differenze tra Regioni e tra territori, la scarsa articolazione territoriale, lo scollegamento tra Ospedali, Sanità locale e Servizi sociali, ma anche la Sanità digitale in tutte le sue espressioni e strumenti potenzialmente a disposizione.
Il Piano credo offra sulla carta l’opportunità di risolvere alcune situazioni critiche che si sono create con l’emergenza sanitaria legata alla pandemia purtroppo ancora in corso, ma al tempo stesso anche la possibilità di operare investimenti per fare quel salto di qualità di cui molti settori della Società, dell’Economia e della Pubblica Amministrazione del nostro Paese hanno bisogno.
Il mio auspicio è che da questi promettenti progetti derivino poi efficaci azioni e concreti risultati.
Enrico Mazzino
PhD Applied Economics and Quantitative Methods in Health Sector
Economista sanitario/Farmacoeconomista
Docente Università di Genova