I numeri del porto di Genova
Il Porto di Genova è uno dei principali scali europei ed è il primo a livello italiano nel settore container
(oltre 2,2 milioni di TEU nel 2015). Ogni anno vengono movimentate 51,3 milioni di tonnellate di merce e si contano oltre 6.000 accosti/anno. Ogni giorno entrano/escono dai varchi portuali 4.000 camion e 30 treni. Ma quali sono gli effetti economici e sociali di questi traffici? Lo studio curato dal Raggruppamento formato da Nomisma-Prometeia-Tema per conto dell’Autorità Portuale di Genova presentato oggi fornisce adeguate risposte a proposito degli impatti della filiera portuale genovese sulla città metropolitana di Genova, sulla Liguria e sul Paese intero.
La fotografia resa dallo studio dimostra che a livello nazionale il Porto di Genova genera effetti diretti, indiretti e indotti per oltre 9,5 miliardi di euro di valore aggiunto e crea 122.200 unità di lavoro. Per quanto riguarda la regione Liguria, emerge una produzione di 10,9 miliardi di euro per 4,6 miliardi di euro di valore aggiunto e un impiego di 54.000 unità di lavoro. Il peso – a livello regionale – della filiera portuale di Genova è il 10,8% del valore aggiunto e 8,3% dell’occupazione. Stringendo lo sguardo alla sola Città Metropolitana di Genova, gli effetti complessivi per il territorio raggiungono i 3,2 miliardi di euro di valore aggiunto e le 37.000 unità lavorative. Nel complesso essi sono il 12,6% del valore aggiunto e il 9,7% dell’occupazione.
È significativo considerare come la filiera portuale trattenga al suo interno il 60,9% degli effetti complessivi del Porto in termini di valore aggiunto. Il restante 39,1% si riverbera nei seguenti settori: attività immobiliari (9,6%), commercio all’ingrosso (3,9%), servizi di alloggio e ristorazione (3,3%), attività di noleggio e leasing (2,1%), servizi finanziari (1,6%), attività di studi di architettura e ingegneria (1,2%), attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative (1,0%) e servizi di investigazione e vigilanza, attività di servizi per edifici e per paesaggio e attività di supporto alle imprese (1,0%).
“È importante considerare – commenta Francesco Capobianco, project manager di Nomisma – come, per tutti i dati aggregati, più della metà degli effetti complessivi si riverberi al di fuori dei confini liguri, a dimostrazione della valenza strategica nazionale dell’infrastruttura genovese”. In particolare, a fronte delle 54.000 unità di lavoro liguri, sono attivate dal porto di Genova anche 22.500 unità di lavoro in Lombardia, 13.000 in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna, 5.600 in Toscana, 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni. “È la prima volta che viene realizzata un’elaborazione attraverso un modello input-output multi regionale che ha permesso di fotografare l’impatto diretto/indiretto/indotto della filiera portuale sia a livello regionale che nazionale”, dichiara Massimo Guagnini, Partner di Prometeia.
Lo studio ha valutato anche gli effetti complessivi del nuovo Piano Regolatore Portuale varato dall’Autorità portuale per la Liguria. Questi raggiungeranno i 940 milioni di euro di valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una crescita di 18.000 unità di lavoro (2,8% del totale regionale). Tutto questo a fronte di un piano di investimenti per circa 2 miliardi di euro. Il programma di investimenti previsto dal nuovo Piano Regolatore Portuale comporterà un aumento della produzione di circa 6,1 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1,9 miliardi di euro con un aumento occupazionale di +42.000 unità.
"Questo importante studio, che sarà parte integrante della Valutazione Ambientale del Piano regolatore - ha commentato il direttore Pianificazione e Sviluppo dell'Autorità Portuale Marco Sanguineri - dà la misura di un patrimonio costruito nel tempo che, per essere preservato e sviluppato, necessita di un impegno costante da parte di tutta la comunità. In questo senso è uno studio che richiama la responsabilità di tutti per lavorare per il futuro del porto".