Lentini ha ragione ma ha torto
Elio Domeniconi
L'accorata denuncia di Davide Lentini (all'anagrafe Cossu) contro i giornalisti che a Genova nel settore tv continuano
a lavorare dopo la pensione e a settant'anni sono ancora in video e quindi portano via il posto ai giovani merita alcune riflessioni.
Credo di avere il diritto di farlo perché io, quando trattai il prepensionamento per prima cosa rifiutai la proposta di una collaborazione. Sostengo infatti che dopo la pensione, se non si vuole andare ai giardinetti, si debba lavorare per divertirsi. Creando cose nuove, non togliendo il posto ai giovani. Ed è quello che continuo a fare con Genova3000.it
Lentini sbaglia però a pensare che i settantenni continuino a lavorare per farsi la casa al mare. A 70 anni, non si pensa più ai soldi. E sono soldi (quando arrivano...) più che sudati. Vi assicuro che lavorare agli ordini di Maurizio Rossi o Massimiliano Monti è duro, molto duro, e lo stesso Lentini può testimoniarlo. Eppure c è gente che pagherebbe per andare in tv, farsi vedere da parenti e amici, essere riconosciuti per strada, avere "potere" (ma che potere può dare Telenord?).
In genere i pensionati continuano a lavorare perché sono stati piantati dalla moglie o perché sono mal sopportati in casa, devono uscire.
Tutto questo è assurdo, concordo con Lentini. Ma di chi è la colpa? La principale responsabilità è degli editori che con i pensionati risparmiano anche sui contributi. Ma sono responsabili anche i sindacati che permettono questo andazzo. Se un giornalista pensionato viene assunto come consulente non può fare il cronista e tanto meno il direttore. Nella mia ormai lunga vita ho conosciuto sindacalisti che facevano gli interessi degli editori (eppoi naturalmente) venivano premiati.
Un'ultima precisazione. Un aspirante giornalista deve essere assunto perché è bravo, non perché è giovane. E vi posso assicurare che se uno è bravo prima o poi si afferma (Davide Lentini ne è una testimonianza). E con altrettanta sincerità, vi assicuro che a Genova tra i giornalisti di oggi ci sono tante braccia rubate all'agricoltura.
Elio Domeniconi
