Se Orlando sfidava Toti…
Finalmente anche nel Partito Democratico si comincia a fare autocritica. Sinora era stato un gioco allo scaricabarile.
Raffaella Paita non voleva ammettere la sconfitta. Scaricava tutte le colpe su Luca Pastorino che, con la sua candidatura, aveva diviso la sinistra. Invano il sindaco di Bogliasco ha cercato di spiegare alla moglie di Luigi Merlo che Rete a sinistra non c’entra. Chi ha votato per lui o non sarebbe andato a votare o avrebbe dato il voto al Movimento 5 Stelle, non si sarebbero schierati con il Partito Democratico. Il burlandismo non piaceva più a nessuno. Forse non piaceva più nemmeno alla Lella, ma cosa poteva fare, povera creatura? Mica poteva ribellarsi al Pigmalione, che l’aveva designata per sostituirlo nel posto più alto della Regione? Semmai doveva essere Burlando a capire che un pressing così asfissiante non avrebbe giovato alla sua pupilla.
Sicuramente in tanti nel Pd, e non solo in Liguria, avevano intuito che con la candidatura Paita la Liguria avrebbe corso il rischio di perdere la Regione, come infatti è avvenuto. Perché Berlusconi ad un certo momento ha obbligato il suo consigliere politico Giovanni Toti a lasciare il Parlamento Europeo per gettarsi nella mischia. Senza Toti la Liguria avrebbe sicuramente perso. Mentre con un candidato forte, il Pd avrebbe potuto vincere. E il candidato forte c’era, Andrea Orlando, anche lui spezzino e Guardasigilli. Ma Orlando aveva preferito continuare a fare il ministro.
Si era tirato in ballo anche un amarcord romantico, un idillio da ragazzi quando entrambi andavano a servire ai tavoli al Festival de L’Unità.
Ora Orlando ha ammesso che la sconfitta è anche la sua. E la Paita l’ha sfottuto. L’ha chiamato Godot: “Orlando ha lasciato a lungo pensare che si sarebbe candidato per la Liguria, dopo un lungo tira e molla si è defilato. Godot non è mai apparso”.
Ma ora Raffaella Paita ammette che ha sbagliato anche lei: “Dovevo ritirarmi dopo l’avviso di garanzia”.
O forse, se voleva far vincere il Pd, non doveva nemmeno presentarsi.
Elio Domeniconi