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Al Teatro Sociale di Camogli va in scena “Vespe d’artificio”, di e con Luigi Maio

Luigi Maio

Domenica 24 novembre, alle ore 17:00, Luigi Maio torna al Teatro Sociale di Camogli con la sua opera “Vespe d’artificio”. Vulcanico e incontenibile come sempre, Maio, questa volta, si misura con il Futurismo. E non solo. 

Musicattore per sua originale e scherzosa definizione, Premio dei Critici di Teatro, Premio Dante Alighieri 2021 del CISI, Testimonial UNICEF per aver avvicinato anche i giovanissimi al suo “Teatro musicale da camera”, nonché Rappresentante in Italia della Fondation Igor Stravinsky di Ginevra quale massimo interprete della “Storia del Soldato”, Luigi Maio ha voluto restituire al Futurismo un’inedita veste ludica. Scrivendo, musicando e interpretando l’opera post-futurista “Vespe d’Artificio”, Maio, da ‘petroliniano’ incallito, ha rivendicato un posto per Ettore Petrolini nell’Olimpo dei grandi protagonisti del Novecento, accanto a Stravinsky, Picasso, Pirandello, Marinetti, etc. Nel corso del suo divertente spettacolo, infatti, vedremo i gloriosi fantasmi di Stravinsky e dell’autore dei “Salamini” ‘dialogare’ tra loro e rievocare, in un’appassionante rassegna, le gesta dei futuristi.

“Più che aeroplani rombanti, mi sembrano vespe ronzanti!”. Questo il giudizio espresso dal compositore russo nei confronti dei ‘colleghi’ futuristi: diciamo ‘colleghi’, in quanto Stravinsky fu coinvolto in gioventù nella folle bagarre di quel bellicoso movimento. Così Maio, cercando un insigne testimone per quest’ironica rievocazione futurista, ha ‘scomodato’ il genio di San Pietroburgo, per strapparlo alla pace ultraterrena e calarlo – novello Dante – nel girone tutto mondano delle futuristiche ‘Malebranche’, capitanate dal vulcanico Filippo Tommaso Marinetti alla testa di militanti d’Avanguardia del calibro di Sant’Elia (l’architetto futurista), di Russolo e Pratella (i musicisti del Futurismo), dell’eclettico Savinio, del poeta Cangiullo, del pittore Depero e dell’estroso Balla, a cui Stravinsky dedicò il balletto “Fuochi d’Artificio”.

Definito inedito esempio di opera teatral-cameristica sul movimento marinettiano, “Vespe d’Artificio” nasce dalla crasi tra il succitato balletto e la bonaria critica che Stravinsky rivolse ai ‘ronzanti’ futuristi… e al loro ‘vespaio’ creativo. Alle pungenti frecciate lanciate dall’autore di “Petruška”, fanno eco le salaci battute di Ettore Petrolini il quale, col suo inimitabile stile d’avanspettacolo, condivideva col grande Igor lo stesso ironico – e distaccato – punto di vista nei confronti di quell’esercito in bombetta, di quel creativo e provocatorio plotone armato di entusiasmo e «parole in libertà».

“Vespe d’Artificio” non vuole essere altro che un divertissement sugli aspetti scanzonati e meno noti del Futurismo, la cui luce, innovativa e provocatoria, fu oscurata fatalmente dalla sinistra ombra del conflitto mondiale. Un pirotecnico susseguirsi di colpi di scena, dalla narrazione di aneddoti sulle “Candid Camera” ante litteram improvvisate da Marinetti e Cangiullo durante le loro performances, ai virtuosismi attorali e canori di Luigi Maio, coadiuvati dalla perizia pianistica di Enrico Grillotti (a cui sono affidate le musiche originali dello stesso Musicattore, alternate a suggestioni stravinskiane e citazioni della “Guerra Lampo” di Groucho Marx e dei petroliniani “Conte d’Acqua Fresca” e “Fortunello”).

“Vespe d’Artificio” è valso a Luigi Maio il Premio Arte e Cultura Ettore Petrolini 2002 quale più originale interprete dell’illustre Vate del teatro comico italiano, di cui quest’anno ricorre il 140° della nascita. Lo spettacolo si ricollega idealmente anche al ciclo dedicato a Gilberto Govi promosso dal Teatro Sociale di Camogli giacché, a fine rappresentazione, lo spettatore potrà riscoprire un altro grande genovese, Giuseppe Marzari, umorista, comico, attore e dicitore, attivissimo in pieno boom futurista, riproposto da Luigi Maio per le inedite valenze petroliniane di questo illustre e singolare artista cittadino.

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