Sopraelevata, un pezzo di storia della città
La vedo tutti i giorni arrivando dal mare e lo dichiaro subito: sono innamorata della Sopraelevata.
Quando la percorro, arrivando a Genova, impiego soltanto cinque minuti ad arrivare a casa ma è come se facessi un lungo viaggio attraverso il tempo, respirando passato e futuro che si intrecciano in un abbraccio stupefacente! A destra il porto commerciale, le navi, che ti sembra di poter toccare con la punta delle dita, e poi il porto vecchio, gli alberi delle barche a vela che svettano fieri, i magazzini del cotone e sullo sfondo la collina di Carignano, la basilica dell’Alessi. E poi i grattaceli che ricordano alla “Superba”, ora addormentata, che è ancora possibile proiettarsi da leader nel futuro, sia nel campo imprenditoriale, che turistico.
Ma se lo sguardo verso destra mi toglie ogni volta il fiato, è quello a sinistra che mi commuove: la Commenda di Prè è lì, a ricordare che Genova non fu solo “Signora dominatrice dei Mari “ma anche Madre accogliente e premurosa.
E che dire delle facciate asciutte, fiere, colorate delle case strette strette fra di loro a proteggere i carruggi e, a sorpresa, Palazzo Reale, recentemente riportato ai fasti passati. E ancora palazzo San Giorgio, la prima “Borsa”d’Italia, ora sede di un’Autorità (forse il nome non è più adatto) Portuale in crisi di idee e di valori.
Ed è la parola “anima”, quella che mi viene in mente per dare un nome a questo mantello di asfalto che abbraccia mare e monti, Porto e Città vecchia e nuova, sintetizzando in quei cinque minuti più di dieci secoli di storia!
Il suono della parola “anima“ riecheggia un vocabolo greco: “anemos”, il vento, una forza possente, avvolgente e molto amata da noi Liguri.
La sopraelevata è sia anima che “anemos”, forte e radicata, forse anche un po’ sgarbata ma veloce e utile a tutti, coscienza della storia cittadina e strumento di comunicazione irrinunciabile: avete mai provato a percorrere Via Gramsci, quando è chiusa per qualche motivo? Altro che cinque minuti!
Il Comune di Genova desidera, con cadenze ricorrenti, sbarazzarsene. E’brutta, dicono, al suo posto meglio un tunnel.
Che ideona! Noi genovesi sappiamo quanto veloci siano i lavori nel sottosuolo fragile cittadino, denso di rivi sotterranei: mi sembra di ricordare circa 15 anni per il tratto più breve di metropolitana al mondo.
Propongo invece del futuribile tunnel con vista “topi” - mi dicono che nel sottosuolo vivono 3 ratti per ogni abitante genovese - la valorizzazione di questo splendido biglietto da visita per la nostra città!
Sostituisca il Comune quelle orrende lampade arrugginite, adatte forse ad un retrobottega, con altre più decorative e altrettanto faccia con il guard-rail davvero inguardabile (ma come li spende i tre milioni di euro, dichiarati, di manutenzione annuale?) e sistemi subito alcune fra le meravigliose piante dei suoi vivai, a costo zero, fra le due carreggiate.
Un sogno? Ricordo a tutti che fra un anno andremo a votare per il nuovo sindaco.
Susy De Martini
Medico di bordo