Paolo Vanni e il fascino senza tempo
Quel post anarchico, di una rivista rivoluzionaria - ribelle di settore, sul frigo con tanto di firme degli adepti, stona
un po' in un contesto del genere, nel mezzo dell'ex seminario ora biblioteca Berio. Ma lui, Paolo Vanni, il gestore del "Berio Cafè", è fatto così, istrionico e "parlone", innovativo ed originario. E così, da quando ha riaperto il suo negozio posizionato tra il corridoio e il giardino della "Berio", ha puntato tutto sul suo menù originale: la "rossa" di Borgoratti al bancone, l'ucraina ovviamente bionda "terrore", nel senso buono, degli studenti, e poi quei tavolini all'aperto che sono presi d'assalto dagli studenti per sfogliare le pagine dei libri universitari, eccezion fatta nel periodo invernale, nonostante la copertura.
Quei bollini dell'Arci Gay all'entrata, i giornali in ogni lingua del mondo, la possibilità persino di giocare a scacchi, dama o burraco, chiudono il cerchio del bar più originale della città.