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La nostra vita nel terrore

Dino Frambati

La bomba di via Ballaydier di pochi giorni fa era un’auto rubata ma il traffico di Genova si è semi paralizzato.

Dal centro Genova a San Pier d’Arena tempo di percorrenza, come è solita indicare “Onda Verde”, 40- 50 minuti.
Ennesimo primo, assolato e caldo pomeriggio da incubo per i genovesi in coda dopo blocchi stradali delle scorse settimane. Questa volta a mandare il traffico genovese alla paralisi è stato un allarme bomba; la nostra nuova vita nel terrore, dopo le stragi e gli attentati in Francia, Germania, Medio Oriente.
In via Balleydier qualcuno ha notato un’auto con targa straniera con fili che uscivano dal cruscotto oltre alla porta forzata. Tanto è bastato per far scattare l’allarme. Del resto la prudenza non mai troppa in questa situazione globale. E chi ha detto che i fanatici e pazzi che uccidono in tutto il mondo non possano colpire anche a casa nostra? Chiusa la sopraelevata, il nodo di San Benigno, la delegazione sotto la Lanterna è rimasta praticamente isolata.
Colpa dell’orrore delle bandiere nere e del fanatismo psico malato, ma anche di chi, negli anni, come sta accadendo per l’abbattimento della rampa di via Cantore, ha fatto tanto che se a Genova si blocca la sopraelevata, si ferma la città. Incapacità di aver creato, in una città pur difficile e penalizzata orograficamente, strade e flussi di traffico adeguati a 600 mila abitanti e di non aver creato un sistema di trasporto pubblico che funzioni decentemente. Unica iniziativa portata a termine le blu aerea, posteggi a costi 5 stelle che non finiremo mai di criticare e definire indecenti. Questa volta è stata aperta via Balbi anche al traffico privato e questo ha permesso una certa fluidità dopo il blocco, ma il sistema Genova, ancora una volta, ha dimostrato che gli assessorati al traffico che si sono succeduti nel tempo hanno fatto a gara a complicare il sistema viabile, la mobilità urbana, dimostrando di aver sbagliato tutto. Intanto a pagare siamo tutti noi, che non abbiamo stipendi pari ai politici ma che dobbiamo spostarci nella città per lavorare e sopravvivere.
Certo che un allarme bomba è un’emergenza, ma i limiti di cui sopra si vedono sempre, esistono. Certo che a Ferragosto probabilmente tra mezzogiorno e le 15, il traffico genovese sarà scorrevole.
Il fatto è che se i buoni capitani si vedono quando devono governare la nave con il mare in tempesta, i bravi governanti si vedono quando ci sono difficoltà ed hanno predisposto piani urbani che ne riducono al minimo l’impatto.
Per la cronaca la bomba era una bufala e, poco dopo le 15, c’è stato il “libero tutti”. L’ansia di attentati tuttavia resta, del resto forse è quello che i terroristi vogliono: sconvolgere la nostra vita civile e quotidiana, farci avere paura ad uscire di casa e fare ciò che abitualmente facciamo.
Pauroso convivere con tutto ciò, Italia ed Europa ne prendano atti ed agiscano di conseguenza. Il prete sgozzato in Francia dimostra che siamo deboli davanti ai mostri del terrorismo.

Dino Frambati

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