Dalla parte delle donne
La violenza domestica, quella che si sviluppa soprattutto e quasi esclusivamente contro le donne,
è una delle piaghe più terribili ed insopportabili della nostra società contemporanea ed è infamante del vivere civile. Appare incredibile che, nel terzo millennio, dopo il femminismo e nel mondo dove ogni giorno ci si batte per eguaglianza ed integrazione, altrettanto quotidianamente si debbano subire vicende che vedono la donna trattata come un essere inferiore da sottomettere al maschio. Ciò che penso sulla materia lo scrissi l'8 marzo scorso in un editoriale per il quale, ancora adesso, ricevo consensi e condivisione. Lo riscriverei oggi, perché raramente (anzi quasi mai) cambio idea nella vita sulle cose che contano.
Ci sanno dare i consigli giusti, più sagge di noi. Senza di loro - confessiamolo - ci sentiamo persi. Un mondo di sole donne riuscirebbe tutto sommato ad andare avanti; se formato invece da soli uomini arriverebbe alla catastrofe. Ma oggi l'argomento è quella della violenza esercitata da chi non accetta che la donna possa prevalere, abbia un altro anche dopo essersi separata da noi o lasciata, oppure non si pieghi a ciò che decidiamo noi tanto da arrivare alla violenza fisica e persino alla tragedia del femminicidio. Orrore cui si deve fare fronte mediante leggi severe e punizioni esemplari. Il divieto di avvicinarsi alla ex partner, alla sua casa, la molestia attraverso sms, mail, telefono e similari, gli insulti e le minacce, devono trovare risposte implacabile da parte della legge e della società civile. Quante donne sarebbero salve e vive, oggi, se all'uomo che le assillava fosse stato per davvero impedito il contatto e gli fossero imposte misure restrittive tali, carcere compreso, per cui forzatamente doveva restare a distanza di sicurezza. E poi occorre agire anche sulla cultura. E qua dobbiamo iniziare noi stessi, maschi o presunti tali, ad imparare che i sessi sono pari in quanto, uomo e donna, si è esseri umani in ogni caso, ricordando aberrazioni storiche come il diritto di voto alle donne che in Italia è stato introdotto soltanto nell'era diciamo moderna. Non dobbiamo farci un complesso se abbiamo il “capo” con la gonna, oppure se una ci dice di no o ci supera intellettualmente in qualche settore. E' un retaggio da Medio Evo che già è stato assurdo esistesse in quelle epoche lontane e , purtroppo, pure nel profondo Sud italiano fosse presente ancora nel dopoguerra. Omaggio alle donne allora nel giorno dedicato a contrastare la violenza contro di loro. Celebrazione che neppure dovrebbe esistere in una società civile e dove, pertanto, non dovrebbe esistere neppure il problema. Ricordiamo sempre che a darci la vita è stata una donna, che ci ha forgiato per mesi e mesi patendo sul suo fisico. L'uomo ci ha messo ben poco e quel poco è stato pure piacevole.
Dino Frambati
(vicepresidente Ordine Giornalisti)