Massimo D'Alema

Nel libro-intervista di Renzo Parodi (De Ferrari Editore) Davide Viziano ha raccontato il Massimo D'Alema

che doveva poi diventare il leader del PCI. Il D'Alema che studiava al Liceo D'Oria. Leggiamo:
"Dalla loro parte (i comunisti) il capo era un "certo" Massimo D'Alema, mio coetaneo, che stava nella sezione. E mentre io ero nella C. D'Alema già allora mostrava il carisma del leader, era segretario provinciale dei giovani comunisti e si muoveva circondato dalla sua "cellula". Arrivava a scuola, riuniva gli studenti di sinistra e impartiva gli ordini.
Un giorno venne a Genova l'attrice greca Melina Mercouri, attivista di sinistra e oppositrice del regime dei colonnelli che avevano  preso il potere in Grecia. La sinistra organizzò una manifestazione al teatro della Gioventù in via Cesarea. Cifatte (Angelo) Doria (Ludovico Lamba) e il sottoscritto ci presentammo distribuendo volantini in cui si accusavano i comunisti per i gulag, la Siberia, la repressione dei dissidenti in Unione Sovietica. Fummo scaraventati giù dalle scale dal servizio d'ordine del Pci, composto dai robusti "camalli" della Culmv. Io protestai con un massiccio celerino che faceva servizio d'ordine, ma il suo commento ci consigliò di cambiare aria; era romano e ci apostrofò così: " A regazzì, levatevi da li cojoni che ve fanno un culo tanto!".

Nel frattempo s'era anche sparso l'allarme per una bomba collocata all'interno del teatro e seguendo il consiglio del poliziotto ce la svignammo. In seguito si scoprì  che la bomba c'era davvero, l'aveva collocata un attivista del Fuan (il fronte universitario del Movimento Sociale) che l'aveva confezionata con un pacco di mortaretti comperati dal tabacchino, destinati a far sprizzare scintille dappertutto.
La sera, il papà di Massimo D'Alema, il senatore Giuseppe D'Alema, segretario regionale del Pci, telefonò a mio padre per scusarsi dell'aggressione che avevamo subito dal servizio d'ordine comunista.
Altra classe, rispetto ai politici di oggi".

Tweet