La Sampdoria ha dimenticato Martini
Invano ho aspettato un necrologio della Sampdoria sul Secolo XIX per la morte del giornalista Dario G. Martini.
C'era quello di Ernesto, Gerry e Tito Gherardi, perché, dopo essere andato in pensione dal Corriere Mercantile, Martini scriveva su "Sampdoria Club", la bella rivista della famiglia Gherardi. Ma la Sampdoria ha ignorato completamente la (triste) notizia.
La cosa non mi sorprende. La Sampdoria, che era stata dei Ravano, dei Lolli Ghetti e dei Mantovani, ora è di proprietà (così sembra) di un estroso romano del Testaccio, tale Massimo Ferrero (nulla a che vedere con i Ferrero della Nutella) detto Er Viperetta, perché sul set aveva reagito ad una audace avance del regista Pier Paolo Pasolini. Er Viperetta e lo staff che ha formato, non possono conoscere la storia della Sampdoria e quindi di Dario G.(Guglielmo) Martini.
Ho lavorato con lui, gli ho fatto da "spalla", abbiamo fatto tante trasferte insieme e vi posso assicurare che tra i giornalisti genovesi non c'era nessuno innamorato della Sampdoria come lo era lui. Se la Sampdoria perdeva, soffriva veramente. E se vinceva, era pazzo di gioia.
Martini, scomparso a 92 anni, non è stato solo un giornalista sportivo. Ha fatto di tutto. E soprattutto si è affermato con il teatro, un grande drammaturgo rappresentato in tutto il mondo e snobbato solo a Genova perché aveva sempre rifiutato di piegarsi al potere politico, ha combattuto sino all'ultimo contro gli intrallazzi.
Nella mia libreria a Boccadasse ci sono tutti i suoi libri, anche quelli scritti insieme a Divo Gori. Me li aveva donati con dediche affettuosissime. Ma di lui ricordo, prima di tutto, il tifo per la Sampdoria, assieme a Gloriano Mugnaini e Edoardo Guglielmino, che hanno dovuto lasciare i blucerchiati prima di lui.
Meritava un ricordo della Sampdoria, l'avrebbe gradito più di tutti gli altri.
Ma che ne sa Er Viperetta e che ne sanno quelli che s'è portato dietro per formare una Sampdoria che non è più la Sampdoria?
Elio Domeniconi