Riflessioni di un apota
Ogni giorno si susseguono notizie relative a trattamenti privilegiati dei quali godono, nel nostro paese,
gli islamici ed a provvedimenti diretti ad assecondarli e non offenderne la sensibilità: eliminazione di Crocefissi, trasferimenti di Madonne, soppressione di presepi, percorsi di cortei gay prudentemente deviati dai rioni a forte concentrazione islamica eccetera.
Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore di destra, si è convertito all'Islam; la sua conversione ha indotto la Meloni ad opporsi alla proposta di Salvini di candidare l'intellettuale catanese come governatore della Sicilia.
Pur essendo agnostico ho sempre sentito forte, in nome della Tradizione, il legame con la religione dei miei avi, con i suoi riti, i suoi principi, la sua dottrina; con Francesco poco sopravvive - a me pare (ma anche a molti altri!) - di quei principi, di quelle regole, di quella dottrina.
Non riconosco più la Chiesa dei Padri e dei miei padri; i principi, le idee ed i valori della destra in materia di famiglia, d'istruzione, di società, mai in passato in antitesi con quelli della Chiesa Cattolica Apostolica Romana sono oggi misconosciuti e talora vituperati dalla chiesa di Francesco non più romana, non più apostolica e, ahimé, non più cattolica.
In questo nuovo quadro etico-religioso-sociale del nostro Paese mi chiedo paradossalmente se non converrebbe a tutti gli uomini di destra seguire l'esempio di Buttafuoco.
In un'Italia pronta a quella "Sottomissione" all'Islam, che è stata preconizzata dallo scrittore francese, gli intellettuali di destra potrebbero indirizzare verso accettabili approdi e magari guidare le orde del Profeta.
Potrebbe essere una scelta vincente, non in contrasto con il nostro modo di sentire e di vedere la realtà.
Certamente i politici "relativisti" dello schieramento renziano e le sfarfallanti dame della sua Corte non oserebbero contrastare le nostre idee, i nostri principi i nostri programmi ed i nostri valori se venissero diffusi e difesi sotto le insegne del Profeta.
Un'alternativa a Maometto, per continuare a restare nell'alveo della cultura occidentale e cristiana senza cedere al vento della rivoluzione etica, del relativismo e dell'apostasia francescana potrebbe essere Lefèbvre.
Diventare Lefebvriani in un paese di vili, nel quale prevalgono - anche nei media - le consorterie legate ai poteri forti, alle organizzazioni omosessuali, ai disintegratori della società ed agli artefici del relativismo significa optare per l'emarginazione oggi e per il martirio domani, quando avrà vinto l'Islam dei fondamentalisti, dell'Isis e dei migranti e ad esso saranno proni (già in parte lo sono oggi) i soliti voltagabbana, cioè quasi tutti.
L'opzione per Lefèbvre è, quindi, da perdenti e sarebbe da saggi convertirsi all'Islam come Buttafuoco.
Io, mai saggio, ho sempre idealmente parteggiato per Ettore, per Turno, per i Vandeani e per la Confederazione! Monarchico, dopo il giugno '60 ho aderito al filorepubblichino MSI senza essere missino perché scrivevano sui muri che uccidere un fascista non è reato. Ho aderito alla DC quando gambizzavano i democristiani. Ho aderito con la società civile a Forza Italia quando Ochetto preannunciava la vittoria della sua gioiosa macchina da guerra e me ne sono andato quando sono arrivati in soccorso del vincente molti politici della Prima Repubblica.
I più vanno in soccorso dei vincitori, mentre io vado in soccorso dei perdenti restando però sempre fedele ai capisaldi del mio sentire: Famiglia, Tradizione, Monarchia, Cultura Occidentale; e, come cantò Giuseppe Giusti
"Sarò felice se la mia vita intera
Mi frutterà di meritare un sasso
con sopra scritto
Non mutò bandiera!"
Aurelio Di Rella Tomasi di Lampedusa
(avvocato e gattopardo)