Il mondo e' meglio di quello che si pensa
Ho scoperto che la gente, il mondo, la società civile, sono molto meglio di quanto pensassi.
L’ho scoperto nel momento più terribile della mia vita e mi ha fatto bene. La settimana scorsa non avete letto il mio solito editoriale del sabato ma una notizia che mi riguardava e per me era la peggiore possibile: la mia mamma che ci ha lasciato, si è spenta in pochi giorni, lucida fino all’ultimo e quasi volendomi aiutare nel commiato.
Scusatemi, cari lettori, se ancora una volta faccio giornalismo personale e personalizzato. Mi criticheranno soloni e puristi o presunti tali del mestiere che faccio peraltro da più di 34 anni, ma al diavolo! Anche noi giornalisti siamo esseri umani con tutte le implicazioni di bene e male, forza e debolezza ed anche noi viviamo nel cosmo, nelle coordinate di spazio e tempo e, come tutti, subiamo ciò che accade. Abbiamo un cuore, un animo ed un’anima come tutti. Solo che noi possiamo raccontarlo agli altri in prima persona e non come gli “altri” che hanno noi come filtro, come intervistatori e referenti del loro pensiero.
Per questo credo che il giornalismo in prima persona sia il più autentico perché riferisce di fatto il vissuto davvero… vissuto; emozioni e sensazioni che, leggendoci, altri trovano identiche alle loro. Testimonianza diretta di vita.
Ebbene, dicevo: ho scoperto che il mondo è molto meglio di quanto pensassi. Le attestazioni di vicinanza a me ed alla mia famiglia che ho ricevuto a centinaia e centinaia, di persona, con lettere, telegrammi, messaggi, mail, telefonate sono state incredibili e soprattutto sincere. Da gente diversa e disparata, quanto mai variegata nei rapporti verso me e dai luoghi più lontani e sparsi in Italia e non solo. Attestazioni vere, partecipate, anche di persone con cui ho rapporti che ritenevo solo formali, istituzionali e persino rari. Nessuna falsità o ipocrisia o cordoglio di circostanza. Ma commozione, sincera sofferenza per quanto io soffrivo.
Ed ancora stamattina, ieri, a distanza di una settimana, sto ricevendo amicizia e partecipazione da chi ha saputo in ritardo, ha voluto attendere, era lontano o impegnato. Ne sono commosso e, come mi ha detto l’amico monsignor Canepa, parroco alla Cella, questo, di per se drammatico, può essere un momento di crescita.
E’ vero, la mamma mi ha dato anche questo tesoro; avere fiducia negli altri che spesso vedo con diffidenza e persino ostilità, con senso di difesa. La gente è meglio di quanto pensassi ed ho scoperto che esistono amici veri e persone che sanno voler bene quando hai bisogno di calore umano. Valore altissimo, come forse non ho saputo capire finora.
Ringrazio, commosso; la vita continua… me l’ha insegnato mamma. Sono triste, tanto, ma ho più fiducia del mio prossimo.
Dino Frambati