Gino Paoli e le feste rosse
Tutti i giornali hanno raccontato con grande evidenza la (presunta) evasione fiscale di Gino Paoli
che avrebbe dirottato in Svizzera due milioni di euro, frutto delle sue esibizioni a vari Festival de "L' Unità" che sarebbero stati pagati in nero. O meglio così risulterebbe dall'intercettazione di una sua telefonata con il suo commercialista.
Questo l'hanno scritto tutti. Nessuno però ha evidenziato che in questi casi il colpevole numero uno è chi accetta di pagare in nero. Ogni Festival de L'Unità ha un organizzatore, che firma i vari documenti. Può darsi che effettivamente il cantautore di "Il cielo in una stanza" abbia avuto un trattamento di favore come ex parlamentare del PCI. E può anche darsi che nessuno vada a controllare i conti dei Festival de L'Unità, dove magari risulterà che Paoli, come "compagno" si è esibito gratis. Ma a questo punto la Finanza dovrà pure dare un'occhiata a quei conti e individuare i responsabili.
Eppure questo nessuno l'ha scritto. I Festival de L'Unità evidentemente devono restare al di sopra di ogni sospetto.
Elio Domeniconi