Le stroncature del prof. Bertone
I giornali, in genere, hanno tra i propri collaboratori docenti universitari più o meno famosi, convinti così di aumentare
il tasso culturale del quotidiano che li ospita.
Queste collaborazioni, però, hanno un senso, se operano nel loro campo specifico. Nulla da ridire, ad esempio, sugli interventi del prof. Lorenzo Cuocolo, che a trent'anni era già docente ordinario di diritto comparato alla prestigiosa università Bocconi di Milano. I suoi interventi sul "Secolo XIX" riguardano sempre il diritto costituzionale, la sua materia. Sono sempre interventi che centrano il problema.
Sul giornale ora diretto da Alessandro Cassinis, scrivono però altri docenti universitari. Uno di questi è il chiarissimo prof. Giacomo Bertone. Che all'Università di Genova è ordinario di Letteratura italiana. Ma non viene a illustrarci lo stile di Italo Calvino o di Alberto Moravia. Macché. Gli piace entrare nel variegato mondo della politica, forse pensando che susciti maggior interesse nei lettori.
Ed ecco che è intervenuto per stroncare il candidato di Forza Italia Federico Garaventa. Ha scritto che il suo slogan è "Costruire", in pratica l'ha accusato di essere un palazzinaro qualsiasi. Siccome qualcuno aveva detto che in questo momento un costruttore non è la scelta migliore per guidare la Liguria, Garaventa si è difeso nel suo intervento sul "Secolo XIX". E il professor Bertone, facendo sfoggio di tutta la sua vasta cultura, l'ha definito "excusatio non petita" e siccome qualcuno dei suoi lettori potrebbe non conoscere il latino, l'ha pure tradotta: "scusa non richiesta": ma come scusa non richiesta se era stato accusato e doveva pur difendersi. Poi, sempre dall'alto della sua cattedra universitaria, ha aggiunto: "i latini aggiungevano "accusatio manifesta", cioè "accusa plateale, corale, evidenziata dallo stesso interessato".
Ma come: uno si difende spiegando e per Giorgio Bertone si autoaccusa? Poi il verdetto finale su Federico Garaventa: "...un personaggio che potrà probabilmente catalizzare gli interessi più duri e immarcescibili, ma non impressionare una figura "politica", cioè dotata di quella cultura che sa interpretare le ragioni diverse dalle sue e, attraverso quelle, il bene di tutti, neppure si sforza di fingere".
Ipse dixit.
Poi, forse, pensando di essere stato troppo duro con il candidato di Forza Italia, è passato agli altri.
Raffaella Paita, candidata PD: "si è alleata con i rappresentanti delle macchine movimento terra e delle betoniere delle Riviere".
Edoardo Rixi, candidato della Lega Nord: "La Lega che, per così dire, non ha mai brillato per la salvaguardia della terra e della città, anzi".
E infine ribadisce che Garaventa è il candidato della "destra"!
Insomma, non gliene va bene uno. Ma allora perché non si candida lui? Lui docente di letteratura italiana che il "Secolo XIX" spaccia per docente di politica.
Elio Domeniconi