Colombo contro Bagnasco
L'ex direttore de "L'Unità" Furio Colombo, che per decenni era stato il rappresentante della Fiat negli Stati Uniti,
ora risponde alle lettere dei lettori de "Il Fatto Quotidiano". Una non meglio identificata Ilaria, gli ha scritto:
"Caro Furio Colombo, avrai notato il nuovo editto della Cei sotto la direzione del cardinal Bagnasco, poco utile, con tutto il suo potere, nella tragedia di Genova inondata, ma prontissimo a bloccare i gay. Dice che il loro matrimonio, se fosse legge, sarebbe un Cavallo di Troia, cioè un inganno, per scardinare la sacralità esemplare dell'altra ("l 'unica e vera") famiglia. E' una boiata pazzesca, direbbe Fantozzi".
Furio Colombo ha risposto così:
"Il cardinale Bagnasco stupisce per una ragione storica e per una ragione logica. Il primo impulso è di dire che la frase banale: come fa un uomo così colto e informato a dire quello che dice? Ma tutti sappiamo che la cultura, quando si tratta di pregiudizi, non salva nessuno. Il fatto stupefacente, però, è che Bagnasco si rivolga agli italiani, su cui ha compito pastorale come se il capo (il Papa) del contenitore più grande (la Chiesa) non fosse Francesco. O come se Francesco non contasse. Ciò che si vede subito non è un contrasto di dottrina, sul quale chi è estraneo alla vita cattolica non ha niente da dire. Ma lo strappo brusco e anche volgare nel modo di agire, contrapposto non alla dolcezza (Francesco non è zuccheroso ) ma al rispetto che dimostra e predica Francesco per le altre persone, prima di tutto coloro che ti sembrano estranei e lontani. No, qui, ciò che ci racconta Bagnasco è la storia di personaggi subdoli (il Cavallo di Troia è il simbolo storico dell'inganno) che per i loro interessi tentano con pretenziose promesse d'amore di coppia, di infiltrarsi nella vita dei buoni cristiani e di scardinare le loro famiglie che sono (e devono restare) le solo legittime e regolari.
Il cardinale nota la mossa infida e prontamente la denuncia anche per mettere in guardia le brave persone che non vedono niente di male nel registrare in municipio storie d'amore che hanno percorso strade diverse. Ma c'è l'altro motivo di stupore: secondo Bagnasco, se lasci che nell'appartamento B 21 del tuo caseggiato si installi una famiglia gay (Dio voglia che non abbiano bambini adottati o nati da uno dei due) tu e la tua famiglia, persino se siete nella scala A, siete in pericolo. Ecco, spiace essere bruschi con Bagnasco, che a noi sembra una brava persona, ma tutto l'impianto di questo ragionamento è squilibrato e illogico. Infatti il prelato non ti dice, come ha diritto di dire, che per lui e la sua fede non si possono approvare né gay "single" né vita stabile e matrimoniale fra gay, perché tutto ciò per lui è peccato. No, lui dice che a differenza di ogni altra persona, un gay non deve avere diritti. E se gli riconoscono diritti come a tutti, metti in pericolo i diritti degli altri, come se i diritti fossero a quantità limitata. E qui si precipiterebbe nel vuoto se, come Francesco ci induce a sperare, i credenti, in gran maggioranza, non fossero un'altra cosa, di cui Bagnasco sembra non avere nozione".
Elio Domeniconi